BUONINSEGNI, Guidantonio
Fu lettore di diritto civile nello Studio senese e uomo politico, ma svolse soprattutto una lunga ed importante attività diplomatica per conto del governo della Repubblica di Siena, trovandosi al centro delle complesse trattative che caratterizzarono uno dei periodi cruciali delle lotte fra gli Stati italiani nel sec. XV.
Membro di una famiglia senese appartenente al Monte dei riformatori, nel 1466 prese in moglie Vangelista Spannocchi, ricevendo in dote 1.000 fiorini. Entrò a fare parte del Concistoro della Repubblica di Siena per la prima volta nel bimestre gennaio-febbraio 1460 in rappresentanza del Monte dei riformatori e per il terzo di Camollia. Negli anni successivi fu incaricato di tenere lezioni di diritto civile nell'ateneo della sua città, senza con ciò rinunciare alla carriera politica che lo condusse a sedere di nuovo nel Concistoro con le mansioni di gonfaloniere del terzo di Camollia durante i primi due mesi del 1468. Come di consueto, nel 1470 rinnovò la propria "condotta" biennale di professore universitario, ma nell'autunno del 1471 fu distolto dalle sue occupazioni abituali per compiere una delicata missione diplomatica affidatagli dal governo senese: dovette recarsi, infatti, in ambasceria presso il papa Sisto IV Della Rovere, elevato proprio in quell'anno al soglio pontificale.
Il B. riferì, nelle sue lettere al Concistoro, di avere solennemente professato l'obbedienza della Repubblica alla S. Sede alla presenza del collegio dei cardinali, ma di essere stato ricevuto anche in udienza privata dal papa ed invitato a colloqui così stretti e cordiali che dovevano costituire le premesse di sviluppi quanto mai favorevoli delle relazioni tra i due governi.
Conclusa l'ambasceria, il B. fece ritorno a Siena dove riprese rinsegnamento accademico fino a quando non ricevette l'incarico di recarsi insieme con i concittadini Antonio Bichi e Iacomo Piccolomini alla corte di Ferdinando d'Aragona, re di Napoli. Si era nel 1474 e gli anni successivi avrebbero visto sempre più frequenti gli scambi di contatti fra i Senesi, il papa ed il re di Napoli, nel quadro degli ampi accordi raggiunti dai tregoverni. Nel frattempo il B. poteva dedicarsi di nuovo alle sue "letture" nello Studio senese ed agli impegni politici: infatti, nel primo semestre del 1477 tenne la carica di gonfaloniere del terzo di Camollia per la seconda volta, e ricoprì poi, nel luglio dello stesso anno, l'alto ufficio di capitano del popolo.
Oltre le mura di Siena, l'equilibrio raggiunto dagli Stati italiani dopo la pace di Lodi (1454) stava ormai per spezzarsi. Le trame contro i Medici si risolsero, nella primavera del 1478, con l'attentato a Lorenzo e Giuliano in S. Maria del Fiore. Ma l'esito della congiura deluse in pieno anche le aspettative di Sisto IV che l'aveva sostenuta mirando a creare signore di Firenze il nipote Gerolamo Riario. Fu allora che, avendo deciso il pontefice un'azione più aperta, scattò immediatamente l'alleanza stipulata qualche tempo prima con Siena ed il re di Napoli. Gli eserciti delle tre potenze portarono la guerra contro il superstite Lorenzo de' Medici. Ma, poiché i primi mesi di ostilità non modificarono i rapporti di forza, i Senesi pensarono bene di tentare anche la via delle trattative, inviando a Roma il B. a preparare il terreno per il raggiungimento di un accordo. Dopo un lungo periodo di contatti fra gli ambasciatori degli Stati in conflitto, nell'aprile del 1479 il B. poteva finalmente annunciare nelle sue lettere alla Balia che il papa stesso aveva garantito la tutela degli interessi espansionistici di Siena in territorio