GONZAGA, Guido
Secondo signore di Mantova della casa Gonzaga, fu il primogenito di Luigi (I) di Corrado e nacque a Mantova con ogni probabilità alla fine del XIII secolo. La tradizione lo vuole figlio, come i fratelli Filippino e Feltrino e la sorella Tommasina, di Richilde di Ramberto Ramberti di Ferrara, prima moglie attestata di Luigi (I): G. Daino, archivista cinquecentesco dell'Archivio segreto ducale, solleva dubbi sostanzialmente ignorati dalla storiografia successiva sulla reale maternità di Richilde, dal momento che il testamento della donna, rogato il 31 ag. 1319, non nomina nessuno dei quattro figli, all'epoca già adulti (il G. e Tommasina erano già sposati), e ipotizza che Luigi (I) li avesse avuti da un precedente matrimonio, senza peraltro risolvere definitivamente la questione.
Dei primi anni di vita del G. non ci sono notizie: Daino riporta che nel 1318 era già sposato con Agnese di Francesco Pico della Mirandola, che gli diede Ugolino, Ludovico, Francesco, Beatrice, moglie di Niccolò d'Este dal 1335, Tommasina, che sposò Azzo da Correggio nella celebre magna curia del febbraio 1340 in cui vennero celebrati i matrimoni di altri tre membri della dinastia, e Margherita, sposata a Giacomo da Carrara.
Accanto al padre e ai fratelli nel colpo di mano del 16 ag. 1328 in cui, con il sostegno scaligero, venne posto bruscamente termine alla signoria bonacolsiana sulla città di Mantova, è nominato subito dopo il padre in tutti i diplomi e le concessioni di terre, diritti e poteri a partire dal 1331: nell'ordine formulare in cui Luigi (I) e i figli vengono enumerati, il G., come primogenito, precede sempre i fratelli Filippino e Feltrino.
Nella conferma del vicariato imperiale concessa da Carlo IV nel 1349, i "domini de Gonzaga" erano ancora Luigi, il G., Filippino e Feltrino: nel complesso dei diplomi rilasciati ai Gonzaga da Carlo IV durante il suo soggiorno a Mantova, nel novembre 1354, per la prima volta il G., Filippino e Feltrino vennero invece nominati senza il padre; nel 1359 dopo che Filippino era morto, Ugolino, primogenito del G., venne associato alla carica vicariale con il padre e lo zio Feltrino; nel 1366 infine il G. - già capitano del Popolo di Mantova alla morte del padre Luigi (I), nel 1360 e in rotta definitiva con il fratello Feltrino a causa dei contrasti connessi all'occupazione forzata da parte di quest'ultimo della città di Reggio Emilia - chiese e ottenne di associare al vicariato i figli Ludovico e Francesco, appena assolti dall'accusa di avere assassinato, nell'autunno del 1362, il fratello maggiore Ugolino. Luigi (I), infine, nel suo testamento, indica il solo G. come suo erede patrimoniale.
Nella complessa decifrazione delle modalità con cui i Gonzaga gestirono e tramandarono collegialmente il potere sulla città di Mantova loro attribuito dai Consigli cittadini come capitani del Popolo, dall'Impero (o dal Papato vacante Imperio) come vicari, si può dunque ritenere che, formalmente, il G. esercitasse la carica vicariale tra il 1349 e il 1369, anno della morte, in condominio con diverse combinazioni di consanguinei, e quella capitaneale tra il 1360 e il 1369, da solo. È interessante considerare come nel corso della sua vita, per altri aspetti meno nota e meno brillante di quella dei fratelli, si sia compiuto un primo processo di disciplinamento dinastico, attraverso il quale il ramo primogenito dei discendenti di Luigi (I) monopolizzò il potere sulla città, grazie sia alla casualità biologica, sia alla diversificazione delle strategie politiche. La generazione successiva concluse drasticamente la questione ricorrendo all'eliminazione fisica dei congiunti rivali.
La figura del G., nel gioco dei ruoli e delle competenze fra i figli di Luigi (I), emerge con difficoltà, oscurata dapprima dall'influenza del padre, poi dall'esuberante attività militare dei fratelli Filippino e Feltrino (ma è il G., secondo Aliprandi, a orchestrare il colpo di mano che avrebbe eliminato Rinaldo Bonacolsi), infine dalla personalità forte e controversa dei figli Ugolino e Ludovico.
