GUDEA (Gù-dé-a "il chiamato")
Sovrano (ensi "governatore") della città sumerica di Lagash (odierna Tellō), vissuto intorno al 2075 a. C. forse contemporaneamente ai primi re della III dinastia di Ur. G. è il più notevole esponente del rinascimento politico e culturale neosumerico che seguì alla caduta della dinastia semitica di Akkad.
Duplice è l'importanza della statuaria di G., in quanto le numerose opere che lo raffigurano consentono di studiare sia la tipologia del ritratto sia, in generale, l'arte di uno dei più fiorenti centri neo-sumerici. Le statue di G. costituiscono infatti una felice ed originale sintesi tra la tradizione scultorea locale, caratterizzata da un vivo senso dei volumi pieni e massicci (si pensi alle statue di Lupad e di Ur-Bau), e l'apporto della tradizione accadica; questa ultima è riscontrabile tanto in particolari iconografici (quali il taglio della bocca o l'arco sovracciliare a spina di pesce in rilievo) quanto nella nuova sensibilità per la luce, anche se quest'ultima, a differenza di quanto accade nelle opere accadiche, viene utilizzata per far maggiormente risaltare la lucidità quasi metallica delle superfici. Nei ritratti di G. questa sintesi produce opere in cui il geometrismo arcaico si riaffaccia sotto un apparente naturalismo e la cui fondamentale astrazione riflette in pieno quanto di metafisico si trova nel mondo spirituale del sovrano sumerico: le numerose iscrizioni di G. documentano infatti largamente l'anima profondamente religiosa di questo uomo che sia nelle statue, sia nei rilievi e nei sigilli si è fatto raffigurare esclusivamente nell'atteggiamento del devoto al cospetto della divinità.
È difficile ammettere, come si fa di frequente, che le differenze fisionomiche (dovute a diversità di tipologia e di perizia tecnica) tra i vari ritratti di G. vadano attribuite all'età del personaggio: il che presuppone in queste opere una aderenza al dato naturalistico affatto sconosciuta all'iconografia orientale antica. A riprova di ciò si consideri la statuetta di G. conservata nella Collezione Stoclet di Bruxelles: attribuita usualmente ad un G. giovanile, i suoi caratteri stilistici (minore rigidità della veste, ritmo più aperto) l'avvicinano ad una statua di Ur-Ningirsu, figlio e successore di G., evidentemente posteriore alle statue del cosiddetto G. maturo.
L'iconografia di G., a prescindere dalla figura appena delineata sui sigilli cilindrici, è costituita principalinente da statue a tutto tondo che presentano due tipi fondamentali: il tipo del fedele in piedi, con le mani giunte sotto il petto (tipo iconografico attestato in Mesopotamia già all'inizio del III millennio a. C.) e il tipo della figura seduta su uno sgabello. Entrambi i tipi sono testimoniati sia in un canone piuttosto fedele alle proporzioni naturali, sia in un canone in cui la testa assume una grandezza sproporzionata al corpo. Un primo gruppo di opere, di dimensioni quasi naturali, raffigura G. in piedi: esso è costituito dal pezzo in granito del British Museum, mancante della parte inferiore ma l'unico che conservi la testa, e da un gruppo di cinque statue di diorite, tutte acefale, conservate al Louvre (tali statue sono convenzionalmente chiamate A; C o "dalle spalle strette"; E o "dalle spalle larghe"; G o "dalla spalla spezzata" e infine I, frammentaria); a queste vanno aggiunte una statua ricostruita recentemente nel museo di Istanbul (anche con frammenti del Louvre) ed un'altra presso una collezione privata. Le ultime due statue conservano la testa (del tipo senza turbante), ma la dubbia autenticità del pezzo nella collezione privata (assai divergente stilisticamente e tipologicamente dagli altri) e le sostanziali integrazioni di quello di Istanbul non permettono uno studio stilistico. Nelle altre statue la monumentalità predomina, e sono tutte assai simili, ad eccezione della statua G, la cui minore imponenza tettonica (che ha dato origine all'appellativo di "spalle strette") e il movimento più libero della veste, la pongono in una posizione particolare, più vicina a quella della statuetta di Bruxelles e della statua di Ur-Ningirsu già ricordata. Intermedia tra questo primo gruppo di opere e quello delle statuette raffiguranti G. in piedi è una statua entrata al Louvre nel 1953 dalla Collezione Platt; nonostante le notevoli dimensioni (m 1,05) la presenza del turbante che copre il capo l'accomuna alle statuette più piccole. Una piccola scultura in alabastro della Collezione Stoclet di Bruxelles, una statuetta di steatite nella Gliptoteca Ny Carlsberg di Copenaghen ed una in dolente in una raccolta privata costituiscono questo secondo gruppo di notevole interesse iconografico (la statuetta di Copenaghen rappresenta G. con un vaso in mano, in quella di Bruxelles la posizione delle mani è diversa da quella usuale: la destra afferra il polso, non il palmo della sinistra). Assai notevole stilisticamente la statuetta di Bruxelles, per la maggiore morbidezza e per la linea più sciolta.
