GUGLIELMO (Guglielmo del Piemonte)
Vescovo di Modena e cardinale, nacque in Piemonte (non, come preteso da alcuni, in Savoia o in Francia) intorno al 1185; non sono noti i nomi dei genitori.
Sicuramente dovette nascere prima del 1186, dal momento che, attestato per la prima volta nel Collegio dei notai papali il 25 febbr. 1211, doveva essere a quella data perlomeno venticinquenne, secondo quanto prescritto dalle norme d'ingresso nella Cancelleria.
G., a quanto sembra, entrò giovanissimo nell'Ordine dei certosini, probabilmente in una delle quattro certose piemontesi attive in quegli anni (Casotto, Losa, Mondovì, Pesio).
Dubbi sulla sua professione monastica sono stati suscitati in quanto l'unica attestazione proviene da una lettera, datata 29 nov. 1244 ma scritta molto probabilmente il 29 nov. 1246, che lo stesso G., da poco fatto cardinale, avrebbe inviato al generale Ugo, priore della Grande Chartreuse, pregandolo affinché "filio tuo in Cristo indulgeas, et illa sancta multitudo, cui Deo autore praees, uterinum monachum, ne dicam cardinalem Guillelmum, suum esse recordetur" (cfr. Mabillon, p. 483).
La presenza di G. nella Cancelleria, come notaio papale, fin dall'epoca di Innocenzo III è confermata da due documenti, datati rispettivamente 25 febbr. 1211 e 12 ag. 1216. Onorio III, tra il 13 dic. 1219 e il 24 febbr. 1220, lo nominò vicecancelliere della Chiesa romana. G. avrebbe rivestito quel prestigioso ufficio perlomeno fino al 3 apr. 1222, ciò che ha fatto pensare a una solida formazione giuridica di grado accademico benché - nonostante un ricorso occasionale del titolo di magister a lui riferito e numerose allusioni alla sua erudizione - non sia dato ricostruire con precisione il suo curriculum studiorum.
Nel 1222, probabilmente a maggio, G. fu eletto vescovo di Modena, nominato e consacrato dallo stesso Onorio III, che in tal modo, scavalcando le prerogative metropolitane di Ravenna, pose fine a una disputa sorta all'interno del capitolo della cattedrale modenese puntando su un candidato che avrebbe sicuramente rafforzato la tradizionale politica di resistenza ai tentativi comunali di violazione della libertas della Chiesa cittadina. Così, già nel 1224, G. indusse Onorio III a cassare l'accordo promosso nel 1221 dal cardinale Ugolino, vescovo di Ostia e futuro papa Gregorio IX, tra il Comune di Modena e la Chiesa locale, dal momento che gran parte delle alienazioni di beni ecclesiastici autorizzate dal suo predecessore non avevano conseguito l'approvazione del capitolo della cattedrale e pertanto non potevano avere validità giuridica. La linea politica di G., quale emerge dal trattato stipulato nel 1227 con il Comune di Modena, sembra tradire la volontà d'instaurare, sulla base delle antiche concessioni imperiali, un'autentica signoria vescovile rivendicando a pieno titolo sulla città e sul contado le prerogative giurisdizionali in materia civile e penale esercitate ormai dalle magistrature comunali, che a loro volta si richiamavano ai capitoli della pace di Costanza (1183).
G. occupò la sede vescovile modenese per una decina d'anni, anche se le molteplici legazioni papali di cui venne incaricato a partire dalla fine del 1224 lo sottrassero per lunghi periodi alla guida della sua diocesi. Oltre ad affrontare questi viaggi Oltralpe, sempre negli anni modenesi G. avrebbe assunto altri incarichi papali extradiocesani, come l'ufficio di inquisitore in Lombardia a fianco di Alberto, vescovo di Brescia (dal 4 maggio 1224 fino al settembre dello stesso anno).
Il 31 dic. 1224 Onorio III lo nominò legato in Livonia.
