OBERDAN, Guglielmo
Nato a Trieste il 1° febbraio 1858, compì gli studî medî tecnici nella città natale. Nel 1877 si recò a Vienna per iniziarvi gli studî d'ingegneria. Richiamato alle armi in seguito alla mobilitazione per l'occupazione austriaca della Bosnia, fuggì nel luglio 1878 da Trieste e si recò a Roma, dove continuò gli studî prendendo vivissima parte all'attività politica dell'emigrazione irredenta. Le manifestazioni, promosse nell'estate 1882 dai circoli ufficiali austriaci per commemorare il 5° centenario della cosiddetta "dedizione" di Trieste agli Asburgo, provocarono vivissimo fermento nei circoli irredentistici di Trieste e del regno. Una prima reazione (cui O. non fu estraneo) si ebbe col lancio di una bomba contro un corteo di veterani austriaci (2 agosto). Ma l'eccitazione crebbe alla notizia che in settembre l'imperatore stesso si sarebbe recato a Trieste. O. decise allora di agire, persuaso che "la causa di Trieste avesse bisogno di un martire triestino", e armato di bombe, il 14 settembre partì, assieme con l'istriano Donato Ragosa, da Roma per Trieste. Le circostanze avrebbero poi determinato il modo della protesta. Ma il proposito, la partenza e l'itinerario erano già noti al governo austriaco per il tradimento di due spie insospettate: l'avv. G. Fabris-Basilisco, già attivo collaboratore dei comitati irredentistici, e l'ungherese Francesco de Gyra, che era stato ufficiale garibaldino nelle guerre dell'Indipendenza. Il 16 settembre, in una locanda di Ronchi, O. veniva arrestato, mentre Ragosa riusciva a sfuggire alla cattura. Superbo fu il contegno dell'O. in tutti i numerosi interrogatorî, dai quali balza la sua volontà di sacrificio, che può compendiarsi nella storica frase: "io ho confessato tutto ciò che può solo nuocermi". Condannato a morte mediante capestro e respinta la domanda di grazia presentata dalla madre, nonostante gli appelli e le preghiere rivolte da tutto il mondo all'imperatore Francesco Giuseppe (fra gli altri, intervenne a favore di O. anche Victor Hugo) l'esecuzione ebbe luogo nel cortile interno della Caserma grande di Trieste il 20 dicembre 1882. Mentre il boia e i suoi aiutanti gli applicavano i ceppi - riferisce un rapporto ufficiale - O. "emise continuamente le grida di Viva l'Italia, Viva Trieste libera, fuori lo straniero; grida che coprirono il rullo dei tamburi finché gli morirono nella strozza".
Bibl.: F. Salata, G. O., Bologna 1924 (2a ed., Milano 1933) e bibliografia ivi cit.; A. Scocchi, G. O., Trieste 1926.