arabo-israeliane, guerre
I quattro conflitti combattuti tra lo Stato di Israele e i Paesi arabi limitrofi tra il 1948 e il 1973.
All’indomani della proclamazione della nascita di Israele (15 maggio 1948) gli eserciti di Egitto, Siria, Transgiordania, Iraq e Libano, che avevano rifiutato la spartizione della Palestina proposta dall’ONU con la risoluzione 181, invasero il territorio del nuovo Stato ebraico. Israele respinse le forze nemiche e invase la Penisola del Sinai. In seguito alla tregua del luglio 1948, Israele estese i propri confini incorporando la Galilea orientale, il Negev e una striscia di territorio fino a Gerusalemme, di cui occupò la metà occidentale. Seguì, nel 1949, una serie di armistizi separati fra lo Stato ebraico e l’Egitto, che occupò la Striscia di Gaza; la Transgiordania (che da allora prese il nome di Giordania) che occupò la Cisgiordania; il Libano e la Siria. I tentativi dell’ONU di giungere a un trattato di pace fallirono e permasero i motivi di tensione tra i diversi Paesi, ai quali si aggiunse il problema dei profughi palestinesi dislocati dall’occupazione israeliana.
Nel 1956, al culmine di un periodo di tensione ai confini israelo-egiziani, scoppiò la seconda guerra quando il presidente egiziano Nasser bloccò gli stretti di Tiran e il golfo di ‛Aqaba, impedendo l’accesso al mare di Israele. L’esercito israeliano compì una fulminea avanzata nel Sinai sino al canale di Suez (29 ott.-5 nov.). Anche Francia e Gran Bretagna, i cui interessi erano stati colpiti dalla nazionalizzazione del canale attuata in quell’anno da Nasser, entrarono nel conflitto (30 ott.). Tale intervento fu condannato dall’URSS, dagli USA e dall’ONU che, quando cessarono le ostilità (9 nov.), inviò in Egitto una forza d’interposizione (i caschi blu, creati in quell’occasione) nel Sinai, forzando al ritiro le forze anglo-francesi e Israele. Lo status quo territoriale non conobbe modifiche ma fu ripristinata la libertà di navigazione israeliana.
La situazione precipitò di nuovo nel maggio 1967 quando Nasser chiese il ritiro dei caschi blu disposti lungo la frontiera del Sinai e bloccò il traffico navale nel golfo di ‛Aqaba. Il 5 giugno Israele dette inizio alle ostilità con una serie di raid aerei che distrussero l’aviazione di Egitto, Siria, Giordania e Iraq. Nei giorni che seguirono, fino al 10, le forze israeliane occuparono Gaza e il Sinai a danno dell’Egitto, la Cisgiordania e la parte araba di Gerusalemme a danno della Giordania, gli altipiani del Golan a danno della Siria.
Il 6 ott. 1973, giorno della festa ebraica del Kippur, l’offensiva a sorpresa delle truppe egiziane e siriane aprì la guerra. Il successo iniziale delle forze arabe fu seguito da una controffensiva dell’esercito israeliano, che giunse a poche decine di km dal Cairo. Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ottenne la cessazione dei combattimenti, sancita nel 1974-75 dagli accordi fra Israele, Egitto e Siria, che consentirono, fra l’altro, la riapertura del canale di Suez (giugno 1975), rimasto chiuso dopo la guerra del 1967.