FANTINI, Guglielmo (Guglielmetto; Guglielmo da Chieri)
Non si conosce la data esatta della nascita del F., avvenuta probabilmente a Chieri (prov. Torino) intorno al 1400. Il primo documento noto è la dichiarazione fatta dal F. nel catasto del 1424 di possedere beni in Chieri; dalle portate catastali appare inoltre in stretto rapporto con lo zio GiovanniFantini, anche lui pittore (è documentato a Chieri già nel 1402). Nel 1435 il F. pagava un contributo comunale a nome dello zio, che forse, a quella data, era morto da poco tempo; è certo comunque che i beni di "Guglermetus Fantini pinctor abitator Cherij" erano già integrati da quelli dello zio Giovanni nel catasto chierese del 1437; il F. risulta morto nelle dichiarazioni catastali del figlio Giovanni del 1466 (per tutti questi documenti, v. Caselle, Arte del quattrocento..., 1988).
È molto probabile che vada identificato con il F. anche il "meistre Guillaume le peyntre de Quier" che lavorava per conto dei duchi di Savoia agli allestimenti per le feste del carnevale del 1450 a Chieri e che concordava il prezzo dei suoi lavori alla presenza del pittore e miniatore di corte Jean Bapteur (Edmunds, 1967-1968). La serie documentaria qui riassunta ha garantito sicuri appigli cronologici al corpus pittorico del cosidetto "Maestro di San Sebastiano a Pecetto", riconosciuto come autore di un trittico su tavola (Vergine al centro, ai lati il Battista e S. Francesco, nelle cuspidi la Crocefissione ele S. Chiara e S. Caterina d'Alessandria), datato e firmato "MCCCCXXXV Guillielmus pinxit in Cherio" e che va dunque identificato con il F. (Natale, 1984; sui modi e i tempi di questa ricomposizione vedi Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale, 1979, e Santanera, 1986).
Attualmente, pur con pareri discordi tra gli studiosi sulla successione cronologica, il corpus del F. conta le seguenti opere, qui elencate in ordine orientativo di esecuzione. Moncalieri, ospedale: Cristo crocefisso tra la Vergine e s. Giovanni, su tavola (Griseri, 1965, con attribuzione a Giacomo Jaquerio). Avigliana, S. Giovanni: S. Biagio, a mezza figura (Gabrielli, 1941, pp. 197-201, come opera di Giacomo Jaquerio); S. Francesco e Santa martire a figura intera (Brizio, 1942, p. 227, come opere di un seguace di Barnaba da Modena; queste ultime due tavole sono state purtroppo rubate e non sono attualmente reperibili). Chieri, duomo (battistero): quindici storie ad affresco "della Vita di Cristo (dalla Resurrezione di Lazzaro alla Crocefissione). Il ciclo è da datare negli anni immediatamente successivi al 1432, quando il battistero chierese venne concesso in patronato a Nicolao di Giorgino Tana, con l'impegno di ripararlo e dotarlo di un beneficio; gli stemmi dei Tana, un tempo presenti sull'edificio, sono stati sostituiti dopo che il loro patronato fu riscattato dal capitolo del duomo, nel 1830 (Bosio, 1878-1880; Arte del Quattrocento a Chieri, 1988). Torino, Galleria Sabauda: Compianto sul Cristo morto, su tavola (Romano, 1975, con attribuzione ad Aimone Dux); potrebbe essere parte del polittico che ornava in origine l'altare del battistero di Chieri (Romano, 1988). Torino, Museo civico: trittico su tavola con la Vergine e i ss. Giovanni Battista e Francesco (firmato e datato 1435); iltrittico si completa con tre cuspidi (Crocefissione, S. Chiara e S. Caterina d'Alessandria) che sono ora in collezione privata (Natale, 1984). Non è da escludere che si trattasse in origine di un pentittico, rimontato ingannevolmente dopo la sottrazione di due tavole della parte destra e di due cuspidi, verosimilmente con l'Annunciazione. Ne è stata con buone ragioni proposta la collocazione originaria nella cappella di S. Giovanni Battista in S. Francesco (alias S. Maria delle Grazie) a Chieri, cappella allestita a spese di Ludovico Tana prima del 1441 (Ghibaudi, Arte del Quattrocento..., 1988). Pecetto, S. Sebastiano: quattro vele affrescate nel presbiterio col Martirio di s. Sebastiano, le Tentazioni di s. Antonio, i Quattro evangelisti al lavoro e l'Incoronazione della Vergine (Brizio, 1942). I caratteri dello stile suggeriscono una cronologia inoltrata e la presenza dei ss. Sebastiano ed Antonio, forse da collegare a una epidemia di peste, potrebbe consentire una più puntuale datazione; altri affreschi nella stessa chiesa documentano l'esistenza di una consistente bottega pittorica al fianco del maestro Marentino, Madonna dei Morti: affreschi della zona absidale (sovrapposti ad altri più antichi) con S. Cristoforo, S. Giacomo, S. Sebastiano, S. Valeriano, S. Stefano, S. Lucia e il Cristo in pietà (Gabrielli, 1936). Il breve ciclo è accompagnato da una iscrizione, solo parzialmente leggibile, da cui risultano la data dell'ottobre 1450 e il nome del committente "presbiter Martinus de Panicis de Corteliano" (Bertello-Fioretti, 1977, con trascrizione imprecisa della scritta).
