Bonatti, Guido
, Astrologo, ricordato da D. nella Commedia (Vedi Guido Bonatti, If XX 118) fra gli indovini costretti a guardare all'indietro e a camminare a ritroso nella quarta bolgia dell'ottavo cerchio. Fino al secolo scorso è prevalsa fra gli studiosi di D. l'opinione che il B. fosse nato a Firenze da una famiglia proveniente da Cascia o da Valdarno oppure da Borgo S. Lorenzo e stabilitasi in Firenze nel popolo di S. Lorenzo. In tal modo si è voluto anticipare di non poco la presenza in questa città di una casata B., non segnalata da alcuna fonte dugentesca fiorentina e toscana; nel mentre si sono ignorate alcune significative testimonianze romagnole, e più precisamente forlivesi, relative all'esistenza in queste terre, nel corso del secolo XIII, di più B., in qualche caso contraddistinti persino dal nome Guido.
Tale questione, giunta per la verità a un punto morto, è stata ripresa verso la fine del secolo scorso dal Torraca, che, dopo un ampio e accurato esame delle fonti toscane e romagnole disponibili, è riuscito ad avviarla a ragionevole soluzione, nel senso di una sicura verifica dell'origine forlivese non solo di quei B. da cui discese G., ma anche dello stesso astrologo. Gli studi del Torraca, avviando così una serie di ricerche archivistiche, hanno consentito in qualche misura di recuperare alla storia alcuni aspetti e momenti della personalità e della vita del B., e, al tempo stesso, di ridimensionare una diffusa tradizione leggendaria, di schietto sapore aneddotico e popolaresco, che sul conto del B. ci è stata accreditata, da un lato dalla cronachistica forlivese tardomedievale, dall'altro dalla Cronica di fra Salimbene da Parma, che riecheggia lo spirito tra beffardo e acrimonioso nutrito dal clero in genere e dai frati Mendicanti in ispecie nei riguardi dell'astrologo; sentimenti e atteggiamenti che inequivocabilmente riaffiorano nel Comentum di Benvenuto, saldandosi così alla tradizione esegetica dantesca.
Sfrondati delle amplificazioni e deformazioni leggendarie, questi sono i lineamenti essenziali della biografia del B., utili a intendere anche il rapporto poetico fra D. e l'astrologo. Nato, come testimonia anche il cronista contemporaneo Salimbene, a Forlì, presumibilmente nel primo o secondo decennio del Duecento, il B. condusse gli studi forse a Bologna, dove è testimoniata la sua presenza nel 1233. Ma già due anni prima il B. aveva incontrato a Ravenna l'imperatore Federico II venuto a presiedervi una dieta: un momento, questo, fatidico per chi, come appunto Guido, avrebbe ripetutamente messo le sue arti divinatorie al servizio dell'imperatore e dei suoi fedeli, presente come ispiratore della causa ghibellina in alcuni momenti decisivi del declino della fortuna sveva nel corso del Duecento.
Consigliere di Federico II nel 1246, contribuì nel 1257 a stroncare in Forlì un tentativo di tirannia a carattere popolare e guelfo di Simone Mestaguerra. Due anni dopo fu a Brescia come astrologo di Ezzelino da Romano e testimone della fine del tiranno. Nel 1260 si trovava a Montaperti al seguito di Guido Novello dei conti Guidi e poco dopo entrava in Firenze coi ghibellini vincitori, divenendovi ‛ astrologus communis '. Rientrato a Forlì prima che si chiudesse in Firenze la parentesi di predominio ghibellino, Guido restò quasi ininterrottamente al servizio della politica filoimperiale del comune forlivese, presente sempre in posizione di primo piano a negoziati e momenti salienti della vita pubblica cittadina. Indubbiamente la fase più esaltante e conclusiva a un tempo della sua esperienza di astrologo maturò alla venuta in Forlì del più grande condottiero ghibellino del momento, il conte Guido da Montefeltro, che seppe imprimere alla politica di quel comune, dal 1275 fino al 1283, un indirizzo fortemente antipapale. Del conte di Montefeltro il B. sarebbe stato appunto consigliere e medico personale, nonché ispiratore della strategia militare che avrebbe condotto i Forlivesi assediati dalle forze franco-papali alla grande vittoria del sanguinoso mucchio (If XXVII 44), il 10 maggio 1282. Col declinare delle fortune del Montefeltro, anche il prestigio del B. restò duramente scosso; non così però da escluderlo dal novero dei più noti e influenti forlivesi presenti alla stipulazione di un importante negozio il 31 gennaio 1296; è questa l'ultima traccia della sua lunga esistenza.
