Guatemala
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(XVIII, p. 34; App. I, p. 699; II, i, p. 1099; III, i, p. 797; IV, ii, p. 121; V, ii, p. 530)
Geografia umana ed economica
di Elio Manzi
Popolazione
In virtù di un incremento demografico medio annuo assai elevato (28‰), il G. con i suoi 10.801.000 ab. (1998) è, nell'ambito dell'America Centrale istmica, il paese più popoloso, e, al tempo stesso, una delle realtà meno sviluppate e più contraddittorie.
Il nodo cruciale è costituito dalla profonda sperequazione esistente fra le condizioni di vita della maggioranza della popolazione, di origine e lingua maya, stimata intorno al 60% del totale, rispetto alla minoranza formata da Bianchi (4% circa), Meticci e Creoli, i cosiddetti Ladinos. Gli Indios, che negli altri paesi centro-americani sono in netta minoranza, vivono in gran parte nelle tierras frías, dove i suoli agricoli sono meno fertili e produttivi, e dove maggiore è la carenza di infrastrutture e servizi sociali, o lavorano nelle grandi proprietà latifondistiche, comunque in condizioni di povertà e di emarginazione. Pertanto i deboli indici di sviluppo socioeconomico riguardano soprattutto le popolazioni indigene.
Secondo le stime dell'ONU, in G. circa il 75% dei gruppi familiari vive in condizioni di povertà; il 60% della popolazione non ha accesso all'acqua potabile; circa il 44% della popolazione superiore ai 15 anni è analfabeta, una percentuale che sale al 70% nelle donne; la mortalità infantile supera il 40‰ e si calcola che il 66% delle donne in stato di gravidanza soffra di denutrizione cronica. Il reddito pro capite è pari a 1500 dollari USA annui (1997) e si è stimato che il 10% della popolazione più abbiente percepisca il 44% del PIL, mentre il 10% di quella più povera 'beneficierebbe' dello 0,5%. Nei dipartimenti di Quiché, Huehuetenango, Alta Verapaz, Baja Verapaz e Sololá si rilevano i livelli massimi di povertà, di emarginazione sociale e di isolamento, anche in ordine alla carenza di servizi socio-sanitari e di infrastrutture di comunicazione.
Condizioni economiche
La struttura economica del G. è ancora prevalentemente legata al settore primario (dove è impiegato quasi il 60% della popolazione attiva), dominato dall'agricoltura. Nelle grandi proprietà latifondistiche (quasi il 70% della superficie agraria è posseduto dal 2,6% dei proprietari terrieri, privati e multinazionali straniere) si producono, con metodi razionali e alto grado di meccanizzazione, soprattutto caffè (216.000 t nel 1997) banane (681.000 t) e canna da zucchero (15.800.000 t). Tutt'altro che trascurabile risulta l'allevamento bovino (1.800.000 capi), che è praticato in moderne aziende concentrate nelle pianure costiere del versante dell'Oceano Pacifico, in particolare nei dipartimenti di Escuintla e Petén. Gli Indios vivono essenzialmente coltivando con metodi tradizionali e arcaici quanto è necessario alla loro sussistenza (mais, fagioli, ortaggi).
Dopo il lungo ristagno degli anni della guerra civile (conclusa nel 1996), l'industria e il settore terziario hanno ripreso a crescere. Fra i comparti che si sono maggiormente sviluppati negli ultimi anni rientrano quelli meccanico, petrolchimico, agroalimentare; si registra una notevole crescita di quello edilizio, con un boom che si è verificato essenzialmente nella regione metropolitana di Guatemala, dove si sta concentrando la maggioranza degli investimenti, anche di quelli effettuati con denaro proveniente dal narcotraffico che qui ha trovato terreno fertile per espandersi.
