CANOSSA, Guglielmo (Guglielmino) da
Figlio di Bonifacio e di Giovanna di Guido da Monte (nipote del vescovo di Reggio, Guglielmo da Fogliano), apparteneva al ramo della famiglia che aveva trovato in Bianello il centro dei propri beni. Il periodo in cui visse è segnato dalle travagliate vicende di instabili regimi signorili e dalla lotta fra le maggiori famiglie locali che si rifletteva sulla situazione interna della città, oggetto di convergenti interessi. A ciò si aggiungevano i contrasti sempre latenti nell'ambito dell'ampia famiglia canossiana, più evidenti in occasione della morte del padre del C. e dello zio, Guido, uccisi il 5 apr. 1286 ad opera precipuamente di Scarabello da Canossa. Il C. doveva essere allora in giovane età e per avere sue notizie dirette bisogna giungere al 1296 (non sembra possibile, infatti identificare il C. con il Guglielmino che nel maggio 1290 è indicato come esponente della fazione cittadina degli Inferiori [Liber grossus antiquus Comunis Regii, a cura di F. S. Gatta, VI, Firenze 1963, n. DCXXI], e nemmeno con il Guglielmo fatto cavaliere da Azzo VIII d'Este nel 1294[Gazata, col. 13]).
Fatto prigioniero nel giugno 1296 presso Bibbiano, quando milizie reggiane ed estensi furono sconfitte dai Parmensi, è probabile che il C. venisse liberato al più tardi nell'anno seguente in occasione della pace fra Parma ed Azzo VIII d'Este allora signore di Reggio. La sua partecipazione allo scontro è in linea con l'orientamento favorevole al dominio estense nel complesso sempre mantenuto dalla maggior parte dei Canossa i quali, alla caduta della signoria di Azzo nel 1306, dovettero uscire dalla città ritirandosi nei loro castelli.
La normalizzazione dei rapporti con il Comune di Reggio coincise col superamento dei contrasti interni alla famiglia, sotto la spinta delle difficoltà create ai Canossa dalla crisi estense e dell'ovvio, desiderio della comunità reggiana di porre fine alle turbolenze che agitavano il territorio. Stanziate nel 1308 a tale scopo 8.000lire reggiane da versarsi ai Canossa più altre 2.000 lire "pro parentelis faciendis" in rafforzamento della pace, con una riformagione del 15 nov. 1308 e con espresso riferimento alla "guerra seu inimicitia" che da tempo correva fra i diversi rami della famiglia, gli arbitri incaricati di definire i contrasti della famiglia stabilivano che, di quelle 2.000 lire, 1.000 fossero versate per il matrimonio da farsi tra il C. e Contadina, figlia di Giovanni da Canossa, figlio a sua volta di quello Scarabello la cui responsabilità nell'assassinio del 1286 era palese.
Nella nuova più chiara situazione il C. fu parte interessata nelle divisioni di beni posti in Bianello e Monteluzzo, operate fra membri della famiglia durante il 1309.
La partecipazione del C. alla professione politica è ridottissima. Esperienza negativa fu quella parmense. Le fazioni che dividevano la città scelsero nel dicembre 1309, per interessamento del vescovo Papiniano, come arbitri il C. e Matteo da Fogliano, i quali nel 1310 si fecero dare ostaggi dalle parti e il 2 febbraio assunsero la podesteria e il capitanato del popolo. L'11 febbraio presentarono le condizioni per la pace, accolte con tale ostilità che la notte stessa il C. abbandonò nascostamente la città con tutto il suo seguito senza nemmeno informarne il collega, che ne seguì l'esempio dopo alcuni giorni. Il 24 febbr. 1311 il. C. è ricordato fra i Canossa ai quali Enrico VII confermò i possessi "que fuerunt de podere et patrimonio Mathildis comitisse", in particolare Canossa, Bianello, Paderna e Gesso (Pflugk-Harttung, pp. 815 s.). Il centro dei possessi personali restava negli anni a seguire il territorio di Bianello e Quattro Castella, gestito assieme al fratello Albertino e, dopo la morte di questo, al nipote Gabriotto.
La partecipazione del C. alle vicende reggiane torna in evidenza dopo il passaggio della città dai Fogliani agli Scaligeri, cui subentrarono immediatamente i Gonzaga. Già nel 1334 alcuni Canossa avevano assoggettato i loro castelli a Luigi Gonzaga (tra essi si trova un Guglielmo del fu Bonifacio che però non sembra essere il C. in quanto appartenente ad un altro ramo della famiglia, tradizionalmente ostile a quello di Bianello; si tratta quasi certamente dello stesso che in una provvigione del 1320 figura fra i nobili banditi da Reggio assieme col padre Bonifacio [Tiraboschi, p. 125; Tacoli, III, p. 723]). Nel 1335 il C. ottenne dai Gonzaga, insieme col fratello, la giurisdizione su Bianello. Ma anche con i nuovi signori la convivenza fu difficile: una ribellione del 1343 sembra riguardare soprattutto il ramo della famiglia che disponeva del castello di Gesso; nel 1345, però, è Gabriotto che prende le armi contro i Gonzaga, con i quali, unitamente al C., giunge ad una nuova convenzione il 10 genn. 1347 (Arch. Turri, 39, n. 96). Frattanto questi, l'11 febbr. 1342, aveva fatto testamento a favore della moglie e dei figli, affidandoli al nipote e chiedendo di essere sepolto a Montefalcone (come già si era fatto per il padre e per lo zio).
Non è nota la data della morte, ma probabilmente avvenne prima del 14 maggio 1348, quando in una nuova convenzione con i Gonzaga compare solo Gabriotto senza alcun cenno al C. (Arch. Turri, 39, n. 100). Dal suo matrimonio con Contadina erano nati almeno sei figli, Nicolò, Bonifacio, Giovanni, Mabilia, Flandrina e Agnesina.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Reggio Emilia, Arch. Turri, buste 38, 39; Sagacius et Petrus de Gazata, Chronicon Regiense, in L. A. Muratori, Rer. Italic. Script., XVIII, Mediolani 1731, col. 13; Chronicon Parmense, in Rer. Italic. Script., 2 ed., IX, 9, a cura di G. Bonazzi, pp. 75, 114 s.; Chronicon Estense,ibid., XV, 3, a cura di G. Bertoni-E. P. Vicini, p. 128; J. von Pflugk-Harttung, Iter Italicum, Stuttgart 1883, pp. 775, 815 s.; N. Tacoli, Memorie storiche di Reggio, Modena-Parma-Carpi 1725-65, I, pp. 210-290; II, pp. 141 s.; III, p. 723; G. Tiraboschi, Dizionario topografico storico degli Stati Estensi, I, Modena 1824, pp. 51, 124 s.