Scopo della missione era quello di promuovere l'evangelizzazione del paese nonché di coordinare, secondo le direttive papali, le crociate intraprese contro i pagani del Baltico e di organizzare le Chiese di Estonia e Lituania con l'appoggio dei frati predicatori già stanziati in quelle regioni. G. poteva così convocare e riunire nella Pasqua del 1226 un primo concilio provinciale nella città di Riga. Dopo avere lasciato sul posto come vicelegato il maestro Giovanni, G. rientrò a Roma già durante l'inverno 1226-27 e poté fornire un primo rapporto sulla sua legazione.
Forse sin dall'autunno 1228, sicuramente prima del 18 luglio 1229, Gregorio IX affidò a G. un nuovo incarico missionario, che l'avrebbe condotto in Danimarca e in Svezia e più tardi anche in Prussia.
Oltre a contribuire all'opera di evangelizzazione con il sostegno dei missionari domenicani, G. esercitò altresì il suo ruolo arbitrale nei conflitti ecclesiastici e giurisdizionali connessi alle campagne militari crociate; in particolare, nel 1229 si schierò in difesa del diritto del capitolo della cattedrale di Riga di scegliere il proprio vescovo contro le pretese egemoniche avanzate dagli Ordini militari sopra le diocesi baltiche.
Rientrato a Roma nei primi mesi del 1230, G. poteva così reinsediarsi nella diocesi di Modena esercitandovi il ministero episcopale fino a quasi tutto il 1233.
In quella veste, il 24 maggio 1233, affiancato da numerosi prelati, dal maestro generale dei predicatori e dai frati convenuti per il capitolo generale dell'Ordine, G. poteva officiare a Bologna la solenne cerimonia di traslazione dei resti di frate Domenico di Guzmán, morto nel 1221, da lui conosciuto e stimato negli anni del vicecancellierato alla Curia romana, e del quale, nonostante alcune fonti insinuino un aperto suo iniziale scetticismo riguardo i clamorosi prodigi che si sarebbero verificati in quei frangenti sulla tomba del pater praedicatorum, una volta ricredutosi avrebbe addirittura favorito di lì a poco la canonizzazione, proclamata da Gregorio IX poco più di un anno dopo.
Caso assai raro a quell'epoca, G. rinunciò alla carica di vescovo poco prima del 5 febbr. 1234. Subito dopo Gregorio IX, il 9 febbr. 1234, lo nominava per la terza volta suo legato a latere nelle terre del Baltico investendolo di poteri ancora più estesi rispetto ai precedenti mandati.
G., infatti, oltre all'impegno profuso nel coordinare l'azione missionaria dei domenicani e dei cavalieri teutonici (poco propensi, in genere, alla tutela dei diritti dei neoconvertiti), fu chiamato a riorganizzare l'assetto ecclesiastico di quelle regioni suddividendo e riaccorpando le diocesi e trasferendo i presuli dall'una all'altra sede ovvero creandone di nuove; per sua iniziativa furono erette così le diocesi di Ermeland, Kulm, Pomesania e Samland.
In epoca anteriore alla sua nomina cardinalizia, in alcune lettere di Gregorio IX e di Innocenzo IV, datate tra il gennaio 1236 e il 24 sett. 1243, G. appare insignito del titolo di penitenziere papale. Sempre poco prima del conferimento della porpora, tra l'agosto e il settembre 1243, G., in compagnia di Guglielmo abate di S. Facondo, futuro cardinale dei Ss. XII Apostoli, di Pietro Albanense, arcivescovo di Rouen, e del vescovo di Reggio Niccolò Maltraversi, fu tra gli "speciales nuntios et solempnes" (Vita Innocentii IV, p. 81 e n. 2) che componevano la legazione di pace promossa dal neoeletto (25 luglio) pontefice Innocenzo IV e inviata a Melfi presso la corte di Federico II, che accolse benevolmente i prelati.
