Nogaret, Guglielmo di
Giurista, nato verso il 1260 a St. Felix de Caraman (Tolosa), fu dapprima professore di diritto a Montpellier; la sua capacità e la fedeltà a Filippo il Bello gli permisero una brillante carriera in seno alla Curia Regia dal 1296; fu creato quindi cavaliere, guardasigilli e barone; nel settembre del 1307 infine ricevette il titolo di vicecancelliere di Francia. Ispiratore e collaboratore del re nella politica antipapale, il suo nome è legato all'attentato di Anagni; infatti alla vigilia del giorno in cui doveva essere pubblicata la bolla di scomunica contro Filippo il Bello Super Petri Solio (7 settembre 1303), Guglielmo penetrò in Anagni con Sciarra Colonna alla testa di circa 800 armati; dopo aver superato una debole resistenza, gli assalitori si strinsero intorno al palazzo pontificio; di lì a poco tempo il pontefice cadeva prigioniero.
Anche D. riporta tale episodio (Pg XX 85-93); nei versi si avverte il suo sdegno contro quanti avevano osato oltraggiare non tanto la persona di Bonifacio VIII quanto il vicario di Cristo. In vero non tutti gli storici concordano circa gl'insulti, le offese e i maltrattamenti di cui sarebbe stato fatto oggetto il pontefice; secondo il Villani (VIII 63) Bonifacio VIII non avrebbe subito percosse; il Compagni (II 35) parla invece di una ferita alla testa, che sarebbe stata inferta al pontefice non ad Anagni bensì a Roma: " fu menato a Roma, ove fu ferito nella testa "; è anche possibile pertanto che D., alla luce dei suoi principi religiosi, abbia modificato l'episodio; è certo comunque che nell'oltraggio egli vide rinnovarsi la passione stessa, sì che tutto il racconto si snoda sul filo di un efficace paragone con quell'episodio: Filippo il Bello è il novo Pilato, Bonifacio VIII è il Cristo stesso che viene canto, deriso e anciso; unica differenza: Bonifacio muore prigioniero di ladroni che sopravvivono alla sua morte, vivi ladroni, mentre Cristo fu crocefisso assieme ai due ladroni. Ma chi sono dunque i vivi ladroni? Qualcuno ha voluto vedervi i cardinali Nicolò Boccasini e Pietro di Spagna che assistettero il pontefice durante i tre giorni della sua prigionia; la maggior parte dei critici riferisce l'espressione ai protagonisti dell'attentato Sciarra Colonna e lo stesso G.; risulta difficile stabilire se quest'ultimo meritasse proprio l'appellativo di ladrone; in effetti nella prima delle sue difese presentata all'ufficiale della Curia di Parigi il 7 settembre 1304, dichiarò di non aver assistito alla cattura di papa Bonifacio, perché lontano dal palazzo; d'altra parte la Cronaca di Orvieto narra che proprio il N. e Rinaldo di Supino trovarono il pontefice disteso su di un letto con una croce fra le mani. I nepoti di Bonifacio VIII, Francesco Caetani e Teobaldo da Anagni, nel processo intentato alla memoria del proprio zio indicarono nel N. il principale aggressore; secondo un'altra tradizione poi il N. avrebbe custodito il pontefice " cum magna societate infra cameram suam "; tra tanta ridda di notizie contrastanti, più o meno attendibili, risulta certo soltanto che il N. fu scomunicato da Benedetto XI e successivamente assolto " ad cautelam " da Clemente V con la bolla Ad certitudinem praesentium del 27 aprile 1311; circa due anni dopo veniva a morte.
Bibl. -L. Tosti, Storia di Bonifacio VIII e dei suoi tempi, Montecassino 1846, 433 ss.; E. Renan, Guillaume de N. légiste, in Histoire littéraire de la France, XXVII, Parigi 1877, 256 ss. (rist. in Études sur la politique religieuse du règne de Philippe le Bel, ibid. 1899, 1 ss.); R. Holtzmann, Wilhelm von N. - Rat und Grossiegelbewahrer Philipps des Schönen von Frankreich, Friburgo in B. 1898; P. Fedele, Per la storia dell'attentato di Anagni, in " Bull. Ist. Stor. " XLI (1921) 195-222; N. Zingarelli, Il c. XX del Purgatorio, in Lect. Fiorentina 29-30; F. Ulivi, Il canto XX del Purgatorio, in Lect. Scaligera II 775-776.