fiorentino. Nonostante che le trattative si fossero interrotte e, con il sopraggiungere dell'estate, fossero riprese violente le ostilità, il B. proseguì, tuttavia, la sua opera diplomatica alla corte pontificia, mentre il collega Antonio Bichi continuava a sondare attentamente gli umori del re di Napoli. Si dovette, comunque, all'intervento fermo e risolutivo di Lorenzo de' Medici se poté essere raggiunto un soddisfacente accordo tra le potenze con la stipulazione del trattato di pace avvenuta il 13 marzo 1480. Per la Repubblica di Siena che peraltro, nonostante ogni sforzo del B. e tutte le assicurazioni ricevute, fu la più danneggiata, firmarono il Bichi e Iacomo Piccolomini, che si trovavano appunto a Napoli, mentre il B., in ottemperanza a quanto deciso dal suo governo, si trattenne a Roma. La sua ambasceria fu interrotta dall'ordine di recarsi al confino a Leccio e di pagare un'ammenda di 400 ducati, il 25 giugno dello stesso anno, per motivi politici, ma poi fu ripresa e si protrasse fino al 1482: nell'aprile di quell'anno fu affiancato nelle sue mansioni da Lorenzo Lanti e dopo poco ebbe finalmente modo di rientrare a Siena, dove, per la seconda volta, nel bimestre novembre-dicembre, ottenne la nomina a capitano del popolo. Ma, come annota Iacopo Gherardi da Volterra nel suo Diario, fu visto nuovamente a Roma nel maggio del 1483. Infatti fu inviato dal pontefice per stipulare un accordo che impedisse alla fazione dei Nove di conquistare il potere in Siena con l'aiuto di forze estranee. In giugno e luglio entrò a far parte della Balia. Due anni dopo abbiamo nuove notizie della sua attività politica e diplomatica: egli infatti scriveva alla Balia chiedendo insistentemente di essere richiamato in patria, avendo terminato il proprio lavoro e per timore di contrarre la peste che a Roma stava appunto infierendo sotto la calura dell'estate incipiente. Nel luglio del 1485 si accordò per tenere ancora lezioni di diritto civile nello Studio senese, ma il precipitare delle vicende politiche all'interno della sua città gli impedì di assecondare il suo proposito.
Nel dicembre del 1485, infatti, le fazioni che da decenni, ormai, si contendevano aspramente il governo della Repubblica di Siena, si trovarono a dover sostenere un duro confronto allorché giunse il momento di rinnovare le cariche dello Stato. Poiché il sorteggio delle magistrature fu effettuato tenendo conto della divisione in terzi della città, ma, senza assicurare un'uguale rappresentanza a tutte le forze politiche in lotta, si determinò appunto una viva tensione, che condusse allo scoppio di una sommossa ad opera della fazione del "Popolo", ritenutasi danneggiata dall'esito del sorteggio. Il Concistoro provvide, allora, a nominare una commissione di quindici cittadini incaricata di approntare la riforma chiesta dai popolari.
Il B. fu tra i componenti della commissione in rappresentanza del Monte dei riformatori. La crisi delle strutture politico-sociali senesi non fu, comunque, risolta e nuovi sussulti scossero la Repubblica nei mesi successivi per culminare, nell'autunno del 1486, con la cacciata di molti cittadini appartenenti alla stessa fazione del Buoninsegni. Questi, dal canto suo, appresa la notizia della sommossa mentre si trovava a pochi chilometri da Siena, preferì prendere volontariamente la via dell'esilio. Recatosi, pertanto, a Roma, si adoperò per raggiungere un accordo con i rappresentanti dei Nove e quindi incontrò la comprensione del papa, che lo incaricò di raggiungere il cardinale legato dell'Umbria, Giovanni Arcimboldi. Per conto di questo, il B. esercitò le mansioni di podestà di Foligno.
