RUSSO-GIAPPONESE, GUERRA
. Lo scoppio della guerra. All'inizio del 1904 i contrasti fra Russia e Giappone per la prevalenza nell'Estremo Oriente asiatico, in atto da circa dieci anni (cioè dalla conclusione vittoriosa per le truppe del mikado della campagna del 1894-95 contro la Cina), erano giunte a un punto di tensione che lasciava vedere prossimo lo scoppio di ostilità cruente.
Dopo una lunga serie di note, l'ambasciatore giapponese a Pietroburgo presentava proposte definitive, cioè con carattere di ultimatum. Infine, allorché il governo dello zar si apprestava a comunicare a Tōkyō una risposta anch'essa definitiva, il Giappone, venuto per via indiretta a conoscenza del contenuto della nota russa, ruppe gl'indugi, richiamò il proprio ambasciatore (6 febbraio) e due giorni dopo iniziò le operazioni marittime con l'attacco contro la flotta russa ancorata nella rada esterna di Port Arthur. Dopo tale fatto, contro il quale il governo dello zar elevò fiere proteste, la Russia dichiarò formalmente la guerra al Giappone.
Alleanze e spirito pubblico nei due paesi belligeranti. - In vista della guerra il governo di Tōkyō s'era assicurato l'appoggio dell'Inghilterra, i cui interessi in Cina non contrastavano con le aspirazioni giapponesi, volte alla Corea e alla Manciuria meridionale. In tal modo il Giappone si assicurava le anticipazioni in danaro necessarie agli armamenti eccezionali. La diplomazia giapponese era riuscita anche a conquistare la benevolenza degli Stati Uniti d'America, dove gli ambienti industriali e commerciali erano convinti che un incremento di prestigio del Giappone nell'Estremo Oriente, avrebbe favorito le importazioni americane nell'impero del Sol Levante. Quanto allo stato d'animo interno, era diffuso in tutti gli strati della popolazione giapponese il convincimento che il Giappone non avrebbe potuto dare corso alla propria legittima espansione, se prima non avesse abbattuto la potenza militare della Russia nel nord-est della Cina.
La Russia era vincolata alla Francia da un trattato che, però, non impegnava ad una cooperazione armata nell'Oriente asiatico. Allo scoppio delle ostilità la Francia dichiarò la propria neutralità avvertendo il governo russo che in Francia si aveva desiderio di riuscire utili alla Russia nella maggior misura possibile. Poco o nulla poteva temere la Russia lungo i confini sud-occidentali europei. Era invece incerto il contegno dell'Austria e della Germania, così da non potersi sguernire di troppo - fin dal principio delle ostilità - i confini occidentali dell'impero. Circa la pubblica opinione russa si può affermare che la guerra contro il Giappone per la supremazia nell'Oriente asiatico non era popolare e la si riteneva un sacrificio inutile. Di più, le forze rivoluzionarie si preparavano a sfruttare gli eventi della guerra, specialmente se infausti, contro il regime zarista.
Forze degli avversarî. - Gli eserciti che stavano per trovarsi di fronte si differenziavano per alcune importanti caratteristiche. Indubbiamente vȧloroso, il soldato russo non aveva, come il giapponese, l'attitudine e l'abitudine delle intelligenti iniziative. La fanteria, fedele ad oltranza all'uso della baionetta, era rimasta arretrata nell'importanza che il fuoco andava sempre più acquistando nella battaglia; quella giapponese seguiva, invece, procedimenti tattici dove fuoco ed urto erano in giusto rapporto. L'artiglieria russa era armata con materiale di tipi diversi e la tecnica del fuoco era restia all'uso frequente di tiri da posizioni coperte; il Giappone aveva maggiore uniformità di tipi, faceva largo uso di tiri indiretti, aveva il personale meglio istruito, e portò sul campo di battaglia artiglierie pesanti campali, fino allora non usate. Quanto alla cavalleria, l'esercito russo era indubbiamente superiore per numero, per qualità di cavalli, per abilità di cavalieri; ma le occasioni di farsi valere furono scarse e non sempre furono afferrate in tempo dal colpo d'occhio dei comandanti.
