GRIMANI, Guido
Nacque a Trieste il 21 dic. 1871, quinto e ultimo figlio di Francesco e di Maria Cadorini. Il padre, originario di Parenzo in Istria, di professione contabile, amante delle arti e della musica, appoggiò fin dall'inizio il precoce talento artistico del figlio.
Il G. si iscrisse così nel 1881 alla civica scuola reale dove fu indirizzato allo studio del disegno sotto la guida del pittore T. Agujari. Per perfezionarsi in tale pratica, frequentò - probabilmente negli anni 1884-85 - delle lezioni private presso il pittore accademico G.B. Crevatin, piuttosto noto nella Trieste dell'epoca.
Gli studi giovanili orientarono il G. al naturalismo e alla convinzione che la buona pittura si fondasse su una solida capacità disegnativa. Infatti già le esercitazioni scolastiche (Froglia, figg. 4 s.) di disegno ornato, datate 1885, rivelano un segno educato e deciso e un'efficace resa del rilievo, fattori che troveranno sviluppo nel soggiorno monacense del Grimani.
Autonomamente, il G. in quegli anni cominciò a praticare la pittura di paesaggio, preferendo come soggetto il mare, predilezione che i commenti dei contemporanei sempre misero in relazione con il suo carattere taciturno e schivo. Berlam (p. 291) riporta che le marine di quegli anni, esposte a Trieste presso la galleria di Vendelino Schollian a partire dal 1885, si attirarono le simpatie e la protezione dell'arciduca Ludovico Salvatore d'Austria, il quale viveva non lontano da Trieste ed era, oltre che uomo di gran cultura, molto amante del mare.
Nel 1887 il G. inviò un dipinto all'Esposizione di Budapest, che fu accolto e venduto, confermandone così le doti. Presumibilmente quello stesso anno egli si recò a Monaco, meta di studio preferita dai pittori triestini, per completare la propria formazione presso l'Accademia. Dapprima frequentò la scuola privata di disegno di H. Knirr, in cui ci si esercitava dal vero; di tale periodo restano alcuni disegni tra i quali spicca una Testa di vecchia, datata 1890 (Froglia, fig. 14), di forte evidenza plastica e permeata di un sentimento di sereno naturalismo, che già prelude alla pacata resa dei paesaggi e dei rari ma validi ritratti che il G. realizzò nella sua produzione matura. Fu solo nel 1890 che il G. si iscrisse all'Accademia, al corso di "Naturklasse" tenuto da J. Herterrich, senza peraltro terminarlo, poiché presto tornò definitivamente a Trieste.
Gli anni trascorsi a Monaco furono comunque preziosi per l'artista, che poté sia entrare in contatto con le correnti pittoriche più moderne, sia approfondire la sua cultura figurativa sulla pittura antica conservata all'Alte Pinakothek. In questo senso, i marinisti del Seicento olandese costituirono per il G. severo modello, come i dipinti di quegli anni rivelano: composizioni caratterizzate da un'atmosfera limpida, in cui spiccano la geometria delle vele e i riflessi dell'acqua.
Nell'autunno del 1890 partecipò con due dipinti all'esposizione curata dal Circolo artistico triestino nelle sale del Museo Revoltella, cui parteciparono molti dei più grandi pittori italiani, tra cui G. Ciardi e il triestino P. Fragiacomo, che ebbero una notevole influenza sulla sua pittura. È datato 1892 il dipinto conservato al Museo di belle arti di Budapest, Calma sul mare, raffigurante una scena di pesca nella laguna chioggiotta.
Un ampio orizzonte, che unisce un cielo umido e l'acqua piatta della laguna, abitata da uomini che suggeriscono la calma sapiente di chi pratica luoghi e mestieri antichi. La visione del pittore è quieta eppure partecipe del momento di vita che viene rappresentato: il G. evitò sempre le facili scene di genere, in una tensione verso un paesaggio sentimentale che esprimesse un senso di durata nel tempo e di universalità del dato di natura.