Il 28 maggio 1244, nella basilica vaticana, durante la prima grande promozione cardinalizia del nuovo papa, G. fu ordinato cardinale vescovo della sede di Sabina, vacante dal 25 ott. 1241. In quella veste sottoscrisse per la prima volta a Civita Castellana il 22 giugno 1244 durante la fuga della Curia papale verso Sutri e Civitavecchia: di qui, con tutto il seguito papale, si imbarcò per Genova, dove sarebbe approdato il 7 luglio seguente. Durante la sosta genovese della Curia G., il 15 luglio, fu nominato per la quarta volta legato papale nei paesi baltici ma non diede mai seguito all'incarico dal momento che la sua presenza presso la Sede apostolica fu ritenuta in quei frangenti assolutamente indispensabile e al suo posto fu inviato il frate domenicano Enrico, suo cappellano e futuro vescovo di Coira; comunque, il 27 e 28 settembre successivi, ancora a Genova, G. figura tra i sottoscrittori di due privilegi pontifici in qualità di legato, titolo di cui avrebbe perciò conservato le prerogative.
Insieme con altri undici nuovi porporati di Innocenzo IV sottoscrisse invece, per la prima volta, a Lione, dov'era giunto con il corteo papale il 2 dic. 1244, il 23 genn. 1245; e poi, continuativamente, fino al 9 nov. 1246.
Il 3 novembre di quell'anno G. era stato infatti nominato per la quinta volta legato a latere del papa con speciale mandato d'azione in Svezia e in Norvegia: al sovrano di quest'ultima nazione, Haakon IV, che G. avrebbe dovuto incoronare, fu annunciato l'arrivo del legato pochi giorni prima.
Durante il viaggio verso la Scandinavia G. fece tappa nel Regno d'Inghilterra: qui, come insinua faziosamente il cronista Matthew Paris, egli "non potuit Romanis innatam cupiditatem cohibere" (p. 627); ma la notizia sembra smentita dal fatto che quando il 13 maggio 1250, a Lione, in presenza dei cardinali di Curia, il vescovo di Lincoln Roberto Grossatesta fece leggere al cardinale Giovanni Gaetano Orsini una celebre requisitoria contro lo sfruttamento finanziario subito dalla Chiesa inglese da parte della Curia romana, gli unici prelati ai quali, oltre al papa, fu presentata una copia del memorandum furono il domenicano Hugues de St-Cher e G., prescelti a giudicare le accuse e dunque, presumibilmente, in buoni rapporti con il presule di Lincoln e con tutta la Chiesa d'Inghilterra.
G. era partito per la Norvegia forse già prima del 21 genn. 1247: oltre all'incoronazione del re Haakon, aveva il compito di preservare quelle terre dalla perniciosa influenza dell'imperatore Federico II e di curare gli interessi finanziari della Curia pontificia. Durante il viaggio di ritorno dalla missione nei paesi scandinavi G. presenziò ad Aquisgrana alla cerimonia d'incoronazione del neoeletto re dei Romani, il conte Guglielmo II d'Olanda (1° nov. 1248).
Lo ritroviamo a Lione, tra i sottoscrittori di privilegi papali, a partire dal 2 febbr. 1249; la sua presenza è però già attestata sulle rive del Rodano a partire dal 30 gennaio, quando G. consacrò una chiesa, come si può rilevare da un'epigrafe coeva (cfr. Allmer).
La vecchia ipotesi di Donner (p. 398), secondo la quale G., dopo il rientro dall'ultima legazione, si sarebbe ritirato per qualche tempo in una certosa (dal settembre 1249 al maggio 1250), assecondando in tal modo un antico proposito, sembra smentita dalle sottoscrizioni in cui G. figura continuativamente, e più volte anche in qualità di decano del Collegio cardinalizio, fino al 17 febbr. 1251; sottoscrizioni che paiono dunque escludere un allontanamento dalla Curia lionese per intervalli significativi.
Da lì, negli ultimi mesi di vita, grazie all'esperienza maturata negli anni delle sue legazioni continuò a occuparsi di questioni relative ai paesi baltici.
Secondo un'antica tradizione monastica, G. si spense a Lione (cfr. Strehlke, p. 133) il 31 marzo 1251 (sicuramente dopo il 14 marzo e prima del 19 aprile, data di inizio del rientro in Italia di Innocenzo IV) e venne sepolto nella locale chiesa conventuale dei frati predicatori, accanto alla tomba dell'amico cardinale Ottone da Tonengo.
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