GUIDALOSTE da Pistoia
Nacque a Pistoia forse nella prima metà del XIII secolo. Fu di professione ioculator, giullare, alla corte di Guido Pace Guidi dei conti di Romena, presso la corte del quale aveva trovato dimora anche il giovane Guittone d'Arezzo, con il quale G. si trovò presto in aperta contesa.
Per ingaggiare una giostra poetica, forse sulla spinta di un autentico risentimento personale, G. sfidò il rivale con un sonetto di cui non sono rimaste tracce. Guittone, anziché rispondergli direttamente, indirizzò un'epistola in versi al conte di Romena per mezzo della quale intendeva disimpegnarsi da un invito che non giudicava dignitoso, ma che lo stesso conte aveva evidentemente caldeggiato. Era infatti tradizione della sua corte richiedere ai giullari di cimentarsi in facezie e tornei, non di rado con esiti cruenti. Ma Guittone aveva motivi di lamentarsi: chi lo sfidava era quel "bon Guidaloste" (Lettere, XI, v. 28) che usava la lingua meglio della lancia. Egli desiderava perciò evitarlo, mettendosi al riparo da una battaglia rovinosa che era sicuramente destinato a perdere.
Forse relitto di una tenzone, ci è giunto un sonetto di Guittone contro Guidaloste. Guittone lo accusa di villania, di millantare la vittoria di molte giostre, di disprezzare tutti tranne se stesso, disconoscendo così tutte le oneste virtù cortesi e cavalleresche.
Le accuse di Guittone rispondono al modello di una lunga tradizione secondo la quale i giullari erano considerati rei dei peggiori vizi, tra cui superbia e maldicenza primeggiavano, strumenti efficacissimi per accaparrarsi la benevolenza dei potenti. I giullari, inoltre, erano abitualmente puniti per i loro vizi e la tracotanza delle loro facezie con maltrattamenti d'ogni sorta, spesso senza potersi difendere. Per disposizione di Federico II, chi avesse risposto con la violenza ai loro eccessivi lazzi non sarebbe stato condannabile e analoga sorte era stata decretata anche a Siena, città cui G. fu sicuramente legato. Le accuse di Guittone, perciò, s'ispirano a una schermaglia retorica codificata in formule che se non possono esser chiamate a testimoniare dell'indole vera di G., o non oltre il suo personaggio a uso della corte, attestano nondimeno un rapporto di diretta competizione tra i due.
Una data sicura lega la figura di G. alla città di Siena dove, tuttavia, non sembra che abbia mai risieduto. Si tratta del componimento suo più noto, composto nel 1255: una canzone d'argomento politico, anch'essa perduta, dedicata alla conquista da parte di Siena del castello di Torniella, località posta tra Siena e Grosseto, dominio degli Aldobrandeschi.
Per il componimento G. venne ricompensato con 100 soldi: "Item C solidos denariorum Guidaloste joculatori de Pistorio pro uno pario pannorum" (Pellizzari, p. 207).
Il pagamento di per sé è notevole: a Siena, infatti, per evitare che i giullari fossero ricompensati oltre misura, era vietato per legge elargire doni che non fossero cibo e vesti; il donativo a favore di G. dimostra perciò in quale posizione di prestigio egli si trovasse. Il pagamento testimonia, inoltre, la promozione artistica dei giullari, che le corti andavano sempre più coinvolgendo in progetti culturali dalle rilevanti connotazioni politiche. Al giullare, come mostra proprio l'esempio di G., venivano affidate composizioni musicali a carattere e finalità marziali, da far intonare agli eserciti durante le battaglie, talvolta sotto la guida dello stesso autore. L'episodio rivela che il lavoro svolto in tali circostanze dai giullari aveva prestigio ed era perciò ben ricompensato. La categoria stava conquistando il ruolo di portavoce di un'intera società, dei suoi gusti, delle sue esigenze profonde e persino degli indirizzi culturali. Di questa nuova figura di giullare G. è da considerare senz'altro uno dei precursori.
La data e il luogo della morte di G. sono ignoti.
Fonti e Bibl.: Guittone d'Arezzo, Rime, a cura di F. Egidi, Bari 1940, p. 253; Id., Lettere, a cura di C. Margueron, Bologna 1990, lettera XI, pp. 129-131; A. Pellizzari, Vita e opere di Guittone d'Arezzo, Pisa 1906, pp. 206 s.; G. Bonifacio, Giullari e uomini di corte nel Duecento, Napoli 1907, pp. 62, 102 s.; G. Zaccagnini, I rimatori pistoiesi dei secoli XIII e XIV, Pistoia 1907, pp. XXXIII-XXXVI; G. Bertoni, Il Duecento (1910), Milano 1973, p. 148; F. Torraca, Studi di storia letteraria, Firenze 1923, pp. 54 s.; C. Margueron, Recherches sur Guittone d'Arezzo, Paris 1966, pp. 87, 201-203, 264, 419; M. Ciccuto, Il restauro de "L'intelligenza" e altri studi dugenteschi, Pisa 1985, p. 181; T. Saffioti, I giullari in Italia, Milano 1990, p. 52; G. Cherubini, La cultura pistoiese, in Storia di Pistoia, a cura di G. Cherubini, II, Firenze 1998, pp. 328 s.