GUICCIARDINI
. Contrariamente alla tradizione che attribuisce a questa famiglia origine dalla Val di Pesa, ove a Poppiano posseggono tutt'oggi un castello, i G. provengono dal Mugello ove prima del 1200 avevano estesissime proprietà, e discendono dai Soavizi, nobili di stirpe longobarda, potenti castellani e proprietarî del Mugello. Altre numerose proprietà dei G. nei pressi di Fiesole e altrove, provano la provenienza loro dal contado, ove erano potentissimi, esclusa ogni origine feudale. Quando, infatti, nel 1293, vennero emanati gli Ordinamenti di Giustizia, i G. non furono considerati magnati, né furono esclusi dalle cariche pubbliche.
Nel 1200 possedevano già case in Firenze, poco dopo li troviamo diffusi in ogni parte della città. Trasformarono da campagnola in commerciale la loro posizione finanziaria, aumentandola sì da raggiungere nei secoli XV e XVI importanza di prim'ordine con case a Lione, Anversa, Londra, Napoli. Abbandonarono il commercio sulla fine del sec. XVI, quando chiusero la loro ultima casa in Norimberga. Contemporaneamente, a cominciare dalla fine del Duecento, i G. acquistavano nel governo dello stato quell'autorità che mantennero grandissima, fino alla caduta della repubblica, e anche dopo, sotto il principato. Da notare la grande attività svolta dai G. con avvedutezza in legazioni e commissarie al servizio della loro città, con ritmo ininterrotto, quasi ereditario: carattere veramente peculiare della famiglia. I G. furono priori 44 volte, gonfalonieri 16 volte; durante il principato 12 furono i senatori.
Guicciardino di Mercatante nel 1226 e nel 1240 fu console dell'Arte di Por S. Maria. Dal figliuolo suo, Tuccio, che fece gran fortuna col commercio, deriva la potenza finanziaria della famiglia. Simone di Tuccio fu il primo ammesso alle magistrature: priore nel 1302 e 1305, gonfaloniere nel 1302. Piero, nipote di Simone ex fratre, ebbe, primo, reale autorità nello stato. Con lui cominciò nella famiglia il succedersi di uomini di governo eminenti in ogni generazione. Il figlio Luigi (morto nel 1405) uno degli ottimati più influenti, molte volte ambasciatore, ebbe grandissima parte negli avvenimenti del tempo suo. Gonfaloniere nel 1378, fu deposto dal popolo minuto nella sollevazione dei Ciompi. Caduto il governo popolare, fu ancora due volte gonfaloniere. Giovanni (1385-1435), suo figliuolo, fu investito di numerose legazioni e commissarie. Contrario a Cosimo de' Medici, col ritorno di lui (1434) fu trascurato. Da lui il ramo tuttora esistente dei G. di Prata (Grosseto). All'altro figliuolo, Piero (1370-1441), devono i G. il passo decisivo sulla via della grandezza politica, per il favorire che fece la parte di Cosimo de' Medici, di cui negli ultimi anni vide la finale vittoria. Fu tre volte gonfaloniere, moltissime ambasciatore. Dall'imperatore Sigismondo, a lui e alla discendenza, fu conferito (1416) il titolo di conte palatino. Dei tre figliuoli suoi, Luigi (1407-1487) e Iacopo (1421-1490) furono rispettivamente sei e cinque volte della Signoria; le altre magistrature, le ambascerie, le commissarie non si contano. Iacopo, "dall'83 al '90... dopo Lorenzo... il primo uomo della città", fu l'uomo di fiducia del Magnifico, commissario presso l'esercito spedito dai Fiorentini a sottomettere Volterra (1472); nel 1478 presso l'esercito contro Sisto IV e il re di Napoli nella guerra provocata dalla congiura dei Pazzi e nel 1484 in quella per recuperare Sarzana dalle mani dei Genovesi. La fortuna non gli arrise nell'assedio di Pietrasanta, ma nel 1487 fu di nuovo chiamato a quella stessa impresa. Da Piero, suo unico figliuolo (1454-1513), molte volte ambasciatore, tre dei priori, console del mare, nel 1494 commissario alla difesa del dominio fiorent; no minacciato da Carlo VIII, nacquero: Francesco (v.); Girolamo, il cui figliuolo Angelo curò per il primo la stampa della storia dello zio (da lui i G. che oggi fioriscono a Firenze); Iacopo, di cui, ambasciatore dei Fiorentini a Clemente VII, è celebre l'alterco col papa a Bologna, alla vigilia dell'assedio di Firenze; Luigi (1478-1551) gonfaloniere nel 1527 nel momento criticissimo quando avvenne la cacciata dei Medici. Interpellato da Clemente VII, scrisse un parere col quale dimostrava essere il principato la miglior forma di governo, e come per Firenze fosse desiderabile e salutare il ritorno dei Medici. Fu tra i primi senatori nominati dal duca Cosimo.
Durante il granducato i G. furono ancora molto ricercati: Piero, marchese di Campiglia d'Orcia, ambasciatore a Roma dal 1611 al 1628 si trovò a trattare le cose di Galileo. Ma la politica, che per oltre due secoli era stato l'elemento per il quale i G. erano nati e vissuti, era spenta ormai in Firenze. Nei tempi recentissimi è da ricordare un conte Piero (1808-1886). Appassionatissimo per l'educazione e l'istruzione popolare attese personalmente alla fondazione di asili infantili. Seguì la dottrina evangelica, nella convinzione che un rinnovamento politico richiedesse anche un rinnovamento religioso e spirituale, atteggiamento che gli costò il carcere e l'esilio. Fu suo nipote ex fratre il conte Francesco (v.).
Bibl.: Oltre al Litta, si v. F. Guicciardini, Op. ined., X, pp. 3-64; R. Ridolfi, L'Archivio della Famiglia Guicciardini, Firenze 1931; P. Guicciardini, Alcune notizie sull'origine della famiglia G., Firenze 1928; id., Per l'inaugurazione di una sala di studio nell'Archivio G., Firenze 1930; e cfr. R. Davidsohn, Forsch. zur Gesch. von Florenz, Berlino 1896-1908.