sannitiche, guerre
Denominazione data, in modo più o meno adeguato, ai conflitti tra i sanniti e Roma che cominciano già nella prima metà del sec. 4° a.C. Guerre di cui la tradizione conserva un ricordo confuso e che per essere ricostruite nei loro singoli elementi pongono spesso problemi di difficile soluzione; è persino dubbio se davvero siano state tre. Importa quindi fissare solo alcuni momenti salienti di queste lotte, le quali pongono di fronte, ai loro inizi, due popoli in via d’espansione per strade opposte. Da una parte Roma che rappresenta il principio accentratore, l’espansione per «conquista», con una posizione sempre più preminente nella Lega latina, dall’altra il Sannio, federale, che rappresenta il principio opposto dell’espansione per «associazione». La prima notizia riguarda un trattato d’alleanza (354). Contatti fra sanniti e romani sono possibili solo attraverso le valli del Liri e i territori ernici e volsci. Nel 343 un’aggressione dei sanniti ai sidicini determina un intervento romano che si conclude con una nuova alleanza fra sanniti e romani, ma come conseguenze reali porta: nel 334 una colonia latina a Cales, presso il territorio sidicino; intorno al 330 la cittadinanza romana senza suffragio a Capua. Dunque una frontiera praticamente comune non solo nel bacino del Liri, ma poco lontano dal Volturno, a Ovest e a Sud-Ovest del territorio sannitico: frontiera che nel 330 viene potentemente rafforzata nella zona del Liri con la colonia latina di Fregellae. Nel 325 si compie il fatto decisivo che arresta l’espansione sannitica: l’intervento dei romani in Apulia attraverso il passaggio liberamente concesso da marsi, peligni, marrucini nei loro territori. Eventi salienti delle lotte che ne seguirono sono: la vittoria sannita a Caudio (321), con umiliazione dei romani prigionieri sotto il giogo («forche caudine»); la battaglia di Lautulae (315), vittoriosa per i romani; la colonia di Luceria (315 o 314); nuove sconfitte; le colonie latine a Saticula e a Sora (305) e, grave soprattutto, rinunzia all’alleanza con i frentani. La federazione sannitica è ora accerchiata da tre parti dai romani, mentre dal quarto lato i lucani si disinteressano di quanto avviene a Settentrione. Il terzo periodo comprende un tentativo di riscossa preparato nei primi anni del sec. 3° con umbri ed etruschi, in occasione di una scorreria gallica. L’episodio culminante è la battaglia di Sentino (295) in cui i romani riescono vincitori. Il successo dei romani è consacrato dalla colonia di Venosa (291) e dalla conquista delle città di Venafro e Alife sul Volturno. Nel quarto periodo si osserva l’intervento dei lucani, i quali, nel miraggio delle ricche colonie greche (in partic. Taranto), si erano alleati nel 303 con Roma. Una unione lucano-sannitica avrebbe potuto ancora stabilizzare la situazione e salvare l’indipendenza di entrambi. La politica contraddittoria delle città greche era però fonte di turbamenti, per cui nel 282-280 si vede già aperta ai romani la strada per l’Apulia attraverso la Lucania. Nel 272-268 si compie la sottomissione dei sanniti attraverso paci separate con gli irpini, i pentri e le città del territorio caudino.