Il G., in qualità di primogenito, fu il rappresentante e il procuratore del padre negli accordi e negli eventi più significativi dei primi due decenni della signoria di Luigi (I), rimanendogli accanto: andò per esempio come procuratore presso Carlo IV nel 1347 e nel 1349, per richiedere l'investitura e la concessione formale dei beni già bonacolsiani. I registri superstiti dei copialettere gonzagheschi che coprono gli anni 1340-53 e 1348-58 e il carteggio da Reggio Emilia e da Milano per questi decenni mostrano il G. gestire quotidianamente i rapporti con i Visconti e con gli Scaligeri, laddove il padre e i fratelli compaiono solo negli atti politici più significativi.
Rispetto ai fratelli, il G. si segnala per un'attenzione peculiare alla cultura: Francesco Petrarca gli indirizzò una lettera intorno al 1340, per ringraziarlo d'aver espresso una particolare stima nei suoi riguardi al cancelliere gonzaghesco Giovanni d'Arezzo in Avignone; nel 1340, rispondendo all'invito rivoltogli dal G., si recò a Mantova, approfittandone per una sorta di pellegrinaggio virgiliano. Il poeta tornò a Mantova nel luglio del 1350 e di nuovo nel 1351 e nel 1354 durante il soggiorno di Carlo IV, sempre ospite, in particolare, del Gonzaga.
Il G. nel luglio 1335 entrò in Reggio Emilia, conquistata nel corso della guerra che vide la spartizione delle città già sotto il controllo di Giovanni re di Boemia negli anni 1330-33 fra i collegati della Lega di Ferrara (16 sett. 1332), secondo gli accordi presi a Lerici nel gennaio 1334. Venne eletto a nome proprio, del padre e dei fratelli, signore della città, carica che lasciò poco dopo nelle mani dei cadetti Filippino e Feltrino. Durante la crisi generata dalla guerra scaligero-veneziano-fiorentina scoppiata nel corso del 1336, Luigi (I) e i figli aderirono al partito antiveronese insieme con i Visconti, ma cercarono di evitare, almeno negli anni 1337-38, un'aperta rottura: il G. in particolare fu assai attivo nel mantenere rapporti non apertamente conflittuali con Mastino (II) e con Obizzo d'Este e gestì personalmente le trattative grazie alle quali si giunse a stipulare il 10 febbr. 1338 un accordo segreto con Mastino.
La successiva pace generale del 24 genn. 1339 durò lo spazio di un biennio: la ribellione di Parma (maggio 1341) e la cessione di Lucca - ottenuta da Mastino (II) nel 1335 - ai Fiorentini (agosto 1341) diedero vita a una nuova lega antiscaligera cui parteciparono anche Luigi (I) e i figli a fianco dei Visconti di Milano e della città di Pisa. Scopo dei Gonzaga era ormai sganciare Mantova dall'orbita scaligera: mentre Filippino e Feltrino combattevano con le truppe viscontee nella pianura Padana e in Toscana, il G. da Mantova combinava per il figlio Ugolino, precocemente vedovo di Verde Della Scala, un secondo matrimonio di tutt'altro significato politico, legandolo a Emilia, figlia di Bonifazio (Fazio) Novello della Gherardesca, conte di Donoratico, già signore di Pisa.
Nel 1345 i Gonzaga stilarono un memoriale che ricapitolava tutti i torti subiti dagli Scaligeri a partire dall'ultima età bonacolsiana: Mastino (II) tentò allora di staccare il G. dalla coalizione antiscaligera offrendogli la podesteria di Verona, ma senza esito. Il gioco che il G. conduceva in quegli anni tra Milano e Verona lo esponeva però al rischio dell'isolamento al minimo passo falso: così, dopo che anche grazie all'alleanza gonzaghesca Luchino ebbe ottenuto Parma (1346) e risolto in modo accettabile la questione lucchese, e mentre Mastino (II) continuava la sua guerra personale contro il G., i Visconti si volsero contro Mantova nel luglio del 1348, si disse perché Luchino voleva vendicare l'offesa causata dall'adulterio della moglie Isabella Fieschi con Ugolino Gonzaga, più verosimilmente per recuperare il controllo su diverse, importanti terre cremonesi e bresciane finite in mano gonzaghesca (Piadena, Casalmaggiore, Asola, Castiglione delle Stiviere). Alla morte di Luchino (1349) la pressione viscontea su Mantova si allentò, e la questione relativa al controllo di Bologna riallineò i Gonzaga ai Visconti.
