GRASSI, Guido
Nacque a Milano il 28 maggio 1851 dall'ingegner Luigi e da Giulia Venini. Compì gli studi elementari e quelli classici a Milano per frequentare poi l'Università di Pavia, presso la quale conseguì la laurea in fisica il 26 luglio 1872. Nel corso dello stesso anno iniziò la carriera universitaria come assistente di R. Ferrini a Milano, ma il professor G. Cantoni, di cui era stato allievo, lo richiamò ben presto a Pavia come assistente effettivo, affidandogli dapprima per brevi intervalli di tempo e poi per interi periodi l'insegnamento del suo corso.
Risale a questo periodo la pubblicazione delle sue prime memorie (edite in gran parte nei Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere), riguardanti principalmente argomenti di fisica, ma che includevano anche i suoi primi lavori nel campo dell'elettricità. Sempre nel periodo compreso tra il 1872 e il '76 apparvero alcune sue memorie concernenti caratteristiche, proprietà e uso dei barometri aneroidi, a testimonianza del suo interesse per la meteorologia. Proprio questo interesse lo portò a lasciare nel 1877 l'insegnamento della fisica a Pavia per divenire - su invito di G. Cantoni, promotore della meteorologia in Italia -, assistente nell'Ufficio meteorologico di Roma.
Nei due anni trascorsi a Roma il G. pubblicò alcuni contributi riguardanti questioni di meteorologia che comparvero su Meteorologia italiana. Memorie e notizie.
La vastità dei suoi interessi e la passione per l'insegnamento lo portarono ad abbandonare l'Ufficio meteorologico di Roma e ad assumere nell'autunno 1879 l'incarico dell'insegnamento della fisica tecnica, presso la R. Scuola di applicazione per gli ingegneri di Napoli, dove successe al professor Annibale Riccò. Pur completando ancora alcuni lavori nel campo della meteorologia, iniziò a svolgere ricerche di fisica tecnica, occupandosi in particolare di tecnologia del calore, cui affiancò studi di elettricità applicata.
L'impegno nel campo della didattica si concretizzò nel Corso di fisica applicata (Napoli 1883), cui fece seguito La termodinamica (ibid. 1896), volumi rivolti alla formazione dei giovani ingegneri nei quali sintetizzò lo stato dell'arte di una materia pienamente in evoluzione nel periodo a cavallo tra i due secoli e in cui riportò anche i risultati delle proprie ricerche su temi quali la trasmissione del calore e il riscaldamento degli ambienti.
L'interesse per l'elettricità applicata e il convincimento che in Italia - a differenza di ciò che stava accadendo all'estero - l'insegnamento teorico e pratico dell'elettrotecnica fosse fortemente carente, tanto da pregiudicare lo sviluppo delle industrie nazionali, lo spinsero a richiedere al ministro della Pubblica Istruzione l'autorizzazione a compiere un viaggio di studio in Europa per analizzare la struttura e le caratteristiche delle scuole e dei laboratori di elettrotecnica: poté così visitare i maggiori laboratori europei in cui si svolgevano ricerche di elettricità.
Al suo ritorno iniziò immediatamente la preparazione di un laboratorio e di un corso di elettrotecnica, che tenne gratuitamente nel 1886-87; il corso fu ufficialmente riconosciuto come nuovo insegnamento dal Consiglio superiore dell'istruzione e gli fu affidato su incarico a partire dal 1888, in aggiunta alla cattedra di fisica tecnica. Risalgono a questo stesso periodo la creazione di una scuola di elettrotecnica presso l'Istituto tecnico superiore di Milano, l'istituzione di un insegnamento libero di elettrotecnica presso la Scuola di applicazione di Roma e la creazione di un corso speciale teorico pratico d'elettrotecnica per gli ingegneri voluto da Galileo Ferraris presso il Museo industriale di Torino.
Pur continuando i suoi studi sul calore, pubblicati presso l'Istituto di incoraggiamento di Napoli in una serie di memorie sulla trasmissione del calore attraverso i corpi cattivi conduttori, l'interesse del G. si focalizzò sempre più sull'elettrotecnica e, in particolare, su temi quali la misura delle correnti di grande intensità, il riscaldamento dei conduttori percorsi da corrente e lo studio delle macchine elettriche, per il calcolo delle quali egli fu fautore di un approccio analitico in alternativa a quello empirico. Nel primo volume degli Atti dell'Associazione elettrotecnica italiana, fondata nel 1896 (Atti dell'Associazione elettrotecnica italiana, I [1898]), si leggono due sue memorie, Sulla trasformazione della corrente trifase o tricorrente in monofase e Sul calcolo dell'indotto di una dinamo a corrente continua.
