Arcivescovo di Milano (m. 1071). Successore di Ariberto nel 1045 per volontà di Enrico III, si trovò a dover fronteggiare il movimento religioso popolare della pataria che, appoggiandosi alla Chiesa di Roma e alle correnti riformatrici, contestava, oltre che le pratiche simoniache, anche aspetti della tradizione liturgica e disciplinare ambrosiana. Impadronitosi del capo della pataria, Arialdo, lo fece uccidere (1066), senza peraltro debellare l'opposizione dei seguaci dello stesso, capeggiati da Erlembaldo. Fu così costretto a rinunciare all'arcivescovado e a ritirarsi a vita privata.