FERRARINI, Guido
Nato a Sarzana, (prov. di La Spezia) il 6 genn. 1879 da Ignazio Quinto e da Luigia Mazzi, si laureo in medicina e chirurgia presso l'università di Pisa nel 1902 e subito intraprese la carriera scientifica. Dedicatosi fin da studente alla ricerca sperimentale, fu assistente straordinario nell'istituto di fisiologia dell'università di Pisa e assistente volontario dapprima presso l'ospedale di Sarzana, poi presso l'istituto di anatomia patologica dell'università di Siena. Tornato a Pisa, si dedicò alla chirurgia sotto la guida di G. Tusini, che dal 1902 era titolare della cattedra di patologia speciale chirurgica di quella università: presso questo istituto il F. fu dapprima assistente ordinario, quindi dal 1904 aiuto ordinario.
Pervenuto alla libera docenza in patologia speciale chirurgica nel 1907 e giudicato maturo per la cattedra di questa disciplina nel relativo concorso per l'universita di Cagliari nel 1911, nel 1914 fu incaricato dell'insegnamento della patologia speciale chirurgica nell'università di Pisa, essendo stato il Tusini trasferito all'università di Genova. Partecipò al conflitto mondiale in qualità di direttore dell'ospedale militare 073, ed ebbe modo di studiare alcuni aspetti della traumatologia di guerra. Nominato straordinario di patologia speciale chirurgica nell'università di Cagliari nel 1921, l'anno seguente fu trasferito con lo stesso titolo nell'università di Pisa, ove nel 1924 fu promosso ordinario della stessa disciplina. In questa università fondò la scuola di perfezionamento in medicina del lavoro, della quale fu direttore dal 1934 al '36.
Formatosi presso eccellenti scuole di fisiologia e di anatomia patologica, e naturalmente portato alla ricerca morfologica e sperimentale, il F. fu autore di alcuni lavori di indubbio interesse anatomico e fisiopatologico.
In questo settore va anzitutto ricordato che egli per primo, applicando il metodo di colorazione al cloruro d'oro di A. Ruffini opportunamente modificato, descrisse nel glande dell'uomo particolari voluminose espansioni corpuscolate provenienti da fibre nervose distinte che si risolvono, in seno ai corpuscoli stessi, in reti a maglie strette e intricate (Contributo alla conoscenza delle espansioni nervose periferiche nel glande del pene dell'uomo, in Anatomischer Anzeiger, XXIX [1906], pp. 15-23). Degni di menzione sono pure altri contributi morfologici e sperimentali alla conoscenza della struttura e delle funzioni di vari organi e apparati (Sopra il modo di comportarsi del tessuto elastico della milza nelle leucemie e pseudoleucemie, in IlMorgagni, XLVII [1905], pp. 705-754; Studi e ricerche sperimentali sulla fisiopatologia del cuore di mammifero isolato dall'organismo, in Arch. ed atti d. Soc. ital. di chirurgia, XXI Adunanza ... Roma 1908, 1, Roma 1909, pp. 531-586; Sur la manière de se comporter d'une anse intestinale fixée hors du péritoine et soumise, ou non, à des actes operatoires, in Archives italiennes de biologie, LVI [1911- 12], pp. 161-172; Sulla presenza e sulla formazione di organi linfatici nelle ghiandole salivari e sulla loro importanza nella patologia delle stesse, in Per il XXV anno d'insegnamento chirurgico di A. Roth, 11 marzo 1914, Cagliari 1914, pp. 181-214) e soprattutto la serie di lavori sulla fisiopatologia dei muscoli (Sul modo di comportarsi delle terminazioni nervose nei muscoli degli arti sottoposti all'immobilizzazione, in Arch. di ortopedia, XXII [1905], pp. 32-59; Sopra la funzione dei muscoli immobilizzati. Studi e ricerche, ibid., pp. 509-594; Sopra la composizione chimica dei muscoli degli arti sottoposti ad immobilizzazione, ibid., XXIII [1906], pp. 85-112; Studi e ricerche sperimentali sulla fisiopatologia dei muscoli degli arti sottoposti ad immobilizzazione, in Arch. ed atti d. Soc. ital. di chirurgia, XVIII Adunanza ... Pisa 1905, Roma 1906, pp. 67-76; Etudès et recherches experimentales sur la physiopathologie des muscles des membres soumis à l'immobilisation, in Archives italiennes de biologie, XLVI [1906-07], pp. 83-96).