L'ideale di monumentalità perseguito da G. si manifesta appieno nel gruppo delle statue sedute di maggiori dimensioni, una delle quali, chiamata "colossale", è, eccezionalmente, più grande del naturale. Tali statue, tutte in diorite ed acefale, sono conservate al Louvre (tranne una, dispersa, nota solo da una fotografia); sono state chiamate: B o "l'architetto", per il fatto che G. porta sulle ginocchia la pianta di un edificio; D o "colossale"; F o "l'architetto con la riga", dallo strumento che G. porta sulle ginocchia. Grottesche all'apparenza e di scarso valore artistico sono invece le statuette di G. seduto eseguite col canone ridotto; al Louvre se ne hanno due esemplari, di cui uno acefalo (statua H) e l'altro con una replica, che sembra autentica, entrata nel Metropolitan Museum di New York nel 1959; un altro esemplare si trova nell'Iraq Museum di Bagdad ed uno infine in una collezione privata. La statua di Bagdad, acefala, sembra completata da una testa conservata a Filadelfia.
Vi è infine una serie di teste che probabilmente dovrebbero completare molte delle statue citate, che sono per lo più acefale. Oltre a quella di Filadelfia, già ricordata, ve n'è una a Parigi, di grande valore artistico, che si trova esattamente riprodotta in una pezzo di Boston, cosa assai strana dato che nessuna delle teste appartenenti a G. rassomiglia all'altra; si ha inoltre notizia di una testa, mutila, fotografata nel corso degli scavi di Nippur. Tutte queste teste di G. sono coperte da un caratteristico turbante di lana, ma ve ne sono delle altre che ne sono prive e compaiono pertanto completamente rase: una al Louvre, un'altra al Prado di Madrid ed una terza che il Parrot ha dubitativamente attribuito a G. (Louvre); queste, pur inserendosi agevolmente nell'ambiente artistico della Lagash di G., non presentano elementi sufficienti per poter venire attribuite al sovrano, data la profonda differenza che la separa dalla testa certamente identificata del British Museum. Vanno infine ricordati i numerosi frammenti di altre statue di G., conservati al Louvre, ed alcuni rilievi frammentarî, uno dei quali presenta la testa di G. vista di profilo.
Bibl.: In generale: G. Contenau, Manuel d'archéologie orientale, II, Parigi 1931, pp. 709-28; A. Parrot, Tello. Vingt campagnes de fouilles (1877-1933), Parigi 1948, pp. 160-72. Statue singole: Copenaghen: F. Thureau-Dangin, Statuettes de Tello, in Monuments Piot, XXVII, 1924, pp. 97-111. Bruxelles: V. Scheil, Une nouvelle statue de Gudêa, in Revue d'Assyriologie, XXII, 1925, pp. 41-43. Boston: Museum of Fine Arts Bull., XXV, 1927, pp. 29-34. Filadelfia: E. Legrain, A Diorite Head of Gudea, in Museum Journal, 1927, pp. 241-45. Bagdad: S. Langdon, Statuette of Gudea, in Journ. Royal Asiatic Soc., 1927, pp. 765-68; S. Levy, A Statue of Gudea in the Iraq Museum in Baghdad, in Archiv für Orientforschung, XI, 1936-37, pp. 151-52. Collezioni private: V. Scheil, Nouvelles statues de Gudêa, in Revue d'Assyriologie, XXVII, 1930, pp. 161-64. Madrid: A. B. Freijeiro, Las escultura orientales del "Legado Zayas" en el Museo del Prado, in Archivo Español de Arqueología, XXV, 1952, pp. 83-84. Parigi (già Coll. Platt): A. Parrot, Acquisitions et inédits du Musée du Louvre. 5. Antiquités "mésopotamiennes", in Syria, XXXI, 1954, pp. 1-3. Istanbul: E. Unger, Kalkensteinstatue des Gudea von Lagasch in Paris and Istanbul, in Revue d'Assyriologie, LI, 1957, pp. 169-176. New York: Metropolitan Mus. of Art. Bull., XVIII, 1959-60, p. 34.