Con gli anni Cinquanta, si pone il problema del rapporto fra il G. e il figlio Ugolino, ormai con ogni probabilità trentenne e dotato di una forte personalità: tra la fine degli anni Quaranta e il 1357-58 diviene sempre meno facile distinguere quanto, nella condotta dei Gonzaga di Mantova, dipendesse dall'iniziativa del G. o di Ugolino. Così nel 1354, in occasione della congiura di Fregnano Della Scala contro il fratello Cangrande, il G. non partecipò personalmente, mentre andarono a Verona Ugolino e probabilmente il terzogenito Francesco.
Anche in merito al problema rappresentato per i Gonzaga dall'eredità di Filippino, rimasta nelle mani della figlia Gigliola, vedova di Matteo (II) Visconti, e della nipote Caterina, per quanto fossero il G. e Feltrino a obbligare la nipote il 21 luglio 1357 a fare loro donazione di ogni suo diritto sull'eredità paterna, il fatto che Ugolino, emancipato da Luigi (I) nel 1354, nell'ottobre 1358 sposasse proprio Caterina e divenisse di lì a poco, come padre dell'erede Bernabò, il reale destinatario delle terre e delle prerogative di Filippino, lascia supporre che il progetto di mettere le mani su di esse fosse quanto meno concertato fra il G. e il figlio, a danno tra l'altro non solo degli altri figli del G., ma soprattutto dei cugini, i figli di Feltrino. La crescente diffidenza di quest'ultimo verrebbe confermata da un fatto peraltro assai poco documentato: Aliprandi fa risalire al 1356 una congiura dei figli di Feltrino contro il G. e i suoi figli; il complotto fu sventato e i colpevoli fuggirono a Verona, mentre il padre, che si protestò ignaro, si riappacificava con il fratello.
Tra il 1357 e la primavera del 1358 scoppiò un nuovo conflitto con i Visconti: nel giugno del 1358 Luigi (I) e Feltrino furono costretti a consegnare il proprio patrimonio allodiale nelle città e nei distretti di Mantova, Cremona e Reggio a Bernabò Visconti, venendone reinvestiti a titolo feudale. I Gonzaga si cautelarono nei limiti del possibile, protestando pubblicamente, il 5 aprile precedente, di accingersi alla donazione costretti dalla forza: la questione si sarebbe risolta soltanto nel 1383. Il G. in questa composizione venne rapidamente a patti con Bernabò, coadiuvato dal figlio Ugolino, tendenzialmente filovisconteo, che condusse le trattative (e che proprio nell'ottobre 1358 aveva sposato la cugina Caterina di Matteo Visconti); Feltrino invece riuscì a non consegnare i suoi beni di Reggio, e anzi, tornando dal matrimonio milanese del nipote, occupò definitivamente la città emiliana, avendo avuto sentore che il fratello avesse promesso a Bernabò di vendergli Reggio per ottenere la liberazione delle terre mantovane occupate ed evitare la soggezione feudale. L'anno successivo, con l'ammissione di Ugolino alla carica vicariale, il G. prese decisamente a sparire dalla scena politica: il copialettere che copre gli anni 1359-61, per quanto intitolato al G. e a Ugolino, in realtà contiene praticamente solo lettere di quest'ultimo.
Morto Luigi (I) il 18 genn. 1360, il G. gli successe come capitano del Popolo di Mantova il 21 febbraio: l'età ormai avanzata fece probabilmente sì che non riuscisse a evitare che i due figli cadetti, Ludovico e Francesco, assassinassero il fratello Ugolino il 14 ott. 1362. Il G., per quanto secondo Aliprandi fosse addolorato dall'evento (ma altri non ne esclusero un coinvolgimento diretto), perdonò i due figli, cui venne anche concessa l'assoluzione dal vescovo Ruffino nel luglio 1363: Ludovico e Francesco, emancipati dal padre nel 1364, dovettero però attendere il 1365 perché giungesse anche l'assoluzione imperiale e, di lì a poco, l'elevazione al vicariato in condominio con il padre (ma della sola Mantova; di Reggio veniva nominato vicario Feltrino il 15 febbr. 1366). Il G. era ormai fuori dai giochi: ebbe ancora tempo di vedere premorirgli il nipote Bernabò di Ugolino nel 1368 e il terzo figlio, Francesco, morto secondo Daino il 7 luglio 1369 (ma, secondo una lettera conservata nel carteggio da Reggio, si tratta del 26 ag. 1368, Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, b. 1301) non senza sospetto di una responsabilità del fratello Ludovico. Il 18 sett. 1369 Feltrino rispondeva al nipote Ludovico dolendosi di apprendere del peggioramento delle condizioni del Gonzaga.