Il F. si avviò allo studio della chirurgia quando la disciplina, profondamente rinnovata dalle grandi conquiste che avevano segnato la fine del secolo XIX e l'inizio del XX - l'anestesia, l'asepsi, l'emostasi - e illuminata dai progressi delle conoscenze fisiopatologiche, si andava decisamente orientando verso traguardi ambiziosi. Allievo del Tusini, a sua volta allievo di A. Ceci (cfr. in questo Dizionario, s. v.), il F. fu erede di una tecnica chirurgica basata sulla fine conoscenza anatomica e arricchita dall'esperienza maturata dai suoi maestri presso le più rinomate scuole europee. Fu così un abile chirurgo generale versato nei vari settori della specialità e aperto alla ricerca sperimentale.
Nel campo della traumatologia va anzitutto ricordato il suo studio sulle ustioni, che gli consentì di dimostrare sperimentalmente che i tessuti ustionati possono, se riassorbiti, esercitare un'azione tossica sull'organismo, ma non generano veleni in grado di ledere animali da esperimento ai quali vengano iniettati (La teoria tossica nella patogenesi delle morti in seguito ad ustioni; studi e ricerche critiche e sperimentali, in La Clinica chirurgica, XX [1912], pp. 1465-1548; La théorie toxique dans la pathogénie de la mort d la suite de brûlures, in Archives italiennes de biologie, LVIII [1912-13], pp. 289-297). Nel corso del servizio prestato durante la guerra poté dimostrare che i proiettili esplosivi usati dall'esercito austroungarico erano autentici shrapnel in miniatura (A proposito dei proiettili usati dall'esercito austriaco nella guerra attuale, in Riv. di medicina legale, V [1915], pp. 161-169) e illustrò gli interventi per l'allacciatura di alcuni importanti tronchi vasali (Di alcune allacciature di grossi vasi per ferite da guerra, ibid., pp. 170-192). Si occupò inoltre delle ernie muscolari (Sulle ernie muscolari, in Chirurgia d. organi di movimento, III [1919], pp. 435-512), della cosiddetta malattia di Stieda del ginocchio (Di una non frequente lesione traumatica del ginocchio: la così detta lesione topica dell'epicondilo femorale interno secondo Stieda, in La Riforma medica, XXXIV [1918], pp. 422-427) e delle ossificazioni postraumatiche (Contributo allo studio delle ossificazioni da trauma, in Chirurgia d. organi di movimento, VI [1922], pp. 281-328; Contributo alla conoscenza delle ossificazioni traumatiche e delle fratture per distacco del condilo interno del ginocchio, ibid., IX [1925], pp. 562-568). Pubblicò inoltre Traumatologia e infortunistica. Lezioni, anno scolastico 1935-36 (Pisa 1935 e 1936), raccolta di svariati argomenti tratti dalla sua estesa casistica, da casi di sodoku a intossicazione da iprite, a fratture, ernie, esoftalmo pulsante, emorragia cerebellare, ecc.
Fu autore di alcune interessanti osservazioni anatomopatologiche di interesse chirurgico (Sopra un caso di carcinoma e di endotelioma, in Arch. per le scienze mediche, XXXV [1911], pp. 325-342; Sopra i tumori delle guaine vascolari. (Nota riassuntiva), in Arch. ed atti d. Soc. ital. di chirurgia, XXIV Adunanza ... Roma 1912, Roma 1913, pp. 595-616; Sopra un caso di granuloma peduncolato (la così detta "botriomicosi umana"), in La Clinica chirurgica, XXI [1913], pp. 153-174), e di studi sulle splenomegalie (Sopra un caso di splenomegalia con cirrosi epatica, in Lo Sperimentale. Arch. di biologia, LVIII [1904], pp. 717-750; Di un singolare reperto batteriologico in un caso di spleno-adenopatia cronica, in La Clinica moderna, XIII [1907], pp. 249-268; Studio di un caso di splenoadenopatia cronica dovuta ad un bacillo sottile, in Arch. ed atti d. Soc. ital. di chirurgia, XX Adunanza ... Roma 1907, Roma 1908, pp. 245-262).