Da parte dei Russi si trovavano, al principio della guerra nell'Estremo Oriente, disponibili per operazioni campali: 67 battaglioni, 35 squadroni, 148 cannoni, 8 compagnie del genio; il tutto inquadrato in 3 corpi d'armata. Era previsto che nei primi due o tre mesi dopo la dichiarazione di guerra le forze campali sarebbero state accresciute di 40 battaglioni, 30 squadroni, 40 cannoni. Ma, durante la guerra, constatandosi la grande importanza che questa assumeva, furono successivamente messi in campo altri sette corpi d'armata. La flotta russa del Pacifico contava 72 navi con tonnellaggio complessivo di 192 mila tonnellate e 16.000 uomini di equipaggio. Sotto la suprema direzione del viceré ammiraglio E. J. Alekseev il comando in capo delle forze terrestri fu affidato al gen. A. N. Kuropatkin e il comando in capo della flotta al viceammiraglio S. O. Makarov, che venne nominato poco dopo l'inizio delle ostilità (8 marzo). Secondo il piano russo le forze campali dovevano concentrarsi in due nuclei, rispettivamente nelle zone di Liao-yang e di Mukden, funzionanti come centri di attrazione delle forze giapponesi per alleggerire, così, la preveduta pressione nipponica contro Port Arthur.
Il Giappone ordinò la mobilitazione delle 13 divisioni costituenti il suo esercito di pace e delle corrispondenti brigate della riserva con successivi decreti dal febbraio al maggio 1904. Con 11 divisioni si formarono fin dal principio 4 armate (generali T. Kuroki, J. Oku, M. Nogi, M. Nodzu) ed altre due si raggiunsero più tardi. Sul mare il Giappone aveva nel 1904 un naviglio potente, moderno e omogeneo: 133 navi con spostamento complessivo di 260 mila tonnellate; equipaggi, 20 mila uomini. Comandante supremo delle forze terrestri il maresciallo I. Oyama, delle forze di mare l'ammiraglio H. Togo.
Disegni e piani. - Lo Stato maggiore giapponese, giustamente calcolando sul dominio del Mar Giallo, si propose di portare in Manciuria forze che per lungo periodo di tempo sarebbero state superiori a quelle russe. Nel tempo stesso, ragioni politiche imponevano di occupare la Corea e ragioni morali e strategiche consigliavano di metter mano sulla piazza marittima di Port Arthur; da ciò conseguiva una separazione iniziale delle forze, con largo vuoto fra esse, che sarebbe stato colmato con successivi sbarchi sulla costa meridionale mancese. Queste forze, con quelle di Port Arthur e della Corea, avrebbero poi concentricamente marciato verso nord contro la massa principale russa. All'infuori del teatro principale delle operazioni, si era stabilito di attaccare Vladivostok e occupare l'isola di Sachalin.
Le prime operazioni nel Mar Giallo e nella Corea. - Per conseguire il dominio sul Mar Giallo occorreva che la marina giapponese attaccasse subito il grosso della flotta russa a Port Arthur. Lo stesso giorno (6 febbraio) in cui l'ambasciatore giapponese a Pietroburgo riceveva l'ordine di rimpatrio, una grande squadra giapponese agli ordini di Togo lasciava i porti del Giappone e giungeva la sera dell'8 alle isole Elliot, di dove muoveva immediatamente, a lumi spenti, all'attacco delle navi avversarie, ordinate in linea di fila nella rada esterna di Port Arthur. Quantunque l'ammiraglio russo Štark fosse ancora ignaro della dichiarazione di guerra, accettò la lotta, che si svolse con azione delle siluranti e col fuoco a distanza delle navi; l'azione durò circa un'ora e non ebbe grandi effetti; furono danneggiate quattro navi russe e meno gravemente tre giapponesi. Nella stessa notte la flotta russa riparò nella rada interna e Togo fece rotta per il Giappone.
Nel tempo stesso (8-9 febbraio) protette da un distaccamento navale al comando dell'ammiraglio Uriu, truppe giapponesi sbarcavano in Corea nel porto di Chemulpo; due navi russe che erano colà uscirono dal porto, accettarono bravamente l'impari lotta e subirono avarie per le quali dovettero essere colate a picco. Il 21 febbraio fu ultimato lo sbarco di una divisione giapponese. Alla fine di marzo era in Corea tutta l'armata Kuroki (1ª armata).