Certamente, più che la sua costante milizia al servizio della causa ghibellina, deve aver contribuito alla sua fama di astrologo eccellente la cospicua produzione letteraria di cui ci è pervenuto solo un Trattato di astronomia in dieci libri: scritto attorno al 1276 e dedicato al nipote Bonatto, si presenta in un latino sciolto e discorsivo particolarmente adatto alla destinazione didascalica dell'opera. Anche la chiarezza del dettato ne favorì la diffusione in tutta Europa, dapprima in una fitta serie di redazioni manoscritte, poi nel frequente rinnovarsi delle edizioni a stampa (la prima ad Augusta, 1491; la seconda a Venezia, 1506; la terza a Basilea, 1550).
Senza dubbio, il carattere sistematico e ‛ giudiziario ' della dottrina astrologica del B., più che non la sua colorazione e destinazione politica, richiamò le reazioni polemiche e l'aperta condanna di teologi, frati mendicanti e autorità ecclesiastiche. Di tali polemiche potrebbe forse ravvisarsi un riecheggiamento, più che nell'atteggiamento personale di D. nei riguardi del B., nella particolare collocazione dell'astrologo in Malebolge. Ora, senza negare che D. abbia potuto conoscere le dottrine e l'opera del B. già prima dell'esilio, magari attraverso le dispute dei filosofi e teologi ascoltate nei conventi della sua città natale, sembra più ragionevole ritenere che tale conoscenza sia maturata più tardi, negli anni dell'esilio, e abbia attinto il suo momento focale durante la permanenza di D. alla corte degli Ordelaffi in Forlì; tanto la menzione del B. ci appare connessa alle reminiscenze romagnole e più propriamente forlivesi del poeta, e la figura di Guido indovino si lega, nella realtà storica prima e nella fantasia poetica di D. poi, alla figura dell'altro Guido, il conte di Montefeltro, consigliere di frode.
Bibl. - F. Villani, Le vite d'uomini illustri Fiorentini, Firenze 1847; B. Boncompagni, Della vita e delle opere di G.B. astrologo e astronomo del secolo decimoterro, in " Giornale Arcadico " CXXIII - CXXIV (1851) 117; F. Torraca, Nuove rassegne, Livorno 1895; ID., Studi danteschi, Napoli 1912, 73-74; G. Zaccagnini, Personaggi danteschi a Bologna, in " Giorn. stor. " XXXII (1914) 22-24; D. Guerri, Un astrologo condannato da D.: G.B., in " Bull. " XXII (1915) 200-254; C.H. Haskins, Studies in the History of Mediaeval Science, Cambridge 1927, 257 ss.; A. Grilli, Elogi e discorsi, Bologna 1936, 125-182; E.G. Parodi, Il canto XX dell'Inferno, in Lett. dant. 377-391; E. Caccia, Il canto XX dell'Inferno, in Lect. Scaligera I 54; cfr. infine: A. Vasina, Cento anni di studi sulla Romagna-Bibliografia storica (1861-1961), II, Faenza 1963, 179-180.
I momenti salienti della tradizione cronachistica si definiscono in: Salimbene De Adam, Cronica, a c. Di G. Scalia, Bari 1966, 239; P. Cantinelli, Chronicon, a c. di F. Torraca, in Rer. Ital. Script. XXVIII, II, città di Castello 1902, XXXI, XXXV, 49; Annales Forolivienses, a c. di G. Mazzatinti, in Rer. Ital. Script. XXII, ibid. 1909, 104-108.