Anche il turismo negli ultimi anni ha subito un incremento considerevole grazie al miglioramento della situazione interna e allo straordinario patrimonio paesistico, archeologico e monumentale del paese. L'aumento dei flussi turistici ha avuto conseguenze di notevole importanza sulla fisionomia territoriale di alcune località, con il proliferare di infrastrutture e servizi concentrati primariamente nella capitale, nella regione del lago Atitlán e nella cittadina coloniale di Antigua. Questo settore già costituisce un valido aiuto per l'economia nazionale, quale fonte preziosa di valuta straniera, e ancora più potrebbe costituirlo in futuro, a patto che le amministrazioni locali sappiano gestirlo con lungimiranza.
La situazione attuale del G., tuttavia, è contrassegnata da tali squilibri, contraddizioni ed emergenze, che appare assai difficile realizzare in tempi brevi un diffuso miglioramento delle condizioni di vita della popolazione; un miglioramento che si realizza solo quando la crescita economica e lo sviluppo umano si muovono insieme e si rafforzano reciprocamente.
Inoltre, il G. - come altri paesi dell'America Centrale - viene periodicamente investito da uragani di notevole intensità; ultimo, in ordine di tempo, e uno dei più devastanti, è stato l'uragano Mitch, che nel novembre 1998 ha provocato migliaia di vittime e danni ingentissimi alle infrastrutture e al patrimonio abitativo e produttivo.
bibliografia
V. Bulmer-Thomas et al., Central American integration. Report for the Commission of the European community, Miami (Flo.) 1992; Forest change estimates for the Northern Petén region, Guatemala. 1986-1990, in Human ecology, 1994, pp. 317-32.
Storia
di Alfredo Romeo
L'accordo siglato il 29 dicembre 1996 a Guatemala dal presidente A.E. Arzú Irigoyen e dai comandanti della guerriglia poneva formalmente fine a una guerra civile durata 36 anni, che ha provocato 150.000 morti, oltre 40.000 'sparizioni' e un milione tra profughi e rifugiati interni. Il raggiungimento di una completa riconciliazione nazionale appariva tuttavia ancora un obiettivo lontano, come è stato dimostrato nell'aprile 1998 dall'omicidio di J. Gerardi, vescovo ausiliario della capitale, ucciso dopo aver presentato un rapporto in cui indicava nelle forze armate e nei gruppi paramilitari di destra i principali responsabili delle atrocità commesse nel paese nel periodo della guerra civile.
In carica dal gennaio 1991, il presidente J. Serrano Elías, del moderato Movimiento para Acción y Solidaridad (MAS), avviò un difficile dialogo con i guerriglieri dell'Unidad Revolucionaria Nacional Guatemalteca (URNG), ostacolato dalle resistenze opposte da alcuni settori dell'esercito e da formazioni paramilitari di estrema destra. Questi ultimi continuarono a rendersi protagonisti di numerose violazioni dei diritti umani nei confronti della popolazione civile, soprattutto di quella india delle campagne, sospettata di complicità con i guerriglieri. Privo di una solida maggioranza parlamentare, contestato dalla popolazione per la politica economica restrittiva del suo governo e per gli episodi di corruzione in cui erano rimasti coinvolti alcuni ministri, nel maggio 1993 Serrano sciolse il Congresso e la Corte Suprema e sospese la Costituzione, sostenendo che la corruzione diffusa tra deputati e giudici gli impediva di governare. Le proteste popolari, organizzate soprattutto dalla Chiesa cattolica, e l'immediata condanna internazionale del colpo di Stato (Giappone, Stati Uniti e Comunità Europea interruppero immediatamente i programmi di aiuto al G.) portarono però alla rimozione del presidente da parte delle forze armate, intervenute per la prima volta nella storia del paese a garanzia dell'ordine costituzionale. Nel giugno 1993 il Congresso elesse al posto di Serrano, e sino alla scadenza del suo mandato (gennaio 1996), l'indipendente R. de León Carpio, noto attivista per la difesa dei diritti dell'uomo, che diede vita a un esecutivo di unità nazionale.