Il G. morì a Mantova il 22 sett. 1369; venne seppellito nella chiesa di S. Francesco, primo dei suoi.
Oltre ai figli e alle figlie legittimi, aveva avuto anche due illegittime, Elena, sposata a Francesco di Jacopino Benfatti, e Lucia, moglie di Massimo di Zucio Martinelli di Borgo San Sepolcro.
Fonti e Bibl.: Si indicano qui soltanto gli atti di particolare rilievo per la ricostruzione della biografia del G.; per gli atti di governo e le fonti relative allo studio del periodo della sua signoria, cfr. P. Torelli, L'Archivio Gonzaga di Mantova, I, Mantova 1920; II, A. Luzio, La corrispondenza familiare, amministrativa e diplomatica dei Gonzaga, Verona 1922. Per le fonti narrative si citano solo le pagine in cui il G. compare da solo, sottintendendo che vada controllata ad ind. la voce domini de Gonzaga. Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 1-3, 17, 19, 22, 84, 196, 215, 228-232, 245-247, 248 (f. 2, 19-30), 262, 328, 335, 337, 385, 393 (f. 23), 416.I: G. Daino, De origine et genealogia ill. domus dominorum de Gonzaga; 833, 1148, 1301, 1619, 1848, 2092, 2184, 2882.1-3, 3350, 3451; Fondo D'Arco, n. 57: G. Daino, Series chronologica capitaneorum, marchionum ac ducum Mantuae usque ad annum 1550; Parisius de Cereta, Chronicon Veronense…, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., VIII, Mediolani 1726, coll. 645, 649, 655; Iohannes de Cornazanis, Historiae Parmensis fragmenta…, ibid., XII, ibid. 1728, coll. 736, 738, 740, 743; Chronicon Estense…, ibid., XV, ibid. 1729, coll. 398, 400 s., 404, 432, 436 s.; Iohannes de Bazano, Chronicon Mutinense…, ibid., coll. 589, 595 s., 598; Iohannes de Mussis, Chronicon Placentinum, ibid., XVI, ibid. 1730, coll. 602 s.; P. Gazata, Chronicon Regiense…, ibid., XVIII, ibid. 1731, coll. 40, 47, 51; B. Sacchi (Platina), Historia urbis Mantuae…, ibid., XX, ibid. 1735, coll. 727-753; Chronicon Parmense (1038-1338), a cura di G. Bonazzi, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., IX, 9, p. 232; P. Azario, Liber gestorum in Lombardia, a cura di F. Cognasso, ibid., XVI, 4, pp. 32, 91, 124, 160, 323; Corpus chronicarum Bononiensium, a cura di A. Sorbelli, ibid., XVIII, 2, t. II, pp. 461, 507, 552, 564; t. III, pp. 145, 147, 242; B. Aliprandi, Aliprandina o cronica de Mantua, a cura di O. Begani, ibid., XXIV, 13, ad ind.; Constitutiones et acta publica, VIII, a cura di K. Zeumer - R. Salomon, in Mon. Germ. Hist., Legum sectio IV, Hannoverae 1910-26, pp. 288 s., 605 s.; J.F. Böhmer, Regesta Imperii, VII, Die Urkunden Kaisers Ludwigs des Baiern…, Frankfurt a.M. 1839, pp. 278, 286, 310; VIII, Die Regesten des Kaiserreichs unter Kaiser Karl IV. 1346-1378, Innsbruck 1877, ad ind.; A. Theiner, Codex diplomaticus dominii temporalis Sanctae Sedis, II, Roma 1862, p. 223; I Libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, II, Venezia 1878, pp. 95, 229 s., 243 s.; III, ibid. 1883, pp. 22, 83; E. Winkelmann, Acta Imperii inedita. Saeculi XIII et XIV. Urkunden und Briefe…, Innsbruck 1885, II, pp. 578, 795, 803, 808, 811; Cola di Rienzo, Epistolario, a cura di A. Gabrielli, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], I, Roma 