GUIDI
. Conti palatini di Toscana. Ebbero un vasto stato patrimoniale, e dominarono su gran parte della Romagna, Toscana ed Emilia. I castelli principali, da cui presero nome varî rami della grande famiglia, furono però quelli di Poppi, Romena, Porciano nel Valdarno superiore, di Bagno e Montegranelli, nella valle del Savio, di Dovadola e Modigliana nella valle del Montone.
Discendenti da un Tegrimo del sec. X, si moltiplicarono in varî rami nei secoli XIII-XVI; si contrassero lentamente nei successivi e oggi son ridotti a poche famiglie. I Guidi, nella prima fase della loro ascesa, cioè quand'erano umili signori rurali nel Pistoiese, si slanciarono arditamente alla conquista della città, appoggiandosi al popolo e al vescovo, e contemporaneamente trescando col feudalismo; di poi, fallito questo tentativo, dovettero nuovamente ritirarsi nei castelli dell'Appennino tosco-romagnolo; più tardi ancora, si buttarono a capo fitto nella secolare lotta contro città come Firenze, Pistoia, Arezzo, Faenza, Forlì, Bologna e Ravenna. Dopo di che venne la decadenza. Tuttavia, orientatisi i governi cittadini verso la signoria e poi verso il principato, ecco i Guidi ricomparire come vicarî, podestà, capitani, signori, avventurieri, diplomatici, prelati, ecc., per riprendere così in certo modo il posto dei loro antenati, sovente nelle stesse città che già li avevano umiliati. In ultimo, mutati ancora i tempi, discendenti di questa famiglia riappaiono, nell'orbita delle corti o nelle attività private, come soldati, come diplomatici, come uomini di studio, come religiosi.
Origini e ramo di Bagno-Raggiolo (secoli X-XV). - È certo che non si può risalire, con documenti sicuri, oltre il sec. X, quando appare il Tegrimo, probabile capostipite. Un matrimonio con un'ereditiera della famiglia dei duchi Onesti di Ravenna portò ai G. i primi cospicui beni romagnoli. Seguirono concessioni carpite abilmente ai sovrani dell'epoca. Poi venne la decadenza della potestà margraviale, a cui si accompagnò l'ascesa della feudalità minore (Alberti, Cadolingi, Aldobrandeschi, Gherardeschi, Guidi). Fra i quali ultimi, si distinsero i conti Tegrimo I, Guido I, Guido II, Guido III, Guido Guerra I e Guido Guerra II (detto il "marchese" perché adottato dalla contessa Matilde di Canossa). Ma all'affermarsi dei Comuni i G. dovettero finire con l'arrendersi di fronte alle imponenti e solidali forze delle città. Presero qualche parte alle crociate, parteggiarono a volte per le città e per i guelfi nelle lotte contro gli Svevi, ma non ebbero più una funzione politica importante. Anche le interne discordie li indebolirono. Perciò, dalla metà del sec. XIV alla metà del XV, subirono l'influsso dei maggiori Comuni dell'Italia centrale e settentrionale, nonché dei primi signori, come i Della Faggiuola, Castruccio Castracani, gli Ordelaffi, i Tarlati, i Malatesta, i Visconti, gli Estensi, ecc. Emergono tuttavia, in questa fase della storia dei G., alcune figure notevoli: il conte Guido Novello I, uno dei grandi capi ghibellini vittoriosi a Montaperti (4 settembre 1260), poi podestà e vicario generale di guerra in Toscana, in nome di re Manfredi, e infine travolto nella disgrazia di questo (Dante, Inf., XVI, 38); i conti Simone I, Guglielmo Novello I, Federico Novello (da cui i conti di Raggiolo), Manfredi (prima ghibellino, poi guelfo e infine nuovamente ghibellino), Guido Novello II (amico di Cino da Pistoia), Guglielmo Novello II (anche egli ora guelfo, ora ghibellino); Guido IV, gran sostenitore dei Visconti contro Firenze. Dalla metà del sec. XIV alla fine del XV questo ramo va lentamente decadendo, perché non riesce a conquistarsi una stabile signoria. Esso conta insignificanti personalità, che o si dànno in accomandigia a città come Firenze, nemica tradizionale, oppure si muovono fiaccamente nell'orbita dei grandi condottieri di ventura.
Ramo di Bagno-Montebello (secoli XV-XVII). - Da Giovanfrancesco I conte di Bagno si staccò questo ramo, che poi ebbe pure il marchesato di Montebello e altri luoghi nel Montefeltro per concessione dei papi Innocenzo VIII e Paolo III. Sono degni di menzione, il capostipite, prode capitano che si batté con Franeesco Sforza nella guerra di Venezia contro Milano e cori Niccolò Vitelli, tiranno di Città di Castello; i successori Niccolò I e Guido Guerra V, vissuti sotto gli avventurosi pontificati di Alessandro VI, Giulio II e Leone X; Giovanfrancesco II, che nella . caduta di Firenze (1530), vide vendicate le sve11ture dei suoi . avi; Giovanfrancesco III e suo fratello Niccolò II, prelati di grande abilità diplomatica apprezzata dal Richelieu e dal Mazarino.
Ramo di Mantova (secoli XV-XX). - Staccatosi dal tronco dei Guidi di Bagno, questo ramo, che è vivo ancor oggi, ridotto quasi in miseria nel '600, rifiorì poi per l'eredità dell'estinta linea dei conti e marchesi di Bagno-Montebello.