Non sono emerse finora altre opere collocabili dopo il 1450, che risulta pertanto termine post quem per la morte del pittore.
Lascia molti dubbi la recente attribuzione al F. di un S. Francesco, a mezza figura, di coll. privata (Boskovits, 1991); l'opera non sembra neppure piemontese.
Con questi riferimenti documentari e questa serie di opere, qualitativamente assai notevole, il F. assunse un ruolo di protagonista nella pittura del Piemonte occidentale, quando ancora era vivo Giacomo Jaquerio, da cui ereditò gli aspetti caricati e teatrali della fase più tarda (Jaquerio è documentato a Chieri nel 1428). Il riferimento jaqueriano non è però unico nella formazione del F. e più di uno studioso ha sottolineato alcuni caratteri, soprattutto di cupa gamma cromatica, di insistito chiaroscuro e di ornato prezioso (per le parti messe a oro) che richiamano la contemporanea pittura della costa tirrenica (da Napoli a Pisa, a Genova, a Barcellona). Ne potrebbe essere fonte un confronto con le opere di Barnaba da Modena e di Andrea de Aste dipinte per il Piemonte, ma non va trascurata la presenza nella chiesa di S. Francesco a Chieri di un polittico del misterioso "Raymundus Neapolitanus ... molto sul gusto di Gentile", visto da G. Allegranza e da L. Lanzi ancora sulla fine del XVIII secolo (Lanzi, 1793).
Anche i rapporti con lo zio Giovanni andranno chiariti e potrebbe essere identificato con quest'ultimo il collaboratore arcaizzante che intervenne largamente negli affreschi del battistero di Chieri e a cui spetta forse una tavola con S. Apollonia e s. Antonio, già attribuita al Maestro jaqueriano di S. Pietro a Pianezza (Romano, 1991); si tratta di una personalità parallela all'autore degli affreschi del primo Quattrocento sulle pareti e sulla volta della cappella dei Gallieri nel duomo chierese. Attraverso la ricostruzione della figura dello zio Giovanni, si potrebbero spiegare i sensibili rapporti tra il F. e la bottega saluzzese-pinerolese cui si deve la Fontana della giovinezza al castello della Manta (Romano, 1992); si deve tenere presente, a questo proposito, che il cognome Fantini è documentato anche a Pinerolo (Gabotto, 1896) e che, fino al 1418, Chieri appartenne al principato d'Acaia, con capitale appunto a Pinerolo. Un ultimo problema è posto dall'interesse che il tardo F. dimostra (a Pecetto e a Marentino) nei confronti delle novità stilistiche diffuse a Chieri dalle opere di Roger van der Weyden presenti presso la famiglia chierese dei Villa (Passoni, 1987; 1988), con esiti sorprendentemente paralleli alla Crocefissione su tavola con stemma della famiglia Rolin nel Museo Paul Arbaud di Aixen-Provence.