1890, p. 18; F. Petrarca, Le familiari, a cura di V. Rossi, I, Firenze 1933, pp. 127 s. (III, 11); Arch. di Stato di Mantova, Copialettere e corrispondenza gonzaghesca da Mantova e paesi(28 nov. 1340 - 24 dic. 1401), Roma 1969, ad ind.; M. Villani, Cronica, a cura di G. Porta, II, Parma 1995, p. 333; M. Equicola, Dell'istoria di Mantova libri cinque, Mantova 1610, pp. 59 s., 98-103; I. Donesmondi, Dell'istoria ecclesiastica di Mantova, Mantova 1613, pp. 321, 323, 327, 331 s.; A. Possevino iunior, Gonzaga. Calci operis addita genealogia totius familiae, Mantuae 1617, pp. 266 s., 276, 278, 295, 306, 308, 311-314, 322, 326 s., 331-365, 375-380; S.A. Maffei, Gli annali di Mantova, Tortona 1675, pp. 668, 680-683, 696, 700-703, 707-711, 713, 717; L.C. Volta, Compendio cronologico-critico della storia di Mantova dalla sua fondazione sino ai nostri tempi, I, Mantova 1807, pp. 362-364; II, ibid. 1827, pp. 2, 4, 10, 21, 26 s., 32-45; G. Panciroli, Storia della città di Reggio, I, Reggio Emilia 1846, pp. 326-329; C. D'Arco, Studi intorno al Municipio di Mantova dall'origine di questa fino all'anno 1863, IV, Mantova 1872, pp. 14-17; A. Portioli, La Zecca di Mantova, I, Mantova 1879, pp. 60, 64, 68; II, ibid. 1880, pp. 12-14; G. Gerola, Contributo alla storia delle relazioni fra i Castelbarco e gli Scaligeri, in Tridentum, VI (1903), pp. 62, 107; C. Cipolla, Documenti per la storia delle relazioni diplomatiche tra Verona e Mantova nel secolo XIV, Venezia 1907, ad ind.; A. Luzio, I Corradi di Gonzaga signori di Mantova. Nuovi documenti, in Arch. stor. lombardo, s. 4, XIX (1913), pp. 249-282; XX (1913), pp. 131-183; P. Torelli, Capitanato del Popolo e vicariato imperiale come elementi costitutivi della signoria bonacolsiana, in Atti e memorie della R. Accademia Virgiliana di Mantova, n.s., XIV-XVI (1923), pp. 148-166; G. Pirchan, Italien und Karl IV. in der Zeit seiner zweiten Romfahrt, in Quellen und Forschungen aus dem Gebiete der Geschichte, Prag 1930, ad ind.; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, I, Mantova 1954, pp. 496 s., 500, 508, 519 s., 524, 531 s., 537, 542 ss., 547, 556, 562, 565, 567, 571-597; F. Cognasso, L'unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, Milano 1955, ad ind.; G. Coniglio, Mantova. La storia, I, Dalle origini al 1440, Mantova 1958, ad ind.; E. Faccioli, Mantova. Le lettere, I, La tradizione virgiliana. La cultura nel Medioevo, Mantova 1958, pp. 471 s., 474, 487, 498, 501; C. Cenci, I Gonzaga e i frati minori dal 1365 al 1430, Firenze 1965, pp. 3, 8-10, 17, 19, 25, 63; M. Vaini, Ricerche gonzaghesche (1189 - inizi sec. XV), Firenze 1994; M. Romani, Una città in forma di palazzo. Potere signorile e forma urbana nella Mantova medievale e moderna, Brescia 1995, pp. 73-83; I. Lazzarini, Fra un principe e altri Stati. Relazioni di potere e forme di servizio a Mantova nell'età di Ludovico Gonzaga, Roma 1996, ad ind.; Id., Prime osservazioni…, in Politiche finanziarie e fiscali nell'Italia settentrionale, a cura di G. Chittolini - P. Mainoni, Milano (in corso di stampa), pp. 41-61; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Gonzaga, tav. II.