Questa massa avanzò al confine mancese-coreano con l'intento di forzare il passo del fiume Ya-lu kiang e prendere posizione sulle alture della riva destra, rimanendovi fino a compiuto sbarco nella penisola del Kwang-tung della 2ª armata. I Russi avevano sullo Ya-lu kiang un grosso distaccamento di copertura (2 divisioni e 2 brigate di cavalleria). S'impegnò battaglia il 10 maggio e i Russi dovettero ripiegare.
Le successive azioni di Togo contro Port Arthur si limitarono fino a tutto aprile a continui tentativi di ostruzione del passaggio fra la rada interna e il mare libero, allo scopo d'"imbottigliare" la flotta russa e impedire di molestare i trasporti di truppe giapponesi diretti alle coste della Manciuria.
Le prime operazioni nel Liao-tung meridionale. - La 2ª armata giapponese (Oku) iniziò lo sbarco il 5 maggio. I Russi, sorpresi, non tentarono neppure d'impedire lo sbarco e rimasero intorno a Pu-lan-tien. Contro di essi il generale giapponese inviò un distaccamento di osservazione, e il rimanente delle forze fu diretto a sud contro Port Arthur. A difesa esterna della piazza i Russi occuparono forti posizioni nell'istmo di Nan-shan. I Giapponesi le attaccarono e fra il 25 e il 28 maggio ebbero ragione della difesa. Port Arthur restò separata dalle forze russe operanti in Manciuria. Le forze della 2ª armata furono dipoi sdoppiate, costituendosi una 3ª armata (Nogi) incaricata di operare contro Port Arthur, mentre alla 2a si affidò il compito di accorrere con le altre truppe giapponesi alle operazioni verso nord. Kuroki era intanto arrivato fino a Feng-kwang-cheng, mentre fra la fine di maggio e i primi di giugno s'iniziava a Ta-ku-shan lo sbarco della 4ª armata (Kawamura).
Le forze russe andavano crescendo mercé i continui invii dall'interno del paese. Il grosso fu concentrato a Liao-yang, mentre un grosso distaccamento agli ordini di Štakel′berg fu inviato verso sud per tentare di riaprire l'istmo di Nan-shan. Avutone sentore, Oku prese egli stesso l'offensiva verso nord. A Wa-fang-k'ou (Telissu) fu combattuta una cruenta battaglia (14-15 giugno) che si concluse sfavorevolmente per i Russi. Lo Štakel′berg si ritirò fra gravi difficoltà e fu sua fortuna che una pioggia torrenziale limitasse gli effetti dell'inseguimento giapponese.
L'avanzata concentrica dei Giapponesi verso Liao-yang. - Dopo queste prime operazioni la 2ª armata giapponese a sinistra, la 1ª a destra e la 4ª al centro iniziano l'avanzata concentrica contro il grosso delle forze russe. La strategia giapponese si sviluppa da questo momento con complessità di mezzi e di manovre e s'inspira alle linee classiche dell'arte.
La seconda armata procedette lungo l'asse della ferrovia transmancese, segnando alcuni tempi d'arresto, necessarî sia per coordinare la propria avanzata con quella delle altre armate, sia per l'organizzazione logistica. Il 7 luglio il generale Oku aveva il grosso delle sue truppe a sud di Kai-chow a contatto tattico con la difesa russa che attaccò e respinse due giorni dopo, in condizioni non dissimili da quelle della battaglia del 14-15 giugno a Wa-fang-k'ou. Lo Štakel′berg prese una nuova posizione a sud di Ta-shih-kiao; e anche qui fu attaccato da Oku, che si era proposto con questa sua azione di agevolare lo sbocco dai monti di Nodzu della 4ª armata che mirava a discendere ad Hai-cheng. La forte pressione tattica di Oku - svoltasi il 24-25 luglio (battaglia di Ta-shih-kiao) - non riuscì a scacciare la difesa, ma il giorno seguente, per ordine superiore, i Russi ripiegarono nella regione di Hai-cheng.
La 4ª armata giapponese (al centro della grande manovra) ricevette il 28 luglio dal generalissimo Oyama l'ordine di attaccare le forti posizioni di Hsi-mu-cheng. L'ordine fu eseguito il 30 luglio. La battaglia durò due giorni. A sera del 31 luglio, l'ala destra russa soltanto aveva ripiegato; ma Kuropatkin ordinò, anche qui, il ripiegamento su Hai-cheng.
