RUBRUQUIS (o di Rubruck), Guglielmo de
Viaggiatore del sec. XIII, nato a Rubrouck, piccola località fiamminga dell'estremo territorio settentrionale francese presso le sorgenti dell'Yser (da non confondersi con le Ruysbroeck belghe). Entrato nell'ordine francescano, vissuto per più anni in Francia e favorevolmente noto a re Luigi IX, fu designato da questo a un'ambasceria presso i sovrani mongolici quando ad esso re, che attendeva in Cipro ai preparativi per una crociata, ritornò dall'Asia centrale il frate Andrea de Longjumeau che, inviato da lui, aveva vanamente tentato di annodare relazioni politiche amichevoli con l'imperatrice vedova del gran khan Güyük. Ma, perché Andrea aveva potuto constatare esser vive presso taluni dei capi mongolici le simpatie per il cristianesimo e diffusa in ogni modo una larga tolleranza religiosa, re Luigi deliberò l'invio di un'altra ambasceria affidata al frate fiammingo, il quale avrebbe dovuto per prima cosa metter capo per la sua propaganda religiosa ai Tatari del Volga.
Da Acri dove allora si trovava, prescelta come via verso l'interno quella dalla Crimea attraverso la steppa sarmatica, salpò il Rubruck col suo confratello Bartolomeo da Cremona diretto a Soldaja, porto della Crimea dove s'accentravano gli scambî fra i mercanti italiani e i Tatari della steppa. Da Soldaja nel giugno 1253 la comitiva, caricati i bagagli e i donativi su carriaggi tirati da buoi, si avviò verso l'interno, incontrando dapprima nuclei di gente sedentaria parlanti un linguaggio tedesco, poi i primi campi dei nomadi Tatari con le loro grandi tende portate da un luogo all'altro su carri. Continuando per l'immensa e monotona pianura erbosa per più di due mesi sempre verso NE. senza incontrare alcun centro abitato, dormendo a cielo aperto con solo nutrimento di biscotto, traversato il Don, pervennero al Volga presso l'attuale Saratov. Di qui per cinque settimane, ospiti del sovrano di quei Tatari Batu khān, scesero lungo il fiume fin verso il Mar Caspio; indi, cavalcando nelle solitudini della steppa kirghisa, a un dipresso per la stessa via già seguita pochi anni innanzi da fra Giovanni di Pian del Carpine, tra freddo sempre crescente e continua penuria di viveri, raggiunsero il lago Balchaš e l'Ala-kul, di dove, superati i valichi montani, sboccarono nei grandi piani interni del Han-hai; così pervennero il 27 dicembre al campo di Mängü khān, massimo allora fra i sovrani mongolici, e spostandosi al seguito di lui, raggiunsero finalmente Qaraqorum, la capitale, il 5 aprile 1254. La città povera e mal costrutta, ma dove varie religioni avevano i loro templi (compresavi una chiesa cristiana), li ebbe ospiti per tre mesi, non senza buoni frutti per la loro propaganda religiosa. Il 10 luglio iniziarono il viaggio di ritorno per un cammino che fu alquanto più settentrionale di quello di andata, ospitati ancora una volta sul basso Volga al campo di Batu khan; di qui, dopo un mese di sosta, presero la via di mezzodì, varcando il Caucaso presso la sponda caspica e proseguendo attraverso l'Armenia fino a raggiungere Curta nella Cilicia il 5 maggio 1256.
Per fortuna, del lungo viaggio ci è rimasta una relazione latina dettata da Guglielmo, la quale per ricchezza di particolari, finezza di osservazioni, vivezza di racconto, ha ben poche che la superino in tutta la letteratura dei viaggi. I costumi e la vita dei Tatari ch'egli personalmente conobbe, gli usi, le religioni, le lingue di tutti i popoli dell'Asia centrale rappresentati alla corte mongolica, le caratteristiche più salienti dei paesi attraversati, i lineamenti più notevoli del clima, della flora, della fauna: tutto è osservato e annotato con acutezza profonda, tanto da costituire un materiale prezioso, il quale rimane al disotto di quello raccolto da Marco Polo soltanto per il minore interesse delle contrade che il Rubruck attraversò, naturalmente povere e deserte. (Ed. a cura di W. W. Rockhill, The journey of W.of R., Londra 1900, pubbl. della Hakluyt Society, ser. 2ª, IV).
Bibl.: C. R. Beazley, The dawn of modern Geography, Londra-Oxford 1897-1906, II.