PUSTERLA, Guglielmo
PUSTERLA, Guglielmo. – Nacque agli inizi del XIV secolo, probabilmente a Milano, da Tommaso di Alcherio, abitante in Porta Ticinese, con beni in Tradate (Litta, 1837).
Un’aggiunta coeva al catalogo degli arcivescovi inserito nel Beroldo Nuovo lo dice «filius Thome de Pusterla de Tradate» (N. Sormani, Diplomatica Mediolanensis, f. 121r; Frisi, 1774, pp. 32 s.; Cathalogus..., 1848, p. 109; Giulini, 1856, p. 462). Essa afferma che fu cappellano commensale di Giovanni XXII, preposito di Bratislava (Posonium/Pressburg, allora in Ungheria, nella diocesi di Esztergom), canonico di Castelseprio, canonico e cimiliarca del capitolo maggiore di Milano, arciprete di Monza.
Il canonicato di Milano è attestato dal 1335 (J.-M. Vidal, Benôit XII (1334-1342). Lettres communes et curiales, I-III, 1902-1911, 644); il cimiliarcato dal 1345 (BA Perg. 4344; ed. Palestra, 1971, pp. 78-80). L’arcipretura di Monza risulta dal 1336 (J.-M. Vidal, Benôit XII, cit., 2706, 2708, 6873) e fu gestita tramite il canonico Graziano da Arona (10.10.1348; 17.08.1350; 2.06.1353: ASM 597; Frisi, 1774, p. 32; Id., 1794, II, p. 163). Graziano nel 1335 era stato inviato dai Visconti ad Avignone per il recupero del tesoro monzese sottratto nel 1324, affidandosi a Pusterla e a Matteo Ribaldi vescovo di Pavia (Frisi, 1794, I, pp. 104-108). La prepositura posoniense deve risalire agli stessi anni, poiché il 20 ottobre 1337 Guglielmo, con due ungheresi, è commissario esecutore per un canonicato a Zagabria (allora Ungheria: J.-M. Vidal, Ben̂oit XII, cit., 4529).
Egli risiedeva ad Avignone, ove erano alcuni suoi congiunti (Guglielmo di Corrado, e dove ne fuggirono altri dopo la fallita congiura antiviscontea di Francescolo della Pusterla del 1340: J.-M. Vidal, Benôit XII, cit., 9116; Biscaro, 1920, p. 259). Il 18 ottobre 1345 Clemente VI lo inviò nunzio in Boemia per stabilire una tregua con il re di Polonia (S. Riezler, Vatikanische Akten..., 1891, 2227, 2232; E. Déprez - G. Mollat, Clement VI (1342-52). Lettres closes, patentes et curiales int. les pays autres que la France, I-II, 1960-1961, 795-797, 802, 815) e l’11 dicembre 1346 (definendolo preposito posoniense) lo nominò patriarca latino di Costantinopoli (la nota al Beroldo e una del 1376-81, T.175.sup. f. 12r, lo ricorda, ma altre equivocano con il patriarcato antiocheno: Trotti, 109, p. 82; o con quello di Aquileia: A.98.inf., f. 31v; Annales Mediolanenses, col. 742). Clemente VI e Innocenzo VI gli lasciarono in commenda gli altri benefici, con varie proroghe (17.01.1347; 28.02.1349; 13.04.1351; 11.10.1352; 19.03.1355; 8.06.1359, l’ultima non formalizzata e sanata da Urbano V: M. Hayez et al., Urbain V (1362-70). Lettres communes, I-XII, 1964-1989, 5014). Nel novembre del 1354 Innocenzo VI incaricò i patriarchi di Costantinopoli, Aquileia (fratello del re) e Grado dell’incoronazione milanese di Carlo IV, qualora l’arcivescovo eletto Roberto Visconti non potesse o non volesse (per i contrasti di Carlo con i Visconti), ma nel 1355 questa fu espletata da Roberto e dal vescovo di Bergamo (Frisi, 1794, II, pp. 166-168).
Morto di peste Roberto l’8 agosto 1361, Innocenzo VI il 23 agosto lo sostituì con il curiale Guglielmo, forse in connessione con la guerra contro Bernabò per Bologna (ma che Guglielmo fosse avversario dei Visconti è da dimostrare).
La guerra ebbe termine nel 1364, ma riprese nel 1368 e comportò l’accentuazione, da parte dei signori, della tassazione e delle conseguenti violenze già in corso sul clero del dominio (Palestra, 1971, pp. 40-42) con il consueto contrapposto ricorso papale a pene spirituali: i signori incamerarono annate e tasse dovute alla Sede apostolica e imposero taglie, bilanciate da esenzioni e donazioni (P. Azario, Liber..., a cura di F. Cognasso, in RIS, XVI, 4, 1939, pp. 104 s., 108-114; A. De Bezanis, Cronica pontificum et imperatorum, a cura di O. Holder-Hegger, 1908, pp. 104 s., 111-114; Giulini, 1856, V, pp. 471, 520).
