Vedi GUBBIO dell'anno: 1960 - 1994
GUBBIO (Iguvium, Egubium, nelle monete: ikufini o ikuvins)
Antica città degli Umbri, poi centro romano della VI Regione augustea (Strab., v, 2, 10; Plin., Nat. hist., iii, 14, 113; Ptolom., iii, 1, 46; Geogr. Ravenn., 4, 33; Guido, 37, p. 478; Tab. Peut.).
Sulla città-stato degli Umbri ci informano le tavole iguvine, il famosissimo testo religioso, che è anche documento fondamentale della lingua di quelle antiche popolazioni italiche ed unico per la conoscenza della storia e della topografia di Gubbio. La città, legata in un primo momento, almeno culturalmente, agli Etruschi, si avvicinò poi ai Romani, dei quali fu alleata (Cic., Pro Balbo, xx, 46-47; xxi, 48); sino alla guerra sociale, allorché la attà divenne municipio, iscritto nella tribù Crustumina (Caes., De bello civ., i, 12). Tutti i resti monumentali che noi conosciamo sono di età romana: il teatro, il cosiddetto mausoleo di Pomponio Grecino, varî avanzi di murature, mosaici e cisterne. Nessuna traccia di edifici del periodo umbro, neanche delle tre porte, Trebulana, Tessenaca, Veia, ricordate nelle tavole.
Il teatro fu costruito, probabilmente intorno alla metà del I sec. d. C., nella pianura a S di G., dove il centro romano si estese con ville e abitazioni, documentate dai resti di numerosi mosaici e murature. Le dimensioni del teatro (diametro m 70) e la monumentalità della costruzione, che presenta, nel semicerchio esterno, due ordini di arcate in grossi blocchi di pietra lavorati a bugnato, indicano che la città ebbe vita fiorente durante l'Impero, pur essendo tagliata fuori dal traffico della via Flaminia. L'edificio noto come mausoleo di Pomponio Grecino, non ha alcun nesso né con Grecino né con Genzio, re di Illiria, relegato a G. (Liv., xlv, 43, 9): si tratta di un edificio circolare, impostato su un basamento quadrato, che conserva all'interno una stanza coperta con vòlta a botte e con pareti (lunghe m 3,50) in blocchi di pietra squadrati, perfettamente connessi, alla quale si accede mediante un ingresso lungo m 3 e largo m 1,35. Un bel tratto di muro di fondazione a grossi blocchi bugnati si conserva nella frazione di Monteleto, mentre del tempio di Marte Ciprio, ancora in vista nel sec. XVIII nella località di S. Pietro in Vigneto, non restano più tracce apprezzabili.
La mancanza di rinvenimenti determinanti non ha permesso sino ad oggi di localizzare il tempio di Giove Appennino, che ebbe grande fama nell'antichità e che doveva trovarsi nel territorio di G. verso Scheggia.
Nel Palazzo dei Consoli sono conservate le Tavole Eugubine e nel grande salone inferiore è esposta una piccola raccolta di lapidi, frammenti statuarî, sarcofagi e ritratti.
Bibl.: C. I. L., XI, 5803-5926; Philipp, in Pauly-Wissowa, IX, 1916, cc. 968-73, s. v. Iguvium; U. Tarchi, L'arte nell'Umbria e nella Sabina, Milano 1936, tavv. XLI ss., CCV ss., CXXII ss.; P. Moschella, Il teatro di Gubbio, in Dioniso, VII, 1939, p. 3; G. Devoto, Tabulae Iguvinae, Roma 1940; id., Le Tavole di Gubbio, Firenze 1948; id., Gli antichi Italici, 2a ed., Firenze 1951; D. Massaro, Di un culto di Marte a Gubbio, in Studi Etruschi, XV, 1941, p. 391. Vedi anche Not. Scavi, 1944-45, p. 1; Fasti Archeol., IV, p. 375.