La 1ª armata - raccolta nella conca di Feng-kwang-cheng dopo la vittoria allo Ya-lu - ricevuti i rinforzi previsti dal comando supremo e organizzati i servizî, aveva ripreso l'avanzata in direzione di nord-ovest il 24 giugno attraverso aspra zona montuosa, che i Russi difendevano con forte distaccamento agli ordini del Keller. I Giapponesi riuscirono nondimeno a occupare l'importante passo di Mo-tien ling, sostando poi alcuni giorni a causa di abbondanti piogge, che compromisero i rifornimenti, indussero Kuroki a disporre perché la razione del soldato fosse ridotta a metà e lo costringeva a rinviare indietro una divisione. In questa situazione un contrattacco russo riuscì a rioccupare per breve tempo il Mo-tien ling. Un secondo contrattacco russo tentato con forze molto superiori (17 luglio) fu respinto. Conscio che i Russi, ricevuti rinforzi, stavano per rinnovare con maggiori probabilità di successo gli attacchi nella zona dei colli, Kuroki decise di prevenirli con una propria offensiva a fondo. In successive battaglie la 1ª armata giapponese batté i Russi, e al principio di agosto era in tale situazione da poter procedere contro Liao-yang al primo cenno del comando supremo.
La difesa di Liao-yang era preparata dai Russi di lunga mano con opere in terra di grande consistenza. Erano attorno alla città sei interi corpi d'armata e due grossi nuclei di cavalleria. Il 28 agosto, lo Stato maggiore giapponese avendo ormai tutto predisposto, il maresciallo Oyama ordinò l'attacco generale. Il 30 la battaglia di Liao-yang (v.) ebbe inizio. Il 3 settembre, dopo il fallimento di un tentativo di contromanovra, i Russi ricevettero ordine di abbandonare la città e ritirarsi in direzione di nord.
Controffensiva russa. - Finalmente il Kuropatkin progettò una controffensiva con larghi mezzi. Dopo Liao-yang lo zar aveva decretato la costituzione di una 2ª armata di Manciuria, ed a fine settembre era giunto al Kuropatkin un nuovo corpo d'armata. Il generalissimo disegnò di avanzare con due grossi gruppi, dell'est e dell'ovest, con un terzo gruppo in riserva, oltre il distaccamento cosacco a cavallo del Miščenko. Il movimento cominciò il 4 ottobre, ma soltanto l'11 il gruppo dell'est iniziò l'attacco. I Giapponesi stavano all'erta, anche perché le imprudenti notizie della stampa russa davano per certa una manovra offensiva del Kuropatkin. Delineatasi la ripartizione delle forze russe sul fronte di attacco, Oyama stabilì che Kuroki prevenisse l'attacco del gruppo russo dell'est, sui monti, e che le altre due armate (Oku e Nodzu) operassero nel piano contro il gruppo ovest. Dall'11 al 20 ottobre fu combattuta nella valle dello Sha ho una cruenta battaglia, con alternative di successi e d'insuccessi tattici; ma la conclusione strategica fu il fallimento dell'offensiva russa. Infatti, dopo il 20 ottobre, lo Sha ho segnò il limite fra i campi opposti. La massa russa gravitò intorno a Mukden, quella giapponese intorno a Liao-yang.
L'inverno 1904-1905. - Per le azioni risolutive, i Giapponesi attendevano che Port Arthur, assediata, cadesse in modo da poter disporre per le operazioni campali anche della 3ª armata (Nogi). A loro volta, i Russi attendevano che il lento arrivo delle nuove grandi unità conferisse al Kuropatkin la superiorità numerica ritenuta necessaria per una strategia audace.
Nell'attesa fu progettata dai Russi una grande scorreria (raid) di cavalli, agli ordini del generale cosacco Miščenko, cui fu data una forza corrispondente a circa 3 divisioni di cavalleria. Partendo dai pressi di Mukden, la scorreria doveva passare al largo ad ovest di Liao-yang e raggiungere la base giapponese di Ying-kow per paralizzarne l'attività; durante il percorso si dovevano danneggiare le opere d'arte della ferrovia e della strada ordinaria, incendiare i magazzini, attaccare i convogli di rifornimento. Con un percorso giornaliero medio di 40 km. - notevole per una massa di 7000 cavalli su strade gelate - la scorreria, partita dai pressi di Mukden il 9 gennaio 1905 giunse il 12 a Ying-kow; il 16 ripassava il Liao ho ad occidente di Mukden.