La situazione del 1361 impedì all’arcivescovo di percepire i redditi della mensa: il papa gli lasciò in commenda il patriarcato e gli altri benefici (M. Hayez et al., Urbain V, cit., 7009; Eubel, 1911, I, pp. 206, 332). Nel 1362 il salario del vicario Cristoforo de Medicis fu ridotto dai 100 fiorini pagati dal predecessore a 20, inesigibili perché il presule non godeva ancora dei suoi beni. Il cronista Pietro Azario scrisse allora che Guglielmo «dicitur fuisse electus», ma risiedeva in Avignone e non godeva dei beni (Liber..., cit., p. 146). Il problema fu presto risolto, come notò Urbano V il 17 febbraio 1363, ritirando la commenda e riassegnando il canonicato milanese e l’ufficio di cimiliarca (M. Hayez et al., Urbain V, cit., 7009). L’amministrazione era però condizionata dalla signoria: gli storici vedono in questa fase la separazione definitiva tra carica arcivescovile ed esercizio di potere politico (Giulini, 1856, V, p. 394; Soldi Rondinini, 1991, p. 309). Come già da Roberto, pur non alienati di diritto, vennero locati ai Visconti beni e giurisdizioni arcivescovili (e del capitolo maggiore, le valli Blenio e Leventina, ove Galeazzo era vicario e podestà «pro s. Mediolanensi ecclesia»: ASM Notarile 9, 4.02.1363; ACMM C.247, 24.09.1365).
Procuratore per le locazioni fu il nipote Tommaso, che collaborò con i «gestori dei beni arcivescovili» di Galeazzo, utilizzando però, come ufficiali vescovili, congiunti quali Lampugnano e Protasolo Pusterla (ASM Notarile 9: 7, 17, 26.04.1363; 14.12.1363, 4, 12, 21, 22.01.1364; 7.09.1364). Il 18 aprile 1364 Tommaso, ampliando precedenti atti di Roberto (Palestra, 1971, pp. 56-67 e nn. 40, 73, 124, 139, 148, 150), nominò Galeazzo «protettore, governatore e rettore» con mero e misto impero usque ad beneplacitum del presule delle principali giurisdizioni arcivescovili site nella fascia settentrionale della diocesi, dalla riva orientale del lago Maggiore alla Valtellina, lungo importanti vie di comunicazione (Bellano, Dervio, Teglio, Valassina, Galliate, Valsolda, Lesa, Vergante e in parte Valsassina; conserva le valli Averara e Taleggio e giurisdizioni minori).
Pusterla non entrò in sede e governò tramite vicari. Nei primi mesi, forse a causa delle ostilità, agì sede vacante il vicario capitolare Martino da Sesto (ASM Autografi 17, 19.02.1362), ma da giugno del 1362 la diocesi fu retta dai suoi vicari.
Si trattò di Cristoforo Medici, decretorum doctor, dal 1364 arciprete del capitolo maggiore, già al servizio di Roberto (altri tre de Medicis furono vicari lungo il XIV secolo: Francino, Catellolo, Ambrogio); di Leonardo Ferrari, provinciale dei celestini; del suddetto nipote Tommaso Pusterla (figlio del fratello Ardizzone e fondatore di due chiese a Tradate), a cui aveva procurato la prepositura di Castelseprio nel 1348 e un canonicato nel capitolo maggiore, cui seguì l’ufficio di cimiliarca (nomina 27.08.1362: BA Perg. 2907ter); di frate Pietro, vescovo in partibus di Tenedos (per le consacrazioni; furono utilizzati anche i vescovi di Parma, Ugolino Rossi, e di Bergamo Lanfranco Saliverti: ASMI notarile 9: 6.09.1362; 19-20.08.1362; 13.09.1362; 4, 17.10.1362; 23.01.1363; 8, 20, 21.3.1363; 20.01.1364; 30.08.1364; PF 724, 25.09.1366; PF 482, 18.11.1369). La loro attività è nota soprattutto dagli atti del notaio di curia Ambrogio Arese (ASM Notarile 9). Essi agivano nel palazzo arcivescovile (PF 615, 26.04.1364), attivi anche in cause d’appello provenienti dalle diocesi suffraganee e nel coordinamento di queste per il pagamento delle tasse papali: BC, AB.386, 81r-v, 94r-96v). La giurisdizione sulle cause in materia beneficiale dovette però essere sin dal 1362 ribadita di fronte alle ingerenze signorili (Soldi Rondinini, 1990, pp. 851 s.; Ead. 1991, p. 315).
