PRATA, Guecello di
PRATA, Guecello di. – Nacque a Prata di Pordenone nella prima metà del XII secolo. Alla morte del padre Gabriele, assunse la guida del proprio casato, che aveva interessi sia in territorio friulano sia in quello cenedese.
Nel 1164 il Comune di Treviso, in forte fase espansiva, cominciò a minacciare le giurisdizioni del vescovo di Ceneda e si impossessò del castello patriarcale di Caneva: si formò, quindi, un’alleanza tra il patriarca di Aquileia, i vescovi di Ceneda e Belluno e il Comune di Conegliano contro i Trevigiani. Il comando delle operazioni militari fu affidato a Guecello di Prata che però nel 1165 fu sconfitto nella battaglia di San Michele oltre il Piave dall’esercito nemico, guidato da Ezzelino I da Romano e Gherardo di Camposampiero. Fatto prigioniero e portato a Treviso, il 18 settembre 1165 il nobile pratese fu costretto a sottoscrivere un patto di cittadinanza: si impegnò, a nome suo e della propria consorteria, a risiedere almeno un mese all’anno a Treviso, a mettere a disposizione dei Trevigiani i propri castelli e a rispettare l’imposizione fiscale del Comune sui possedimenti della sua famiglia.
Negli anni seguenti, Guecello di Prata assunse gradualmente una posizione di primo piano nella politica regionale. Fondamentali, a questo proposito, furono il nuovo ruolo urbano che egli venne ad assumere a Treviso e l’alleanza con Ezzelino I da Romano, di cui sposò la figlia Gisla. Nel 1177 il nobile pratese partecipò, insieme ad altri importanti esponenti della nobiltà regionale, ai trattati di pace che si tennero a Venezia tra l’Impero e i rappresentanti della Lega lombarda. Due anni più tardi Guecello di Prata, in qualità di podestà di Treviso, si impegnò nell’opera di pacificazione dell’antica Marca veronese, riconoscendo di fronte ai rettori della Lega lombarda la libertà di Ceneda, Feltre e Belluno.
La fragile tregua raggiunta rischiò di essere infranta già l’anno seguente, quando Conegliano e Oderzo stipularono un’alleanza antitrevigiana con Padova. Solo l’intervento dei rettori di Piacenza, Bergamo e Brescia evitò il conflitto: il 20 gennaio 1181 il podestà di Treviso, Guecello di Prata, e quello di Padova, Guglielmino Tempesta, raggiunsero a Verona un accordo che scongiurò lo scontro armato.
Terminato l’incarico podestarile, il nobile pratese si riavvicinò gradualmente alle posizioni patriarcali. Il 30 agosto 1181 il vescovo di Ceneda Sigisfredo da Conegliano (1170-84) concesse a Guecello di Prata l’investitura del castello di Ceneda. Il 5 settembre 1188, ad Aquileia, il patriarca Godofredo (1182-94) lo investì di tutti i beni che suo padre Gabriele aveva ricevuto in feudo dalla Chiesa di Aquileia in Friuli e altrove. Nel 1190 ripresero gli scontri tra Treviso e il patriarca di Aquileia, alleato con il Comune di Padova e i vescovi di Feltre e di Ceneda. Guecello di Prata sostenne l’alleanza antitrevigiana e nel 1193 assediò Oderzo, controllata dall’esercito nemico. Treviso attaccò, quindi, il castello di Brugnera, possedimento del nobile pratese sulla destra del Livenza, e lo costrinse ad assumere una posizione di difesa. Nonostante le difficoltà di Guecello di Prata, l’alleanza antitrevigiana ebbe la meglio. La sentenza arbitrale, promulgata a Mantova fu, quindi, favorevole al patriarca e ai suoi alleati. Treviso non accettò la sconfitta e si appellò all’imperatore Enrico VI (1191-97), che annullò la sentenza. Le ostilità ripresero subito e continuarono a fasi alterne fino al 1198 quando i Trevigiani, alleatisi con Vicenza e Verona, sferrarono un attacco decisivo contro il vescovo di Ceneda e il patriarca di Aquileia. Il 15 giugno 1199 Ceneda si arrendeva. Il 17 settembre Guecello di Prata, sconfitto, fu costretto a sottoscrivere un secondo patto di cittadinanza con Treviso, sulla base del quale il suo casato si riconosceva di fatto vassallo del Comune, cedeva il castello di Brugnera e si impegnava a garantire la sicurezza delle strade della propria giurisdizione per i mercanti trevigiani.
Morì nei primi anni del Duecento. Nel 1214 i suoi figli Gabriele e Federico divisero tra loro la giurisdizione paterna, dando rispettivamente origine a due rami familiari distinti, quello dei signori di Prata e quello dei signori di Porcia e Brugnera.
Fonti e Bibl.: E.S. di Porcia degli Obizzi, I primi da Prata e Porcia, Venezia 1908, pp. 32, 36, 39, 90, 99, 110, 134; G. Pujatti, Annali di Prata, Pordenone 1964, pp. 20 s.; P. Paschini, Storia del Friuli, Udine 19904, pp. 267, 281-284, 287 s.; L. Zanin, Le origini dei signori di Prata e il loro ruolo nelle vicende del Friuli fra i secoli XI e XV, in Una signoria territoriale nel Medioevo. Storia di Prata dal X al XV secolo, a cura di P.C. Begotti, Prata 2007, pp. 33-144 (in partic. pp. 50-69).