CAMPOSAMPIERO, Guglielmo
Nacque a Padova il 16 ottobre 1691 da un ramo secondario della famiglia patrizia padovana, la Domus de Campo Sancti Petri, da Alvise Antonio e da Lucrezia Pappafava. Avviato fin dalla prima giovinezza agli studi letterari classici, si applicò successivamente a quelli biografici e bibliografici.
Il 30 apr. 1721 i riformatori allo Studio di Padova, accogliendo una supplica del 25 marzo di Girolamo Frigimelica Roberti, preposto alla biblioteca di quella università (e che gli fu padrino al fonte battesimale), consentivano che il C. divenisse bibliotecario coadiutore in quella pubblica Libraria; (il 1725 fu nominato bibliotecario aggiunto e nei primi mesi del 1733 ottenne la direzione della stessa biblioteca dello Studio, che resse senza interruzione fino alla morte. Si debbono a lui la ristrutturazione generale della biblioteca e la compilazione dei suoi principali strumenti di consultazione e di registrazione: un elenco dei libri doppi, datato 1727, un Indice dei libri non registrati negli Indici Vecchi della Libraria e perciò da registrarsi, datato 26 apr. 1727, e un prezioso Indice generale dei libri della Pubblica Libraria di Padova, datato 15 maggio 1728, in due voluminosi tomi ("frutto d'una lunga, fedele, ed assidua servitù" al lavoro bibliotecario, com'egli stesso scrive, "disteso per ordine di materie, perché con quest'ordine sono compartiti i libri"), dai quali vennero tratti tre successivi volumi d'Indici; nonché un registro dei libri consegnati da stampatori e librai - nella qual materia cercò di por disciplina - dal 1732 al 1752 e un indice di quella sezione, a partire dal 1736 e fino al 1765.
Già entrato con il nome di Lisco tra gli Agiati, il 26 maggio 1714 fu ammesso insieme al fratello Gregorio, essendo "principe" il padre, nella patavina Accademia dei Ricovrati, della quale fu poi segretario (13 maggio 1717-28 apr. 1719), censore per la filologia (21 maggio 1740-30 dic. 1751), consigliere e cassiere (21 genn. 1754-5 genn. 1756) e per oltre dieci anni "principe" (17 febbr. 1725-22 dic. 1731 e 30 dic. 1751-21 genn. 1754), attivamente adoperandosi per la formazione delle nuove leggi dell'Accademia, nelle cui sedute recitò in più occasioni suoi componimenti e lesse varie Memorie.
Fra le memorie più celebre è forse quella, pronunciata il 16 giugno 1723, in relazione alla questione posta dal principe accademico Antonio Vallisnieri sugli studi delle donne e in contraddittorio con Giovan Antonio Volpi, per dimostrare Che debbono ammettersi le donne allo studio delle scienze, e delle belle arti (in Discorsi accademici di vari autori intorno agli studi delle donne..., Padova 1729, pp. 619): l'autore propugna l'uguaglianza morale dei due sessi e sostiene che soltanto una maggiore istruzione affrancherà le donne dalla loro atavica schiavitù e le renderà nel contempo migliori educatrici dei figli.
Il C. è anche autore di varie rime d'occasione, fra le quali si ricordano, a stampa, i sonetti per la traslazione al vescovado di Padova di G. F. Barbarigo (Padova 1726), in lode del principe Luigi Pio di Savoia (Padova 1732) e del conte Roberto di Holdernesse (Venezia 1745) e per l'ingresso dei procuratori di S. Marco Marco Foscarini (ibid. 1742), Angelo Contarini (ibid. 1754) e Girolamo Venier (Padova 1759), i sonetti per le vestizioni di Paola e Giustina de' Lazara (ibid. 1729), di Maria Quintina Rezzonico (ibid. 1755) e di Pierina Querini (Venezia 1760) e quelli per nozze Barbaro-Lolin (ibid. 1756) e Correr-Pesaro (ibid. 1758); migliori le sue due ultime fatiche, le terzine per le nozze dei nipoti Barbaro-Barbarigo [Venezia 1764] e il sonetto e le terzine per il dogado di Marco Foscarini (Padova [1762]). In queste ultime si lamenta: "Io delle Muse il cucco mai non fui: / pur via via già composi alcuna volta: / oggi a stento di rime accozzo un paro" e aggiunge: "Odio, sfuggo, detesto, e maledico / le Raccolte; e però non voglio entrare in esse...", quasi dimenticandosi delle molte che avevano recato, qualche volta accanto a più illustri firme, senza veli d'accademia o d'anonimato, a chiare lettere il suo nome raccomandato all'antica origine e alle parentele acquisite.