Pochi giorni dopo (24 gennaio) Kuropatkin tentava con la 2ª armata (4 corpi d'armata) di attaccare l'armata giapponese di Oku e aggirarla. La prima linea giapponese cedette, ma il grosso resistette per tre giorni, finché il 28 gennaio, avendo Oku ricevuto rinforzi da Oyama, i Giapponesi mossero al contrattacco, che i Russi non attesero, perché ordini superiori prescrissero il ripiegamento.
La battaglia di Mukden e le ultime operazioni. - Sempre meditando azioni offensive, ma in realtà con timidezza, il Kuropatkin decise il 19 febbraio di muovere l'intero esercito (3 armate di prima linea e un gruppo di riserva) da Mukden in direzione di sud per respingere i Giapponesi a sud del Tai-tze ho. Il movimento doveva iniziarsi il 25 febbraio; ma il generalissimo giapponese anche questa volta lo prevenne. Infatti, l'Oyama - appena raggiunto dall'armata di Nogi reduce dall'assedio di Port Arthur, che era caduta il 1ª gennaio dopo circa sette mesi di blocco - aveva risoluto d'impegnare battaglia a fondo, con tutte le 5 armate (le formazioni di riserva giunte dal Giappone avevano consentito di costituire una quinta armata).
Il 20 febbraio si verificarono i primi scontri della battaglia di Mukden, la quale durò fino al 10 marzo, concludendosi con la ritirata dell'intero esercito russo verso Harbin. I Giapponesi, stanchissimi, inseguirono debolmente; raggiunsero Tieh-ling il 17 marzo. Il Kuropatkin fu esonerato dal comando supremo e sostituito dal Linevič. Le operazioni in Manciuria sostarono e i Giapponesi diedero corso - dopo avere costituito, per tale scopo, una 6ª armata - ad operazioni contro Vladivostok.
Soltanto a metà di giugno (dopo la sconfitta navale di Tsushima), dietro mediazione del presidente degli Stati Uniti, i Russi s'indussero a trattare di pace. Questa fu conclusa a Portsmouth il 5 settembre 1905.
La Russia perdeva il Liao-tung con Port Arthur, che ritornavano alla Cina, alla quale cedeva inoltre circa 700 chilometri di ferrovia mancese. Di più, la Russia cedeva al Giappone la metà meridionale dell'isola di Sachalin e s'impegnava a lasciar mano libera al Giappone nella Corea.
Le operazioni navali. - Dopo le prime azioni accennate a Chemulpo e a Port Arthur, l'ammiraglio Togo divise le forze: distaccò l'ammiraglio Kamimura nel Mare del Giappone per sorvegliare gl'incrociatori nemici di Vladivostok, e restò col grosso nel Mar Giallo per continuare i tentativi di distruzione delle unità russe di Port Arthur. Una nuova azione contro questo porto venne tentata nella notte dal 24 al 25 febbraio per appoggiare le operazioni di affondamento di cinque vecchi piroscafi nel canale di accesso alla rada interna. Ma l'operazione, contrastata vivamente dai Russi, non riuscì.
Primo atto dell'ammiraglio Makarov fu di mandare in ricognizione notturna un forte gruppo di cacciatorpediniere, i quali incontrarono i cacciatorpediniere in avanguardia di Togo, che navigava quella stessa notte diretto a Port Arthur. Durante il violento combattimento che ne seguì l'ammiraglio Makarov uscì con due incrociatori da Port Arthur per portare aiuto alle sue unità, ma, visto il grosso della squadra di Togo all'orizzonte, ripiegò sulla base.
Nella notte sul 22 marzo i Giapponesi tentarono di penetrare nella rada interna, ma furono respinti dal fuoco delle batterie costiere. Nella notte sul 27 marzo i Giapponesi, dopo un'azione dimostrativa di cacciatorpediniere, tentarono nuovamente l'imbottigliamento di Port Arthur con quattro vecchi piroscafi, ma un cacciatorpediniere russo e le batterie costiere mandarono a vuoto il tentativo affondando i piroscafi prima del tempo.
