BOCCANEGRA, Guglielmo
Fu, fra il 1257 e il 1262, il primo capitano del popolo eletto in Genova, in un tumulto del popolo stanco del malgoverno dei podestà guelfi.
Pur avendo lo stesso titolo, non ha lo stesso carattere dei capitani del popolo eletti in altre città. Guglielmo Boccanegra non è nobile, non è forestiero, non ha carica annuale, non capeggia il popolo di fronte al podestà, esponente della nobiltà; esso è più simile al signore che al capitano. Il B., già noto per avere preso parte a guerre e a pubblici uffici, di famiglia genovese cospicua per censo e per parentela, ma non nobile, fu portato al potere dal popolo, ma aiutato segretamente dai nobili ghibellini che volevano rovesciare i guelfi. Ebbe, come consiglieri, trentadue anziani; fu fissata a dieci anni la durata della sua carica e fu autorizzato a designare uno dei fratelli come suo successore, se egli fosse venuto a mancare nel decennio. Il podestà guelfo, giunto da poco in Genova, vistosi pienamente esautorato, chiese licenza e se ne andò. Il B. ordinò la costruzione di un palazzo del governo (poi del Banco di San Giorgio), strinse con Michele Paleologo il trattato di Ninfeo (1261), che dette forte incremento all'espansione del commercio genovese nel Levante. Tentò una politica di pacificazione e di equilibrio fra i partiti, ma la fazione dei nobili che aveva sperato farsene strumento per la propria dominazione, delusa dall'imparzialità del B., si unì agli altri nobili e in un grave tumulto, dopo avergli ucciso il fratello, lo cacciò in perpetuo esilio (1262). Gli annali del tempo, interpreti della classe patrizia, lo presentano come tiranno irrequieto ed ambizioso.
Bibl.: G. Caro, Genua und die Mächte am Mittelmeer, Halle 1895; Annali genovesi di Caffaro e de' suoi continuatori dal 1251 al 1279, a cura di C. Imperiale di Sant'Angelo, IV, Roma 1926 (Fonti per la storia d'Italia, Scrittori dei secoli XIII, XIV).