Guglielmo da Sarzano
Frate minore originario del sestiere genovese di Sarzano, vissuto nel monastero di S. Lorenzo in Napoli nei primi decenni del Trecento. Di lui P. Fedele scoperse nella Bibl. Reale di Torino un trattato, il De Potestate Summi Pontificia, dedicato a Giovanni XXII, che è il più antico scritto contro la Monarchia. Si apre con esso la prima fase della polemica teologica antidantesca, anteriore, alla condanna di Bertrando del Poggetto, e rappresentata da due francescani, fra Guglielmo e frate Francesco di Meyronnes, il principale discepolo di Duns Scoto, entrambi fautori delle rivendicazioni politiche di Roberto d'Angiò. I loro trattati, composti fra il 1324 e il 1328, mirarono a colpire quello di D., ma nell'ambito di una polemica generale, diretta propriamente contro i giuristi fautori dell'Impero che ricusavano la dottrina della potestas directa del pontefice, valendosi anche di argomentazioni dantesche.
G. non nomina D., ma nella lettera di dedica del libro a Giovanni XXII fornisce uno dei più antichi ricordi del poeta e della Commedia, polemico nella deplorazione dell'audacia laica: " improbus et inquietus est appetitus intellectus humani, dum perscrutationis suae vires et ingenium superans, totius mundialis machinae rimari conatur effectus et casus et, quod amplius est, ad Dei secreta se transferens... disputat... et disserit de summi pontificis potestate quam Christus, totius orbis dominator et dominus, sicut apostolo Petro suo vicario ac eius successori absque ulla exceptione generaliter et plenarie tradidit et commisit; sic omnem potestatem terrenam subiectam et subditam sibi fecisse de iure nullus debet ambigere catholicus aut fidelis, qui summi sacerdotii et universalis dominii monarchiam in uno eodemque Dei et Virginis filio veraciter profitetur ".
È in queste parole tutto il senso del trattato, che senza confutare pagina per pagina la Monarchia, come poi avrebbe fatto il Vernani, si proponeva di combatterne l'‛ errore ' più funesto, che l'autorità imperiale dipendesse direttamente da Dio e non dal suo universale vicario. Non vi è qui il disprezzo letterario che ha per D. il Vernani, ma una più radicale condanna del laico ardito che pretende di penetrare i segreti divini.
Bibl. - P. Fedele, Per la storia del De Monarchia, in " Giorn. stor. " LVI (1910) 271-272; F. Delorme, Fratris Guillelmi de Sarzano tractatus de excellentia principatus regalis, in " Antonianum " XV (1940) 223; G. Soranzo, La " Monarchia " di D. e i problemi politici del suo tempo, in Studi su D., Milano 1944; M. Maccarrone, D. e i teologi del XIV-XV sec., in " Studi romani " VII (1957) 20-28.