Nel luglio del 1487 i fuorusciti appartenenti al Monte dei riformatori rientrarono a Siena con la forza e di lì a qualche mese anche il B. poté riprendere la sua opera diplomatica: nel novembre, infatti, fu impegnato in una ambasceria presso Lorenzo de' Medici con lo scopo di confermare la lega venticinquennale stipulata fra Siena e Firenze nel 1483. Le ultime notizie che abbiamo del B. risalgono al 1492: in quell'anno risiedette nel Coincistoro della Repubblica durante il bimestre novembre-dicembre e fissò per l'ennesima volta la propria "condotta" di professore universitario per la durata di un biennio. In questi anni ebbe come colleghi nello Studio senese Bulgarino Bulgarini e Francesco e Bernardino Borghesi e tra gli allievi lo storico Sigismondo Tizio.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Concistoro 2026, c. 99; 20 27, cc. 5, 6, 10; 623, c. 38t; 2030, c. 51; 2033, cc. 76 s.; 2043, cc. 8, 21, 34, 42, 58, 69, 2044, c. 49; 635, c. 36t; 653, c. 23t; 751, c. 13t; 2139, c. 30; Capitoli 205; Balia 37, c. 48t; 497, cc. 19, 21, 25, 36, 41, 46, 59, 63, 66, 68 s., 71, 74, 76, 95, 97; 498, cc. 17, 26, 30, 40, 49, 58, 63, 78, 84; 499, cc. 1, 7, 21 s., 28, 33; 500, cc. 4, 12, 26, 34, 46, 48, 49, 62 s, 2 76, 80 s., 84, 88 ss., 96; 501, cc. 12 ss., 19, 21, 38, 65, 70, 74, 78 ss., 91; 503, c. 52; 510, cc. 27, 31, 49, 55, 63, 51, 97; 511, cc. 4, 43, 69, 78, 89; 512, cc. 1, 6, 16, 25, 38, 57; 513, cc. 5, 17; 520, cc. 26, 37, 43, 46, 52; 521, cc. 88, 92; 522, pp. 2, 4, 8, 12 ss., 20, 23, 26 ss., 33, 36 ss., 41 s., 55, 60, 64, 74; 523, cc. 7, 19, 30, 40 s., 56, 62, 70, 77, 82, 86, 89; 524, cc. 3, 6 s., 15, 19 ss., 23, 27, 31, 34; 527, c. 91; 528, c. 36; 532, c. 90; 533, cc. 48, 53, 59, 62, 75, 77; Biccherna 326, cc. 147t, 154, 166; 327, c. 183; 328, c. 181; 329, cc. 193t, 206; 330, cc. 154, 200, 271t, 283t; 333, c. 312t; 338, cc. 153t, 161, 165t; 339, pp. 57t, 66t; 340, c. 90; 341, c. 94; 343, cc. 146t, 156, 159; 344, pp. 72, 74, 84; 345, cc. 129t, 131t; 346, cc. 127, 141t; ms. A. 53: Famiglie nobili esistenti,matrimoni, c. 549t; Archivio della gabella dei contratti, 252, c. 51; ms. A. 67: Risieduti dell'ordine dei Riformatori, cc.77, 77t, 78, 78t, 79, 79t; ms. A. 11: A. Sestigiani, Famiglie nobili senesi, c. 144; ms. A. 13: Id., Ordini,armi,residenze e altre memorie di famiglie nobili di Siena, c. 211; ms. D. 23: G. Tommasi, Historia di Siena, coll. 24, 46, 165; O. Malavolti, Historia de' fatti e guerre de Sanesi..., Venetia 1599, III, p. 91; I. Ugurgieri Azzolini, Le pompe sanesi, Pistoia 1649, II, p. 50; Il Diario romano di Iacopo Gherardi da Volterra, in Rer. Ital. Scritt., 2 ediz., XXIII, 3, a cura di E. Carusi, pp. 99, 118; T. Fecini, Cronaca senese,ibid., XV, 6, a cura di A. Lisini e F. Iacometti, pp. 880, 885, 916, 921 s., 924, 941, 942; P. Piccolomini, La vita e l'opera di Sigismondo Tizio (1458-1528), Roma 1903, p. 36; G. A. Pecci, Memorie storico-critiche della città di Siena che servono alla vita civile di Pandolfo Petrucci dal MCCCCLXXX al MDXII, I, Siena 1755, p. 41; L. Zdekauer, Lo Studio di Siena nel Rinascimento, Milano 1894, p. 191; G. Cecchini, La guerra della congiura dei Pazzi e l'andata di Lorenzo de' Medici a Napoli, in Bullettino senese di storia patria, LXXII(1965), pp. 291-301.