Fonti e Bibl.: L. Lanzi, Viaggio del 1793 pel Genovesato e il Piemonte, a cura di G. C. Sciolla, Treviso 1984, pp. 1, 95; A. Bosio, Mem. storico-religiose e di belle arti del duomo e delle antiche chiese di Chieri, Torino 1878-1880, pp. 124 s., 131; F. Gabotto, Alcuni inediti di storia politica subalpina (1297-1410) dai conti e dai registri della Curia del Comune di Pinerolo, in Boll. storico-bibliogr. subalpino, I (1896), pp. 204 ss.; E. Olivero, L'antica pieve di S. Pietro a Pianezza, Torino 1922, p. 55; N. Gabrielli, Opere di maestri fiamminghi a Chieri nel Quattrocento, in Boll. storico-bibliogr. subalpino, XLI (1936), pp. 438, 440; Id., Gli antichi affreschi del battistero, in App. a E. Olivero, L'architettura gotica del duomo di Chieri, Torino 1939, pp. 55-60; Id., Un dipinto su tavola di Giacomo Jaquerio, in Bollettino storico-bibliogr. subalpino, XLVI (1941), pp. 197-201; E. Olivero, La chiesa di S. Maria Assunta detta dei Morti in Marentino, in Architettura religiosa preromanica e romanica nell'arcidiocesi di Torino, Torino 1941, pp. 282 s.; A.M. Brizio, La pittura in Piemonte dall'età romanica al Cinquecento, Torino 1942, pp. 159, 172, 227; R. Carità, La pittura del ducato Amedeo VIII, in Bollettino d'arte, XLI (1956), p. 125; E. Castelnuovo, Appunti per la storia della pittura gotica in Piemonte, in Arte antica e moderna, IV (1961), p. 105; A. Griseri, Jaquerio e il realismo gotico in Piemonte, Torino 1965, pp. 28, 48, 60, 86, 1 30 n. 103, 131 n. 112; S. Edmunds, New light on Bapteur and Lamy, in Atti della Accad. delle scienze di Torino, CII (1967-1968), p. 543; C. Sterling, Etudes savoyardes, I, Au temps du duc Amédée, in L'Oeil, 1969, n. 178, p. 5; L. Mallè, Le arti figurative in Piemonte. Dalla preistoria al Cinquecento, Torino 1973, pp. 91 s., 94; Soprintendenza alle gallerie e alle opere d'arte del Piemonte, G. Romano, Recuperi e nuove acquisizioni (catal.), Torino 1975, pp. 10 s.; M. Bertello-B. Fioretti, Piccola collina torinese, Mombello di Torino 1977, pp. 51 ss.; C. Gardet, Giacomo Jaquerio, in Société française d'archéologie. Congrès archéologique du Pièmont (1971), Paris 1977, pp. 528, 543; Giacomo Jaquerio e il gotico internazionale (catal.), a cura di E. Castelnuovo-G. Romano, Torino 1979, pp. 54, 181 s., 185-188; M. Natale, Una scheda piemontese: 1435, in Scritti di storia dell'arte in onore di F. Zeri, Milano 1984, I, pp. 81-92; O. Santanera, Gli affreschi e i dipinti del duomo, in Duomo di Chieri. 15 secoli di storia e di fede, a cura di E. Bassignana, Pinerolo 1986, pp. 118 s.; R. Passoni, La pittura in Piemonte e Valle d'Aosta nel Quattrocento, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, Milano 1987, I, pp. 35 s.; II, p. 623; Arte del Quattrocento a Chieri. Per i restauri nel battistero, a cura di M. di Macco-G. Romano, Torino 1988 (saggi di G. Romano, C. Ghibaudi, R. Passoni, S. Caselle, A. Rava e R. Baratti), passim; Dal Trecento al Seicento. Le arti a paragone (catalogo della mostra presso la galleria Antichi Maestri pittori), a cura di G. Romano, Torino 1991, p. 29; M. Boskovits, Ilmaestro di Incisa Scapaccino e alcuni problemi di pittura tardo gotica in Italia, in Paragone, XLII (1991), 501, pp. 41, 44, 50 s. nn. 32 s., 52 n. 49; G. Romano, Per un eroe senza nome: il Maestro della Manta, in La sala baronale del castello della Manta, Milano 1992, pp. 4 s.