Il 3 dicembre 1365 Guglielmo sottoscrisse una lettera ad Avignone presso S. Saturnino (St.-Saturnin-lès-Avignon? AB.386, f. 72) e non si sa se abbia seguito Urbano V a Roma. La morte è stata collocata dagli storici tra il 1369 e il 1371. L’aggiunta al Beroldo afferma che Pusterla fu sepolto nella chiesa dei predicatori di Avignone e calcola 9 anni e 4 mesi di episcopato, il che porterebbe al dicembre del 1370 (così Eubel, 1911, p. 333). Morì invece tra il 22 febbraio 1371 (ASM notarile 2, f. 359v: Leonardo è vicario di Guglielmo), o più probabilmente il 20 aprile (gli statuti del capitolo del duomo lo dicono in remotis agens: Cattaneo, 1954, p. 304), e il 18 luglio 1371, quando Gregorio XI nominò successore Simone da Borsano (Eubel, 1911, p. 333).
Fonti e Bibl.: Bergamo, Archivio della curia vescovile, Archivio capitolare, Perg. L.VII; Imbreviature, cart. 27-30, 34-46, 59-67; Bergamo, Biblioteca civica (BC), ms. AB.386 (C. Agliardi, Excerpta notatrorum), ff. 48r-50v, 59r-61v, 72rv, 74r-77r, 80r, 81rv, 94r-96v; AB.399 (M. Lupi, Excerpta), ff. 190r, 193r. Archivio di Stato di Milano (ASM), Notarile, cart. 2 (Verzaghi), 9 (Aresi); Autografi, cart. 17; Diplo-matico, Pergamene per fondi (PF), cart. 377 (28.06.1364); 421 (18.04.1364; 23.11.1369); 430 (13.11.1363); 433 (25.10.1364); 434 (5.12.1362); 482 (18.11.1369); 612 n. 319 (23.10.1366); 615 n. 10 (26.04-31.05.1354); 724 (25.09.1366); Milano, Archivio del capitolo metropolitano (ACMM), Perg. nn. B.89 n. 15; B.91; C.241, C.247; Milano, Archivio del capitolo di S. Ambrogio, Perg. sec. XIV, n. 123; Milano, Biblioteca Ambrosiana (BA), Perg. nn. 4344, 7222 s.; mss. I.24-25 suss. (G.C. Della Croce, Codex diplomaticus Mediolanensis), ad annum; H.103 suss., 4 (N. Sormani, Diploma-tica Mediolanensis), ff. 119r, 121r; L.96 suss. ad annum; A.98.inf., f. 31v; T.175.sup. (sec. XIV), f. 12r (aggiunta a Chronica archiepiscorum 3); Trotti 109 (sec. XVII), p. 82; Trotti 150 (sec. XVI), f. 52r; Milano, Biblioteca Braidense (BB), ms. AF.XII.19 (sec. XIV), f. 46v (aggiunta a Fiamma, Chronica pontificum). B. Morigia, Chronicon Modoetiense, in RIS, XII, Mediolani 1728, coll. 1141-1147; Annales Mediolanenses, ibid., XVI, Mediolani 1730, col. 742; Cathalogus archiepiscoporum Mediolanensium, a cura di L.C. Bethmann - W. Wattenbach, in MGH, Scriptores, VIII, Hannoverae 1848, p. 109; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano, I, Milano 1889, p. 136 n. 205; S. Riezler, Vatikanische Akten zur deutschen Geschichte in der Zeit Kaiser Ludwigs des Bayern, Innsbruck 1891, nn. 2227, 2232; J.-M. Vidal, Benôit XII (1334-1342). Lettres communes et curiales, I-III, Paris 1902-1911, ad ind.; A. De Bezanis, Cronica pontificum et imperatorum, a cura di O. Holder-Hegger, Hannoverae-Lipsiae 1908, pp. 104 s., 108-114; P. Azario, Liber gestorum in Lombardia, a cura di F. Cognasso, in RIS, XVI, 4, Bologna 1939, pp. 108, 112, 146, 156; E. Déprez - G. Mollat, Clement VI (1342-52), Lettres closes, patentes et curiales int. les pays autres que la France, I-II, Paris 1960-1961 nn. 795-797, 802, 815; M. Hayez et al., Urbain V (1362-70). Lettres communes, I-XII, Paris 1964-1989, ad ind.; C. Santoro, La politica finanziaria dei Visconti, I, Milano 1976 nn. 151-153, 157 s., 162 s., 190 s., 218 s., 227, 253, 297; E. Cattaneo, Cataloghi e biografie dei vescovi di Milano, Milano 1982, p. 127; Il medioevo delle carte. Documenti di storia ticinese, a cura di G. Chiesi, Bellinzona 1991, pp. 135 s.
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