Nel gennaio 1994 un referendum popolare approvò una serie di emendamenti costituzionali volti a combattere la corruzione (tra l'altro, furono abbassati a quattro anni il mandato presidenziale e quello dei deputati, il cui numero fu ridotto a 80) e nell'agosto 1994 si svolsero le elezioni per un nuovo Congresso. Caratterizzate come tutte le consultazioni precedenti da bassissima partecipazione popolare, oltre che dalla presenza esclusiva di partiti conservatori o moderati, le elezioni videro la vittoria di una formazione di estrema destra, il Frente Republicano Guatemalteco (FRG), fondato dal generale E. Rios Montt, autore del colpo di Stato del marzo 1982 e responsabile di una durissima repressione. Nonostante gli scarsi progressi compiuti dall'esecutivo per contenere gli abusi in materia di diritti umani, e le frequenti interruzioni, i negoziati di pace tra rappresentanti del governo e della URNG proseguirono, favorendo un parziale miglioramento della situazione interna. Ne fu prova la partecipazione, per la prima volta da oltre 40 anni, di una formazione di sinistra (il Frente Democrático Nueva Guatemala) alle elezioni generali del novembre 1995, in occasione delle quali la URNG proclamò un cessate il fuoco unilaterale di due settimane, invitando la cittadinanza ad andare a votare.
Le consultazioni legislative videro la vittoria del conservatore Partido de Avanzada Nacional (PAN), il cui candidato, Arzú Irigoyen, nel gennaio 1996 fu eletto alla presidenza della Repubblica, prevalendo al ballottaggio sul candidato del FRG. La nuova amministrazione allontanò numerosi ufficiali dell'esercito, responsabili di gravi violazioni dei diritti dell'uomo, e decine di membri corrotti delle forze di polizia, dando ulteriore impulso ai negoziati con la guerriglia, con la quale fu raggiunto nel marzo 1996 un accordo per il cessate il fuoco. Grazie anche alla mediazione dell'ONU (presente in G. con una propria missione dal settembre 1994), il 29 dicembre 1996 governo e URNG firmarono un accordo di pace che prevedeva, tra l'altro, la realizzazione di riforme costituzionali per modernizzare e democratizzare le strutture dello Stato, un aumento delle spese sociali e un ridimensionamento di quelle per la sicurezza, interventi per agevolare il ritorno alla vita civile dei guerriglieri smobilitati e l'approvazione di una legge di riconciliazione nazionale e di amnistia per i crimini meno gravi commessi durante la guerra civile.
Nonostante il sostegno della comunità internazionale, intervenuta nel gennaio 1997 con un ingente prestito per favorire l'attuazione degli accordi di pace, la situazione interna rimaneva difficile; in particolare, il tentativo di ritorno alle regioni di origine di centinaia di migliaia di profughi e desplazados riproponeva drammaticamente il problema dei gravi squilibri esistenti nella distribuzione della proprietà terriera (meno del 3% della popolazione possiede il 70% della terra coltivabile) e della secolare discriminazione di cui sono oggetto gli Indios, che rappresentano la maggioranza della popolazione.
La trasformazione, nel dicembre 1998, dell'URNG in partito politico, anche in previsione delle elezioni attese per fine 1999, rappresentò un'ulteriore tappa nel processo di democratizzazione della vita civile e politica del paese. In un clima di grande incertezza si svolsero le elezioni presidenziali del novembre 1999 che dovevano sancire l'uscita del paese dalla guerra civile. Il populista A. Portillo, candidato del FRG, ottenne poco più del 47% dei voti, mentre O. Berger, candidato del PAN, il partito al governo, si aggiudicò il 31% circa dei consensi. A dicembre il secondo turno fu vinto da A. Portillo.
bibliografia
R.H. Trudeau, Guatemalan politics. The popular struggle for democracy, Boulder (Colo.) 1993; D. Azpuru de Cuestas, Estudio de la realidad de Guatemala. Aspecto político, Guatemala 1994; D. Holiday, Guatemala's long road to peace, in Current history, 1997, pp. 68-74.