Ramo di Modigliana, Porciano, Palagio e Urbecche (secoli XIII.XVI). - Capostipite ne fu Tegrimo II di Guido il Vecchio, dei Guidi di Bagno, sopra ricordato. Questa famiglia nelle lotte dei secoli XIII-XIV seguì accanitamente la bandiera ghibellina, come la maggior parte dei suoi parenti di Bagno-Raggiolo e di Battifolle. Da ricordare i conti Tegrimo II, devotissimo a Federico II; Guido VI, prode guerriero a Ponte S. Procolo, con Guido da Montefeltro; Ruggero II che combatté prima a favore e poi contro Enrico VII di Lussemburgo; Tegrimo III, che fu largo di promesse a Enrico VII, ma poi prodigò aiuti a Firenze assediata dallo stesso; Bandino II, traditore di Enrico VII; Tancredi I, fautore di Enrico VII; Guidalberto, che prese parte alla congiura dei magnati (1340) in Firenze; Guidofrancesco e Giovanni, che finirono per mettersi al soldo di Firenze, a cui vendettero anche i loro beni. Dalla fine del secolo XIV ai primi del XVI, si assiste alla lenta fine della famiglia, in lotta con la Repubblica fiorentina.
Ramo di Romena, Ragginopoli e Montegranelli (secoli XIII-XVI) - Discendente dal conte Aghinolfo I di Bagno, questa linea fu per lo più di tendenza guelfa nelle lotte del '200 e '300, alle quali prese parte insieme ai rami laterali, con cui quindi spesso si trovò in contrasto. Si ricordano, oltre il progenitore Aghinolfo I, che Federico II nominò conte imperiale di Romagna, i conti Guido Pace, ghibellino combattente a Montaperti; Alessandro e Guido VII, condannati da Firenze nel 1281 come falsarî (Dante, Inferno, XXX, 77) e poi perdonati; Aghinolfo II, uno dei condottieri dei fuorusciti fiorentini bianchi contro Firenze nera, e favorevole a Enrico VII; Ildebrandino o Bandino III, prelato intrigante, che sconvolse tutta la Romagna, e, come vescovo di Arezzo, fu contro Uguccione della Faggiuola e per Enrico VII; poi, Guido Magagna, Ruggerino, ecc., noti per la partecipazione alla congiura magnatizia del 1340 in Firenze; e infine il beato Carlo, prima valente guerriero e poi eremita, fondatore dell'ordine dei girolomiti.
Ramo di Dovadola (secoli XIII-XV). - Capostipite ne fu Marcovaldo I, conte di Bagno, ch'ebbe comuni coi fratelli molti fatti accaduti in Romagna e in Toscana; ma si distinse da loro perché, dopo aver seguito Federico II in Puglia e altrove, passò ai guelfi. Bisogna ricordare quel Guido Guerra VI, principale sostenitore dei guelfi toscani, ai tempi di Dante (Inf., XVI, 37-39); Guido Salvatico, combattente a Campaldino (1289); Marcovaldo II, partecipe alla congiura magnatizia (1340) contro Firenze democratica:
Ramo di Volterra (secoli XIV-XX). - Sarebbe disceso da un Guido di Guido Salvatico del sec. XIV appartenente alla linea di Dovàdola. Da ricordare in questa linea un Giovanni, famoso giurisperito e un Iacopo, storico del Concilio di Trento.
Ramo di Battifolle, Poppi, Borgo alla Collina, Belforte e Moncione (secoli XIV-XVI). - Si staccò con Simone I, figlio di Guido il Vecchio e fratello di Guido Novello I vincitore a Montaperti, del ramo di Bagno. Anche questi conti passarono da un partito all'altro, cercando così di difendersi di fronte all'azione invadente e assorbente delle città toscane e romagnole. Il conte Simone I, ghibellino fiorentino a Montaperti, passò poi alle milizie guelfe del papa e di Carlo d'Angiò. Guido VIII fu vicario di Roberto d'Angiò a Firenze. Simone II e Guido IX presero parte alla cacciata da Firenze del duca d'Atene.
Ramo di Modena, detto dei Guidelli (secoli XVI-XX). - Si sarebbe staccato, ma non è certo, dal tronco di Battifolle con un conte Francesco, vissuto intorno al 1500.
Bibl.: A. M. Bandini, Odeporico del Casentino, II: Memorie dei Guidi conti palatini in Toscana, III: Cronaca dei conti Guidi ossia spoglio delle carte nelle quali essi sono rammentati, dal 942 al 1440, ms. sec. XVIII, nella Bibl. Marucelliana di Firenze segn. B 1, 19, II e III; Poligrafo Gargani, ms. sec. XIX, nella Bibl. Nazionale di Firenze, nn. 1048 e 1051; S. Ammirato, Albero e istoria della famiglia dei conti Guidi, con aggiunta di S. Ammirato il Giovane, Firenze 1640; Memorie degli antichi conti Guidi..., in Delizie degli eruditi toscani, VIII, Firenze 1777, pp. 89-195; L. Passerini, Guidi di Romagna, 20 tavole in Litta, Famiglie celebri italiane, XXV, Milano 1866-67; R. Davidsohn, Geschichte von Florenz, I-IV, Berlino 1896-1927; id., Forschungen z. Geschichte von Florenz, I-VI, ivi 1896-1908 (specialmente I e IV); P. Santini, Studi sull'antica costituzione del comune di Firenze, in Archivio storico italiano, 1900.