GUGLIELMO (Guillem) di Cabestanh
Trovatore provenzale di Cabestany, cantone di Perpignano nella Catalogna: pare sia stato fra i combattenti alla battaglia di Las Navas nel 1212. Nelle sue composizioni ci son pervenute non più di nove canzoni, qualcuna di contrastata attribuzione: generalmente facili e belle per gentilezza e garbo, due eccellono per originalità; quella che comincia Ar vey qu'em vengut als jorns loncs, con immagini nuove e gagliarde, e l'altra con più artificio di struttura Lo dous cossire, nella quale si scusa della finzione di un amore apparente. Su di questa si fonda una leggenda per cui va celebre.
L'amico suo Raimondo, del vicino castello di Rossiglione, accortosi che egli lo tradiva con la moglie Sorimonda, trovandolo senza compagni in luogo solitario, l'uccise, gli trasse il cuore dal petto, e fattolo preparare con droghe e arrostire, lo fece servire alla moglie, e quando ella l'ebbe mangiato non tardò a dirglielo; ella gli dichiarò di aver mangiato cosa sì saporita che non avrebbe mai più assaggiato altro cibo; inseguita dal marito che voleva ucciderla, si diede la morte gettandosi da una finestra; per la notizia subito diffusa si levarono a tumulto i parenti e la gente del paese; e lo stesso re di Aragona, che era Alfonso II, privò dei suoi beni l'omicida, lo gettò a morire in una prigione, e fece onorevolmente seppellire insieme i corpi degli amanti innanzi alla chiesa di Perpignano. A un signor Raimondo sono realmente indirizzate due delle canzoni di Guglielmo; ma non c'è altro: Raimondo di Rossiglione ebbe in moglie Saurimonda di Pietralata; ma costei gli sopravvisse, e sposò in terze nozze un Ademaro nel 1210; viveva ancora nel 1221. Alfonso d'Aragona era morto un anno prima che ella andasse sposa a Raimondo. La leggenda era narrata di altri nel lai Guirun, del sec. XII, perduto; ed era attribuita con considerevoli varianti anche al trovero noto col nome di Châtelain de Coucy (Guido, morto nel 1203 mentre si recava in Palestina), secondo un poemetto, che narrava la storia del suo amore con la Dame dou Fayel, immaginaria poetessa. Il Boccaccio trasse da una delle vite provenzali, differenti nei particolari, la sua novella, IV, 9.
Bibl.: C. Chabaneau, Les biographies des Troubad., Tolosa 1885, p. 99 (con le varie redazioni); F. Hüffer, Der Trobad. G. d. C. Berlino 1869 (ediz da un solo ms.); M. Beschnidt, Die Biographie des Trobad. G. d. C. und ihr historischer Wert, Marburgo 1879; M. Langfors, Le troubad. G. d. C. (ed. critica), in Annales du Midi, XXVI (1914); id., Les chansons de G. d. C., Parigi 1924; A. Kolsen, Ein Lied d. Trob. G. d. C., in Mélanges Chabaneau, Erlangen 1902, p. 489 segg. Per la leggenda del cuore mangiato: G. Paris, La Légende du Châtelain de Coucy dans l'Inde, in Roman., XII (1883), p. 359 segg.; id. Jakemon Sakesep, in Hist. littér. de la France, XXVIII, p. 352 segg.; H. Patzig, Zur Geschichte der Herzmäre, Berlino 1891; J. E. Matzke, The Legend of the Eaten Heart, in Mod Lang. Notes, 1911, p. 1 segg.; id., The Roman du Châtelain de Coucy, in Studies in honor of A. Marshall Elliot, Baltimora 1911; J. Bédier, Les fabliaux, Parigi 1911, p. 295 segg.