Moltiplicandosi nei giorni seguenti le uscite della flotta russa, Togo chiamò l'ammiraglio Kamimura dal Mar Giallo. La notte sul 13 aprile un posamine giapponese, approfittando di una tempesta di neve, affondò inosservato nel canale di accesso a Port Arthur un banco di mine. Il mattino seguente in uno scontro, dove le forze leggiere giapponesi erano in prevalenza, un cacciatorpediniere russo fu affondato, mentre un altro riuscì a rifugiarsi sotto la protezione delle batterie costiere. Makarov uscì in sostegno con la sua squadra ed iniziò un vivo combattimento contro gl'incrociatori giapponesi dell'ammiraglio Dewa. Questi dovettero ripiegare, inseguiti dai Russi; soltanto l'avvistamento delle corazzate di Togo indusse Makarov a ritirarsi nella zona antistante Port Arthur disponendosi in linea di fila sotto la protezione dei forti. Ma la nave ammiraglia Petropavlovsk urtò in una torpedine (tra le vittime fu lo stesso ammiraglio), e un'altra corazzata fu danneggiata seriamente.
Il 3 maggio Togo effettuò un terzo tentativo d'imbottigliamento di Port Arthur con 12 piroscafi; ma il colpo non riuscì completamente: soltanto due piroscafi furono affondati nei pressi dell'imboccatura esterna del porto, senza peraltro ostruirla del tutto. L'ammiraglio Togo poté iniziare allora lo sbarco delle truppe; e cominciò da questo momento l'agonia della flotta russa, che sbarcò buona parte dei suoi cannoni per rinforzare la difesa del fronte a terra della piazza. Né valse a ridestarne l'attività la perdita di due corazzate giapponesi affondate il 15 maggio per scoppio di mine poste dal posamine russo Amur.
Nel Mar del Giappone l'ammiraglio Kamimura, colà rimasto, non era riuscito ad impedire ai Russi di affondare un piroscafo carico di materiale e di truppe; né riuscì a Kamimura d'impedire che alcune navi russe, al comando dell'ammiraglio Bezobrazov, affondassero il 15 giugno, nello stretto di Corea, due piroscafi giapponesi carichi di armi e di soldati, ritornando poi incolumi alla base di Vladivostok. Il 27 giugno altri due piroscafi giapponesi furono affondati dalle stesse navi. E il 17 luglio questi audaci incrociatori, attraversato il Mar del Giappone per lo stretto di Tsugaru, uscirono nel Pacifico, navigarono per 5 giorni, indisturbati, lungo le coste giapponesi e affondarono 9 piroscafi, rientrando il 1° agosto a Vladivostok.
Frattanto a Port Arthur l'ammiraglio V. K. Vitheft, nuovo comandante delle forze russe, ordinate le sue navi (6 corazzate, 5 incrociatori e 16 cacciatorpediniere), uscì a lento moto il 25 giugno per affrontare Togo. Ma, in vista della notevole superiorità delle forze giapponesi, ripiegò su Port Arthur contentandosi col fuoco serrato delle navi e delle batterie d'impedire alle siluranti nemiche, avanzantisi arditamente, di colpire le unità russe alla fonda.
I Giapponesi ripresero il blocco di Port Arthur; e i Russi decisero di uscire da Port Arthur per unirsi con le navi di Vladivostok. Il 10 agosto la flotta russa ordinata su due colonne si mise in rotta per sud-sud-est e alle 12,30 incontrò il nemico. Il fuoco durò fino alle 15,20; poi fu ripreso alle 17,30, ma sempre con esito incerto, fino a quando due fortunati colpi da 305 investirono la torretta di comando della nave ammiraglia russa. Perduto il capo, si determinò nelle unità dipendenti uno sbandamento: 5 corazzate, 1 incrociatore e 3 cacciatorpediniere con l'ammiraglio Učtomskij rientrarono a Port Arthur più o meno danneggiati; mentre una corazzata, tre cacciatorpediniere e l'incrociatore Novik raggiunsero il porto tedesco di Kiao-chow, un altro incrociatore e un cacciatorpediniere quello di Shang hai, e un terzo incrociatore quello di Saigon.
Tutte queste unità furono internate, ad eccezione del Novik che tentò il giorno dopo di ritornare a Vladivostok. Due incrociatori giapponesi gli diedero per sei giorni la caccia. Il 20 agosto un violento combattimento si svolse tra il Novik e lo Tsushima, con svantaggio di quest'ultimo che dovette ritirarsi; ma il Novik a causa delle avarie riportate fu costretto ad incagliare e fu abbandonato dal suo equipaggio. Nessuna delle navi raggiunse Vladivostok.