Nel campo della patologia renale ritenne ingiustificato l'intervento di decapsulazione del rene per il trattamento chirurgico delle nefriti e descrisse alcuni interessanti quadri patologici (Sopra le lesioni prodotte nel rene dall'ischemia temporanea e la loro riparazione anatomica, in Il Morgagni, XLV [1903], pp. 593-626; Ricerche sulla guaribilità anatomica e funzionale delle lesioni renali, in Lo Sperimentale. Arch. di biologia, LVII [1903], pp. 729-731; Sopra un caso di calcolosi associata a tubercolosi del rene, in Arch. ed atti d. Soc. ital. di chirurgia, XXIII Adunanza ... Roma1911, Roma 1912, pp. 289-314).
Ebbe modo di dimostrare la sua abilità in medicina operatoria con studi anatomo-chirurgici sulla parotide (Sulla possibilità di creare alla parotide una via collaterale di escrezione coll'anastomosi interglandulare parotido-sottomascellare, in La Clinica chirurgica, XXII [1914], pp. 2185-2206; Sur la possibilité de créer à la parotide une voie collatérale d'excrétion au moyen de l'anastomose interglandulaire parotido-sousmaxillaire, in Archives italiennes de biologie, LXIII [1915], pp. 33-44; Sulla terapia delle fistole del dotto di Stenone ed in particolare sull'operazione di disinnervazione della parotide proposta dal Leriche, in Arch. ital. di chirurgia, II[1920], pp. 207-244; Sur l'énervation de la parotide, in Archives italiennes de biologie, LXXI [1922], pp. 40-63) e con gli interventi di chirurgia riparatrice (La plastica dello sfintere per la cura dell'incontinenza dell'ano, in Arch. ital. di chirurgia, X [1924], pp. 85-107; Il valore dei trapianti nelle plastiche della trachea, in Arch. ed atti d. Soc. ital. di chirurgia, XXXII Adunanza ... Roma 1925, Roma 1926, pp. 644-648).
Convinto assertore della funzione eminentemente formativa della sua disciplina (Gli scopii limiti e la funzione didattica dell'insegnamento della patologia dimostrativa chirurgica, in La Riforma medica, XXXVIII [1922], pp. 1-6, e in Pensiero medico, XI [1922], pp. 61-68), ilF. fu anche autore di studi storici sull'insegnamento della patologia chirurgica nell'università di Pisa (L'insegnamento della patologia chirurgica nella storia dell'università di Pisa, in Boll. d. Ist. storico d. arte sanitaria, s. 1, III [1923], pp. 17-31; La tradizione e la gloria dell'insegnamento della chirurgia nell'università di Pisa, ibid., VIII [1928], pp. 79-82).
Del F. debbono anche essere ricordati i volumi Lezioni di patologia chirurgica, Pisa-Roma 1946, e Patologia chirurgica, Torino 1948.
Il F. appartenne a varie società scientifiche. Nel 1920 aveva fondato l'ospizio marino di Bocca d'Arno, in comune di Pisa, ospedale specializzato per la cura della tubercolosi chirurgica nei giovani, che diresse fino al 1950.
Collocato fuori ruolo nel 1949, morì a Castelnuovo di Magra (prov. La Spezia) il 10 luglio 1953.
Manlio, figlio del F., giovane chirurgo, allievo di G. G. Forni, morì in combattimento sul fronte occidentale, nella notte tra il 27e il 28 giugno 1940, all'età di 28 anni.
Fonti e Bibl.: Necrologio, in Arch. ed atti d. Soc. ital. di chirurgia, LV Congr., Roma... 1953, II, Roma s. d., p. 54; D. Giordano, Chirurgia, Milano 1938, ad Ind.;G. Lambertini, Dizionario anatomico, Napoli 1949, pp. 290 s., 385; I. Fischer, Biograph. Lex. der hervorragenden Arzte [1880-1930], I, p. 399. Sulla morte del figlio del F., v. G. Cosmacini, Medicina e sanità in Italia nel ventesimo secolo. Dalla spagnola alla 2ª guerra mondiale, Roma-Bari 1989, pp. 323 s.