Nel '92, su proposta del consiglio accademico, assunse la direzione della Scuola di Napoli, incarico che gli venne rinnovato anche per il quinquennio successivo. Nel 1897, alla morte di G. Ferraris, si aprì la successione alla Scuola di elettrotecnica di Torino, che si presentava come quella di maggior prestigio in Italia, in grado di reggere il confronto con le analoghe scuole in Europa, e che rappresentava un elemento di contatto tra il mondo accademico e la nascente industria elettrica. Prova di questa caratteristica era la presenza tra i docenti di persone provenienti dalle prime industrie italiane, ricche anche di esperienze di lavoro all'estero come, per esempio, E. Morelli.
Il G. si candidò al concorso di ordinario di elettrotecnica, che si tenne nel 1898, cui parteciparono due allievi e assistenti del Ferraris, R. Arnò e L. Lombardi, nonché M. Ascoli, docente di fisica tecnica alla Scuola di applicazione di Roma. Tutti e quattro i concorrenti furono giudicati idonei; vincitore venne indicato il G., soprattutto per "aver fondato in Italia la seconda Scuola di Elettrotecnica, quando non ne esisteva quasi alcuna altrove, quando mancavano trattati nella materia e questa era ancora avvolta nell'incertezza". Sebbene il G. come formazione fosse essenzialmente un fisico, e solo relativamente tardi avesse iniziato a occuparsi di elettrotecnica, gli venne riconosciuto il merito di aver intuito l'importanza che le applicazioni dell'elettricità e lo sviluppo dell'elettrotecnica erano destinate ad avere nel futuro.
Pur operando in continuità con l'impostazione di Ferraris, il G. procedette a una ristrutturazione del corso di elettrotecnica superiore, in accordo con l'evoluzione stessa della disciplina, che da studio delle applicazioni della corrente elettrica si indirizzò allo studio del problema della generazione, trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica, considerandone non solo il lato tecnico, ma anche quello economico. La preparazione degli studenti veniva poi completata dal corso di misure elettriche, tenuto da L. Ferraris, dal corso di telefonia e di telegrafia, affidato ad A. Artom, da quello di costruzioni elettromeccaniche, tenuto da E. Morelli, e infine da una serie di esercitazioni di laboratorio, che privilegiavano le tematiche industriali. L'importanza che rivestiva nella formazione dell'ingegnere elettrotecnico il contatto con l'esperienza pratica del costruttore appariva fondamentale per il G. che ripristinò, fin dal suo primo anno di docenza a Torino, i viaggi di istruzione per gli allievi ingegneri finalizzati alla visita, oltreché di esposizioni, di impianti elettrici e di officine elettromeccaniche.
A partire dal 1899 il G. si occupò, su incarico della giunta direttiva, del progetto e della realizzazione di un nuovo laboratorio di elettrotecnica. Nella politica degli acquisti seguita, privilegiò l'acquisizione di strumentazione e macchinari di produzione italiana, allo scopo di favorire il contatto tra industria e ricerca e di promuovere presso i giovani ingegneri la conoscenza di ciò che l'industria italiana era in grado di produrre nel campo dell'elettrotecnica.
Sotto la sua guida, la Scuola di elettrotecnica di Torino venne così a disporre di un laboratorio che, per quanto riguardava la strumentazione disponibile e le potenze utilizzabili nelle esperienze, era in grado di reggere il confronto con i laboratori realizzati all'estero.
Nel 1906 il G. pubblicò a Torino il Corso di elettrotecnica, in due volumi, che costituì la sua più importante opera scientifica e didattica ed ebbe grande diffusione negli anni a seguire, come testimoniato dalle numerose ristampe. Il primo volume era dedicato allo studio delle macchine elettriche, scelte quando possibile tra quelle prodotte dall'industria italiana, a testimonianza dell'interesse per lo sviluppo della tecnologia nazionale. Nel volume Principi scientifici dell'elettrotecnica (ibid. 1907) lo studio delle correnti alternate venne affrontato sia con il calcolo vettoriale, sia con il metodo simbolico, sviluppato da C.P. Steinmetz.
I problemi che il G. si trovò ad affrontare nella direzione della Scuola di elettrotecnica non furono trascurabili, perché ai compiti didattici e di ricerca vennero ad aggiungersi quelli legati all'esecuzione di tarature e prove per conto di enti pubblici e di privati. Né la gestione finanziaria accentratrice e burocratica della direzione del Museo industriale risultava gradita ai docenti e in particolare al G., il quale rivendicava per la Scuola le stesse regole di autonomia applicate nelle università. A Torino operava, nell'ambito della facoltà di matematica dell'Università, anche la Scuola di applicazione che preparava architetti e ingegneri prevalentemente civili. La situazione di scontento e di crisi portò nel 1903 alla richiesta congiunta, da parte della maggioranza dei professori della Scuola di applicazione e del Museo industriale, di fondere i due enti in un unico politecnico, richiesta che incontrò l'appoggio della Società degli ingegneri e degli architetti e che portò nel 1906 alla legge di fondazione del Politecnico di Torino. A questo processo il G. collaborò attivamente in qualità di membro della commissione incaricata del riordino della didattica.