L'ammiraglio Iessen, comandante delle navi russe a Vladivostok, avvertito del tentativo e nulla sapendo del combattimento del 10 agosto, uscì con le sue navi e diresse per lo stretto di Corea. Il 14 agosto la divisione russa s'incontrò con le forze navali di Kamimura, comprese che il tentativo di vitheft era fallito e, poiché il nemico si trovava in posizione tale da impedirgli il ripiegamento su Vladivostok, decise di accettare battaglia e aprirsi con la forza un varco verso la sua base. Alle 5,20 fu aperto il fuoco, che durò fino alle 8, quando l'ammiraglio russo, che pure aveva dovuto cambiare unità per l'affondamento del Rjurik, approfittò di un momento favorevole per aprirsi la rotta per Vladivostok. I Giapponesi lo inseguirono, ma dovettero desistere per le avarie riportate, la mancanza di munizioni e la stanchezza del personale. Gl'incrociatori russi, per quanto danneggiati gravemente, raggiunsero la loro base.
Nei mesi successivi, come si è detto più sopra, i Giapponesi intensificarono le operazioni da terra contro Port Arthur, e con le artiglierie terrestri riuscirono a colpire ed affondare le navi russe nel porto. Caduta la piazza il 1° gennaio 1905, l'ammiraglio Togo mosse con le navi verso le sue basi per rimettere la flotta in piena efficienza.
Una nuova squadra russa di soccorso, composta di 7 corazzate, 7 incrociatori, 7 cacciatorpediniere e numerose navi onerarie, al comando dell'ammiraglio Rodžestvenskij, aveva lasciato il golfo di Finlandia il 15 ottobre 1904. Parte di essa passò per la via Capo di Buona Speranza e parte per il Canale di Suez; tutte le unità si riunirono a Sumatra e proseguirono per il teatro della guerra. La notizia della caduta di Port Arthur, il lunghissimo viaggio e la scarsa efficienza del naviglio, formato in gran parte di vecchie navi, fecero comprendere all'ammiraglio la quasi assurdità dell'impresa. Ma, ligio al dovere, egli continuò ugualmente la sua missione. Dopo alcune soste perigliose nei porti francesi dell'Indocina, la squadra. di Rožestvenskij fu raggiunta da altre vecchie navi russe di rinforzo (2 incrociatori leggieri, 3 guardacoste, una vecchia corazzata e un vecchio incrociatore) dell'ammiraglio Nebogatov proveniente dal Baltico. E il 14 maggio 1905 tutti partirono coraggiosamente per il loro ultimo destino.
Il 20 maggio la flotta russa entrò nel Mare Orientale della Cina, e diresse per lo stretto di Corea con lo scopo di raggiungere Vladivostok. Togo, bene informato delle sue mosse, riunì il grosso della flotta in modo da incontrare i Russi. Il 24 maggio Rodžestvenskij lasciò libertà di manovra ai piroscafi perché raggiungessero Shang hai e regolò l'andatura delle sue navi in modo da giungere al passaggio di Tsushima a mezzogiorno del 27.
La grande battaglia avvenuta in questa località segnò la totale sconfitta della flotta russa, benché comandanti ed equipaggi dessero prova di fulgido valore. Le operazioni sul mare erano così terminate.
Bibl.: Togo, La bataille de Tsoushima, Nancy 1905; M. J. Lagos, La guerra ruso japonesa, Buenos Ayres 1905; W. Jikemura, The Russo-Japonese War, fully illustrated, Tōkyō 1905; L. Dal Verme, La guerra nell'Estremo Oriente 1904-1905, Roma 1906; V. Carpi, La guerra russo-giapponese, Torino 1906-07; M. Des Courti, De Port-Artur à Tsou-Chima, Parigi 1907; A. Levi Bianchini, La resa dell'ammiraglio Rodjestwensky, Roma 1907; id., La prima giornata di Tsushima secondo il Semenoff, ivi 1907; W. Semenoff, L'agonie d'un cuirassé, 27 mai 1905, Tours 1908; id., L'expiation. L'escadre de Port-Arthur, Parigi 1909; Opérations maritimes de la guerre russo-japonaise, ivi 1911; A. Ginocchietti e F. Garofalo, Nozioni di storia navale, Bologna 1934.