COCCONATO, Guidetto di
Figlio di Giovanni di Guidetto di Giovanni, discendeva in linea diretta da Guido, vicario regio di Parma nel 1311. Insieme con i fratelli Francesco e Abellone doveva essere ancora in minore età il 28 ott. 1399 allorché lo zio Guglielmo chiese a loro nome, al marchese di Monferrato Teodoro II, la conferma dei beni feudali loro spettanti, già in possesso del nonno Guidetto e del padre Giovanni, tutti appartenenti al terziere di Casalborgone, uno dei tre - insieme con quelli di Robella e di Brozolo - in cui la grande casata risulta divisa dalla metà del Trecento in poi.
Il padre del C., Giovanni, sposando Antonina figlia di Aimonetto di Ticineto (Alessandria), era stato "ascritto all'agnazione di questi conti per le ragioni della moglie" intorno al 1390, dando luogo così ad un nuovo ramo della famiglia che aggiunse a quello di provenienza anche il titolo, di conte di Cavaglià. Il 31 ag. 1413 il C. e i suoi due fratelli ricevevano dall'imperatore Sigismondo, a conferma appunto dei loro diritti sul comitato di Cavaglià, un diploma cui era allegata la trascrizione di una serie di privilegi imperiali precedenti, da Ottone I a Carlo IV; ad essi si ispireranno circa un secolo dopo i Cocconato - come dimostrano le copie fatte fare a Robella nel 1495 - per costituirsi anch'essi, ricorrendo a manipolazioni e ad interpolazioni, un'analoga serie di privilegi imperiali in parte falsi.
Deve datare dallo stesso anno 1413 la stabile residenza in Milano del C. e dei fratelli; già nel 1414, infatti, uno di costoro, Francesco, compare come teste in un'investitura della duchessa Beatrice per i signori di Sezzè (Alessandria). D'allora in poi essi prestarono ininterrotto servizio presso la corte milanese, proseguendo in tal modo una tradizione iniziatasi nella famiglia sin dalla metà del secolo XIV e fattasi più assidua dopo la prima adesione dei Cocconato ai signori di Milano avvenuta sotto Galeazzo Visconti nel 1369, poi confermata a Gian Galeazzo nel 1399 e a Filippo Maria, con la partecipazione anche del C. e dei fratelli, il 23 marzo 1425. In questo stesso anno risulta che erano insieme al servizio del Visconti tanto il C. quanto lo zio Bonifacio; una lettera ci presenta infatti Filippo Maria dubbioso se scegliere l'uno o l'altro per un incarico in Romagna, che il primo aveva già ricoperto più volte. Nella missiva il C. viene definito "bonus et expeditus et celer ad iter et exequendum que sibi commiteremus").
L'alleanza dei Cocconato con il duca di Milano portò nel 1431 all'occupazione dei loro possessi da parte del marchese di Monferrato Giangiacomo in guerra contro di lui; anche il C. ed i fratelli furono costretti in quella circostanza a riconoscersi vassalli del marchese per Ticineto; tale vincolo cadde però dopo la conclusione della guerra, rovinosa per il Paleologo. Il C. continuò certo ad essere impegnato in quel periodo a Milano, anche se nella documentazione a noi nota esiste un vuoto di alcuni anni; nel1438 il cugino Guglielmo di Primeglio sottoscrive anche a suo nome le franchigie concesse dal consortile alla Comunità di Cocconato. Nel 1440 il C. venne ufficialmente nominato familiare di Filippo Maria, e ricoprì due anni dopo l'incarico di commissario ducale a Lecco. Le contingenze del momento portarono nel 1446 il consortile dei Cocconato a prestare fedeltà ai Savoia; a questo scopo anche il C. e i fratelli nell'aprile del 1445 rilasciarono delega per la loro parte di diritti, datandola dall'abitazione milanese sita a Porta Vercellina "nella parrocchia di S. Giovanni Sopra Muro". Il 16 luglio 1448 i rettori della Repubblica ambrosiana dichiararono il C. cittadino milanese "quantunque egli possa già considerarsi tale poiché da oltre 35 anni dimora a Milano" ed è stato, inoltre, camerario e familiare del duca. Meno di dieci anni dopo la fedeltà forzatamente giurata ai Savoia, molti dei Cocconato ritornarono ad accostarsi al duca di Milano: insieme con i consorti anche il C. sottoscrisse l'adesione a Francesco Sforza del 2 apr. 1455, nel momento in cui di nuovo il duca sabaudo minacciava di annettersi le terre dei Cocconato, fortemente appoggiato in questo tentativo dall'interesse delle popolazioni locali. Nel 1452 infatti gli uomini della stessa Cocconato avevano fatto formale atto di dedizione ai Savoia, e fu solo per intervento diretto dello Sforza, e con non lieve rischio di uno scontro di grosse proporzioni, che i signori di Cocconato riuscirono nel 1458 a recuperare i loro antichi diritti sul luogo. Un anno dopo Giovanni, figlio del C., partecipò, anche a nome del padre, alla redazione dei nuovi statuti del Consortile riunito a questo scopo in Piovà (oggi Massaia): è questa l'ultima attestazione del C. ancora vivente. La tradizione del servizio presso la corte sforzesca sarà raccolta da Giangiacomo, Gianfrancesco e Galeazzo di Cocconato che troviamo a Milano negli anni dal 1472 al 1495.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Sezione I, Monferrato Feudi, mazzo 26, Cocconato, nn. 11-16, 20-23; Brozolo (Torino), Archivio Radicati di Brozolo: V. Del Corno, Tavole genealogiche stor. ... fam. dei conti Radicati [ms. sec. XIX], tavv. 6, 25, 29, 30, 30 bis; L. Osio, Documenti diplom. tratti dagli archivi milanesi, II, Milano 1869, docc. 89, 94, 227; I registri dell'ufficio di provvisione e dell'ufficio dei sindaci sotto la dominazione viscontea, a cura di C. Santoro, Milano 1929-1932, p. 412; Gli uffici del dominio sforzesco. 1450-1500, a cura di C. Santoro, Milano 1948, pp. 426, 668; M. C. Daviso di Charvensod-M. A Benedetto, Gli statuti del consortile di Cocconato, Torino 1965, pp. 22-29, 107 ss., 151-197; A. R. Natale, Acta in consilio secreto in castello Portae Iovis Mediolani, I, Milano 1963, p. 265; III, ibid. 1969, p. 246; Gli offici del Comune di Milano e del dominio visconteo-sforzesco, a cura di C. Santoro, Milano 1968, pp. 223, 276; F. Gabotto, Lo Stato sabaudo da Amedeo VIII ad Emanuele Filiberto, I, Torino 1892, pp. 41-45; E. Durando, Un settennio di storia del comitato di Cocconato e gli statuti del suo capitaniato, in Boll. stor. bibl. subalp., I (1896), pp. 124-160; F. Gasparolo, Mem. stor. di Sezzè alessandrino, II, Alessandria 1912, p. 59; F. Cognasso, L'alleanza sabaudoviscontea contro il Monferrato nel 1431, in Arch. stor. lomb., XLII (1915), pp. 583, 586, 598; A. Veglia Zanotti, Ticineto e i suoi feudatari, Casale Monferrato 1930, pp. 45-70.