AIUTAMICRISTO, Guglielmo
Mercante e banchiere pisano, si trasferì a Palermo nella seconda metà del sec. XV. Fu attivamente impegnato nel commercio internazionale, oltre che in quello interno siciliano; l'11 ott. 1469 furono caricate per suo conto a Sciacca quattrocentocinquanta salme di frumento e altre quattrocento il 19 giugno 1470. Tenne, però, anche banco a Palermo dal 1470 al 1488 e, abbinando le due attività, riuscì a realizzare grosse speculazioni. In un registro della Secrezia di Palermo del 1474-75 è registrata una somma di onze 495, consegnata al Regio Tesoriere per il suo banco; mentre risulta che l'A. comprò, per conto della corte, duemila salme di frumento nel 1479, mille nel 1484 ed altra quantità imprecisata nel 1486. Ad un certo punto poi riuscì ad assicurarsi il monopolio della fornitura di frumento al Comune di Trapani, corrompendo il castellano e i giurati della città. Certo la sua influenza dovette pesare notevolmente anche all'interno del Comune di Palermo, nel quale, fra l'altro, ricoprì la carica di giurato per gli anni 1483, 1484, 1485, 1493, 1494.
Accumulata così, con i traffici e le speculazioni, una fortuna tra le più ingenti della Sicilia del tempo, comprò per 25.000 forini, con atto in data del 25 giugno 1484, la terra di Calatafimi, e per 11.000 forini, con altro atto in data del 1 luglio 1486, la terra di Misilmeri. Nello stesso 1486 si investì della terra e baronia di Favara, acquistata da Guglielmo Perapertusa, al quale però la retrocesse qualche tempo dopo. Negli anni intorno al 1490 si fece costruire a Palermo, dall'architetto Matteo Carnalivari, uno splendido palazzo, dove dovevano alloggiare Carlo V, nel corso del suo breve soggiorno palermitano del 1535, e, più tardi, don Giovanni d'Austria.
All'A, il letterato palermitano Pietro Gambacorta indirizzò da Venezia, in data del 17 marzo 1500, una lettera, che si conserva manoscritta nella Biblioteca comunale di Palermo (Qq. C. 80, f. 657) col titolo: L'antica e vera descritione di tutte le nobilissirne casa te dell'inclita e augusta città di Pisa.
Morì a Palermo nel 1505, e fu seppellito nella tomba da lui stesso predisposta nella cappella di S. Giacinto della chiesa di S. Domenico.
Dopo la sua morte le fortune della famiglia cominciarono a declinare, per dileguarsi poi completamente nella seconda metà del sec. XVI.
I due feudi di Calatafimi e Misilmeri passarono al primogenito Rainero, che li trasmise al figlio Guglielmo il 24 maggio 1524. Questi vendette la terra di Misilmeri a Francesco del Bosco nel 1540 e trasmise, il 6 marzo ìsso, la terra di Calatafimi al fratello Giuliano, il quale a sua volta la passò agli antichi possessori, i coniugi L. Enriquez e Anna Cabrera, che la riscattarono.
Ancora nella prima metà del sec. XVI gli Aiutamicristo continuarono ad avere un certo rilievo nella vita cittadina: un Niccolò Antonio fu senatore nel 1523-24, ed un Pietro fu senatore nel 1518-19 e 1521-22, pretore nel 1536-37 e governatore della Tavola nel 1546-47. Lo stesso Pietro fu nel 1533 uno dei fondatori della palermitana Compagnia della carità, della quale fu ministro nel 1534. Una Elisabetta, baronessa di Cellaro e Carcaci, morta a Palermo negli anni intorno al 1580, fu cantata da Filippo Paruta per la sua bellezza e per il suo ingegno poetico. Di lei ci restano alcuni componimenti poetici pubblicati nella raccolta: Rime in lode dell'Illustre ed eccellentissima signora donna Giovanna Castriota duchessa di Nocera..., Vico Equense 1585.
Nella seconda metà del sec. XVI il passaggio del palazzo Aiutamicristo alla famiglia Moncada sancì il definitivo tramonto delle fortune della famiglia.
Bibl.: Per tutta la famiglia: F. Emanuele e Gaetani di Villabianca, Della Sicilia Nobile, IV, Palermo 1759, pp. 55, 57, 116, 152; V. Di Giovanni, Del Palermo restaurato, in G. Di Marzo, Biblioteca stor. e letter. di Sicilia, s. 2, I, Palermo 1872, pp. 238, 301, 303; I. La Lumia, La Sicilia sotto Carlo V imperatore (1516-1535), in Storze siciliane, III, Palermo 1883, pp. 116, 299; A. Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, I, Palermo 1912, pp. 45-46; F. San Martino de Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia..., II, Palermo 1924, p. 53; III, ibid. 1925, p. 212; V, ibid. 1927, pp. 83-84. Per Guglielmo in particolare: R. Starabba, Il palazzo Ajutamicristo, in Arch. stor. siciliano, II (1874), pp. 89-94; G. Di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secc. XV e XVI, I, Palermo 1883, pp. 13, 15, 23, 50; V. Cusumano, Storia dei banchi della Sicilia, I, I banchi Privati, Palermo 1887, pp. 79, 86, 143-144; S. Cardella, L'architettura di Matteo Carnalivari, Palermo 1936, pp. 10 ss., 85 ss., 96-97; C. Trasselli, Sull'espulsione degli Ebrei dalla Sicilia, in Università di Palermo. Annali della facoltà di economia e commercio, VIII (1954), pp. 144-145; Id., Frumento e panni inglesi nella Sicilia del XV secolo, ibid., IX (1955), pp.171-176; Id., Società ed economia a Sciacca nel XV secolo, in Mostra storico-biblio- grafica di Sciacca, Palermo 1955, p. 135. Per Elisabetta: A. Mongitore, Bibliotheca Sicula, I, Panormi 1708, p. 171; G. Abbadessa, Gli elogi dei poeti siciliani scritti da Filippo Paruta, in Arch. stor. siciliano, n. s., XXXI (1906), p. 144.