FEDERIGHI, Guerruccio
Nato a Firenze attorno al primo decennio del sec. XIV da Cione, apparteneva a una famiglia mercantile che coltivava interessi culturali. Impiegato dal 1329 al 1344 presso la Compagnia dei Bardi come funzionario (fattore), nel 1382 risulta iscritto all'arte maggiore dei vaiai ed elencato nel registro delle chiavi del quartiere di S. Giovanni. Non è nota la data di morte del Federighi.
In età giovanile, seguendo la consuetudine dei viaggi all'estero, tipica dei mercanti due-trecenteschi, il F. compì un viaggio a Siviglia, dove, nel 1341, commissionò il volgarizzamento dei Libros del saber de astronomia, opera voluta e coordinata dal re Alfonso X di Castiglia negli anni 1276-77 e composta in parte da traduzioni di testi arabi e in parte da testi originali dell'astronomo Rabizag di Toledo.
Il volgarizzamento con il titolo Libro di sapere d'astrologia era composto, secondo l'indice, di sedici parti, ma il codice trecentesco che ce lo tramanda, il Vat. lat. 8174della Biblioteca apost. Vaticana, è mutilo, e si interrompe a metà della quattordicesima parte. La materia, nelle prime due parti (cc. 1-102), è trattata descrittivamente; in esse vengono catalogate, col sussidio di numerose illustrazioni, le stelle fisse e quelle dello zodiaco, specificandone nomi, grandezze fisiche e virtù d'influsso. Le partiIII-IX (cc. 103-384) sono invece dedicate agli strumenti operativi per l'osservazione delle stelle, cioè all'alcora, all'astrolabio rotondo e piano, alle armille e alle lamine. Di ogni strumento vengono date indicazioni dettagliate per la costruzione e l'uso, esemplificate da disegni tecnici accuratissimi. Il F. ("Guerruccio figliuolo di Cione Federighi") è citato proprio nel prologo della terza parte (c. 103) come colui che "fece traslatare questo libro di castellano in fiorentino"; rimane invece anonimo l'autore materiale del volgarizzamento. Le ultime parti (cc. 384-448) trattano della costruzione e dell'uso degli strumenti per la misurazione del tempo: quadranti, meridiane, orologi ad acqua, a mercurio, a candela. Le tavole astronomiche aggiunte in appendice (cc. 449-464) furono compilate nel 1470 da Gabriele Pirovano e testimoniano una certa diffusione del testo nell'ambito degli studiosi.
L'esistenza e il valore sia storico-scientifico sia linguistico del codice trecentesco furono segnalati nel 1864 da Enrico Narducci, che citava come altro esemplare del testo un Libro d'astrologia posseduto da Giovambattista Strozzi, considerato testo di lingua dal Vocabolario della Crusca, ma segnalato come perduto nell'edizione del 1863 del Vocabolario stesso. Ma fqrse il codice strozziano non conteneva la stessa opera; il solo titolo è infatti un elemento troppo scarso per stabilire una concordanza. L'edizione del testo, avviata alla fine dell'Ottocento, non venne completata a causa di screzi tra la direzione della Biblioteca apostolica Vaticana e la Regia Commissione per i testi di lingua.
Fonti e Bibl.: Istoria fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani, in Delizie degli eruditi toscani, X, p. 245; E. Narducci, Intorno ad una traduzione italiana fatta nell'anno 1341 di una compilazione astronomica di Alfonso X re di Castiglia, in Giorn. arcadico, gennaio-febbraio 1864, pp. 82, 85ss. (poi, in estratto, Roma 1865); F. Zambrini, Le opere volgari a stampa dei secoli XIII e XIV, Bologna 1884, p. 906; A. Sapori, Studi di storia economica (secoli XIII-XIV-XV), Firenze 1955, p. 743.