L'opera letteraria alla quale il C., eletto accademico della Crusca il 16 sett. 1747, legò il proprio nome è la revisione del testo del Teseida del Boccaccio: da un codice del XIV secolo di sua proprietà - poi Farsetti, ora Marc. It., cl. IX, 61 (= 6304) - considerato copia dell'autografo, riscontrato con l'edizione ferrarese del 1475 (precedente agli interventi di Tizzone Gaetano da Pofi, del quale il C. per primo denunciò gli arbitri) e con altri codici, soprattutto quello, pure trecentesco, già conservato in Bologna nella biblioteca degli olivetani di S. Michele in Bosco (ma ora non presente in quel fondo nella Biblioteca universitaria di Bologna), il C. trasse una copia del poemetto che purgava il testo di molti errori delle precedenti edizioni e che, corredata di annotazioni mitologiche e preceduta da una lunga, circostanziata ma incompiuta prefazione, lasciò morendo inedita. Il manoscritto, ora Marciano It. cl. IX62 (=6305), servì di base all'edizione del Silvestri (Milano 1819) e fu poi stampato pressoché integralmente in quella dell'Andreola (Venezia 1821).
Il C. fu legato d'amicizia ed ebbe frequente corrispondenza con i più illustri letterati e scrittori italiani, fra i quali il Tiraboschi e il Muratori, che ottennero da lui in varie occasioni notizie e riscontri per le loro opere, Giovan Antonio Volpi, Giovanni Degli Agostini, il Gennari, Gasparo Gozzi e, più degli altri, Apostolo Zeno (De Marchi). Un buon numero di pregiate edizioni da lui privatamente raccolte di classici italiani, latini e greci fu venduto dai suoi nipoti e passò, secondo la testimonianza del Vedova, "di là dai mari".
Dopo nove lustri d'ininterrotta attività bibliotecaria morì a Padova il 10 ott. 1765.
Fonti e Bibl.: Per la sua non appartenenza al ramo principale della famiglia il C. non si vede ricordato da Gherardo Camposampiero nella sua Genealogia dei Camposampiero, Padova 1956, né nelle sue memorie manoscritte sulla Domus (Padova, Biblioteca del Museo civico, B.P. 216): ma cfr. la "prova di nobiltà" rilasciatagli nel 1721(Padova, Archivio di Stato, Prove di nobiltà, b. 27, n. 26), da cui si ricava anche la data di nascita. La maggior raccolta delle sue poesie a stampa è nella Bibl. del Museo civico di Padova, che conserva anche inediti alcuni ragionamenti e un capitolo. Se in amante platonico entrar possa gelosia" (24 giugno 1753);altri discorsi e rime inedite sono nella Bibl. del Seminario di Padova. Nell'Archivio di Stato di Venezia si conservano le copie dell'Indice generale edell'Indice deilibri non registrati, stese per i riformatori (Riformatori allo Studio, 512-513 e 515, dove sono anche conservate molte relazioni e lettere del C. a quei magistrati e altri documenti variamente interessanti la storia della Biblioteca dell'università di Padova). Di grande interesse sarebbe la raccolta del suo epistolario: due lettere di Marco Forcellini del 1750(Bassano, Bibl. civica, Epist. Gamba, 1277 e 1778)gli raccomandano rinvio di quelle che gli aveva indirizzato A. Zeno, delle quali una scelta pubblicarono poi, nelle due più celebri edizioni dell'epistolario zeniano, lo stesso Forcellini (Venezia 1752)e I. Morelli (ibid. 1785), e forse l'intero corpo è conservato nella Bibl. del Museo civico di Venezia (Correr, A. 7. 1), dove si trovano anche due lettere del C. a G. Degli Agostini (P. D., 749.C. I e 793. C. I); quattro lettere al Gennari e una del Gennari a lui sono nella Bibl. del Seminario di Padova (DCXX. 520 e DCXXI. 521);quattro lettere di Gasparo Gozzi al C. sono pubblicate nel giornale L'Apatista, I (1833), nn. 42 e 43.Cfr., inoltre, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 9263:G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, ad vocem; G. A. Moschini, Della letteraturaveneziana del sec.XVIII, IV, Venezia 1806, p. 17; G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, I, Padova 1832, pp. 203 ss.; S. Stratico, Relazione della Pubblica Libreria di Padova, s.n.t. [Padova 1842?], pp. 814; A. De Marchi, Storia dei Camposampiero, Padova 1848, p. 167; G. B. Gerini, Gli scrittori pedagogici del secolo XVIII, Torino 1901, pp. 77-79; G. Bonfigli, Una vittoria femminista nel primo Settecento, in Pagine sparse, Roma 1933, pp. 237-255 (sulla disputa accademica col Volpi e sulla susseguente Apologia degli studi delle donne di Aretafila De Rossi); E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano 1939, pp. 109 s.; G. Natali, Il Settecento, Milano 1964, p. 134; S. Curi Nicolardi, Un bibliotecario del Settecento, per il diritto delle donne allo studio, in Almanacco dei bibliotecari italiani, Roma 1973, pp. 59-64.