L'aumento del carico di lavoro e l'impossibilità di disporre di adeguato personale - pur dovendo far fronte al triplice compito di svolgere attività didattica, di ricerca e di prove per conto terzi - spinsero il G. nel 1916 a proporre al consiglio d'amministrazione del Politecnico il progetto per un istituto metrico nazionale, che potesse svolgere il proprio compito svincolato dalla didattica. Analoghi istituti già operavano in Europa e negli Stati Uniti. Il progetto di un istituto destinato a svolgere sia un lavoro sistematico di taratura per l'industria, sia la ricerca di base e quella applicata riguardante le misure elettriche, relativamente alla determinazione dei campioni di misura e alla standardizzazione nella costruzione industriale degli strumenti di misura, si concretizzò nel 1935 con la nascita dell'Istituto elettrotecnico nazionale G. Ferraris.
A conferma del prestigio di cui godeva a livello nazionale il G., che fin dal 1896 era stato nominato socio dell'Accademia dei Lincei e dal 1897 ordinario della Società reale di Napoli, venne eletto presidente dell'Associazione elettrotecnica nazionale per il triennio 1900-03. Furono questi gli anni in cui crebbe il prestigio dell'Associazione, che si affermò come organismo di consultazione e consulenza del governo. A partire dal 1902 il G. fu inoltre chiamato, in qualità di membro nazionale, a far parte della R. Accademia delle scienze di Torino.
Il G. mise la sua esperienza anche a servizio della società civile: fu membro infatti del Consiglio superiore dell'istruzione nel periodo 1911-15 e di quello dei servizi elettrici presso il ministero delle Poste; fu inoltre consigliere del Comune di Torino negli anni della Grande Guerra.
Nonostante l'impegno richiestogli dall'attività didattica e dalla presidenza dell'Associazione elettrotecnica italiana, cui si affiancò la partecipazione, dapprima come membro e poi come presidente, alla Commissione superiore metrica, egli continuò la sua attività scientifica, occupandosi in particolare ancora del calcolo nei progetti delle macchine elettriche generatrici e di trasformazione. In seguito, su incarico del Comitato elettrotecnico italiano, compì una serie di ricerche sperimentali sulla resistività e sul coefficiente di temperatura dell'alluminio, pubblicate a partire dal 1917 su L'Elettrotecnica, rivista che accolse anche l'ultimo suo lavoro, Sul calcolo delle lunghe linee elettriche, nel 1925.
Nel 1922, in occasione del venticinquesimo anniversario della morte di Ferraris, venne indetta a Torino dall'Associazione elettrotecnica italiana, di cui il Ferraris era stato fondatore e primo presidente, una solenne commemorazione. Nel corso del suo intervento durante la seduta commemorativa nell'aula magna della R. Università di Torino, il G. affermò di essersi ispirato all'esempio del Ferraris nell'aprire il corso di elettrotecnica alla Scuola di Napoli (Commemorazione di Galileo Ferraris, in L'Elettrotecnica, IX [1922], 23-24, p. 523) e, nella seduta straordinaria della sezione dell'Associazione elettrotecnica di Torino, iniziò il ciclo di conferenze con un riconoscimento dell'opera scientifica del mae-stro torinese, illustrandone gli studi sulle correnti alternate e sul trasformatore e le prime esperienze sul campo magnetico rotante (Galileo Ferraris e le correnti alternate, ibid., pp. 518-520).
Nel 1926 lasciò l'insegnamento, che venne affidato a G. Vallauri. A riconoscimento del suo contributo alla diffusione della conoscenza dell'elettrotecnica due anni più tardi, nel maggio 1928, gli venne intitolata la sala delle macchine nella Scuola di elettrotecnica, con una solenne cerimonia pubblica.
Pur avendone auspicato la fondazione e indicato i compiti, il G. non riuscì a vedere la nascita dell'Istituto elettrotecnico nazionale G. Ferraris; morì, infatti, il 21 sett. 1935 a Varenna, sul lago di Como.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale dell'Istruzione superiore, b. 158: Relazione per il concorso sulla cattedra di elettrotecnica del R. Museo industriale italiano; A. Ferraresi, Nuove industrie, nuove discipline, nuovi laboratori: la Scuola superiore di elettrotecnica di Torino (1886-1914), in Innovazione e modernizzazione in Italia tra '800 e '900, a cura di E. Decleva - C.G. Lacaita - A. Ventura, Milano 1995, passim; G. Vallauri, Commemorazione di G. G., in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, LXXI (1935-36), pp. 607-619; E. Morelli, Commemorazione di G. G., in L'Elettrotecnica, XXII (1935), 24, pp. 862-864.