Nel 1891 espose a Vienna, sede naturale di affermazione professionale per gli artisti giuliani, ancorché di cultura italiana; e così fece anche nei due anni seguenti. Nel corso del 1894 si recò a Napoli e Capri, traendone alcuni dipinti dalla luminosità chiara. Nello stesso anno espose al Glaspalast di Monaco una marina, inaugurando una consuetudine che si protrasse sino al 1912; è invece del 1904 la sua adesione all'Associazione dei pittori monacensi. Risale al 1897 la decorazione del caffè della stazione a Trieste, ispirata al tema del progresso tecnologico, cui il G. concorse insieme con i pittori triestini più affermati del tempo (tra i quali E. Scomparini che gli suggerì un colore leggero di ascendenza veneta), realizzando un pannello raffigurante una nave che salpa (oggi Galleria nazionale d'arte antica di Trieste). Nello stesso anno il G. fu presente alla II Biennale di Venezia con una Marina che riscosse un notevole successo di critica e pubblico e che fu acquistata dalla Fondazione Marangoni per l'attuale Galleria d'arte moderna di Udine.
Due anni dopo la morte del fratello Virgilio, avvenuta nel 1888, il G. perse anche il padre, divenendo così responsabile della famiglia, cui fu sempre molto legato. Quello stesso anno l'artista fu inviato a spese del Municipio di Trieste a visitare l'Esposizione mondiale di Parigi. Nel 1902 eseguì per la chiesa dei frati minori di Vienna un S. Antonio con il Bambino, che rivela oltre a una ispirazione raffaellesca nelle figure, anche la conoscenza del paesaggio naturalista tedesco nell'ambientazione. In quel periodo il G. aprì con il collega Giovanni Zangrando una scuola privata di pittura, sita nell'attuale via C. Battisti, che godette di una buona fama in città e che rappresentò sempre un serio impegno per il pittore, le cui doti di meticolosità e pazienza nel lavoro ben si confacevano all'attività didattica; la scuola restò aperta sino al 1914.
Nel 1907 vinse il primo premio di un concorso indetto dall'Ente di promozione turistica di Trieste, con una serie di sei cartoline ispirate a temi di vita popolare, che divergono dalla consueta produzione del G. per vivacità espressiva e colorismo acceso, presentando al modo di E. Tito e G. Favretto delle scene di vita tergestea rese con freschezza e tocco rapido unitamente a un'inattesa capacità di cogliere tratti di umana simpatia. L'anno seguente il G. fu presente all'Esposizione nazionale di Milano con il dipinto Primo albore, acquistato dal curatorio del Civico Museo Revoltella, che rappresenta barche da pesca ormeggiate in porto alle prime ore del mattino e richiama impressioni di laguna. Risale allo scorcio del secolo l'amicizia con il concittadino Fragiacomo, alla cui arte il G. sempre guardò come a un modello; forse proprio tale suggestione lo indusse in quegli anni a recarsi spesso a dipingere dal vero a Venezia e a Chioggia, località prediletta dai pittori per l'ambientazione ancor più marinara e pittoresca. Sono numerosi i dipinti che testimoniano di queste escursioni, per quanto non è da escludere che talora egli abbia dipinto prendendo spunto da fotografie, fatto abbastanza usuale tra i pittori di paesaggio del tempo. Tra queste opere spicca per felicità compositiva e armonia cromatica Le fondamenta di Chioggia (Froglia, fig. 77), databile intorno al 1908, che si rivela una riflessione sul dipinto di Fragiacomo intitolato La campana della sera (1893: al Civico Museo Revoltella di Trieste sin dal 1894).
I due quadri, che presentano la medesima ambientazione, differiscono per l'ora del giorno e per il tono generale della scena, che in Fragiacomo è intimista e crepuscolare, mentre il G. adotta una serrata partizione spaziale di linee rette, volta a esaltare i riflessi sinuosi della luce alta sull'acqua.
In quegli anni si fece più pressante per il G., come per la maggior parte degli artisti triestini, l'esigenza di prendere posizione riguardo all'irredentismo. Significativamente, nel 1912 egli fu scelto per portare, con il pittore G. Garzolini e l'architetto R. Berlam, l'omaggio di Trieste a Venezia, in occasione della ricostruzione del campanile di S. Marco. Nel 1913 si recò nella Libia conquistata, traendone spunto per una serie di dipinti dai toni chiari e contrastati, che in parte furono presentati alla XI Biennale veneziana del 1914, dove il re Vittorio Emanuele III acquistò Piazza della Legna a Tripoli (Roma, Segretariato generale della Presidenza della Repubblica). Allo scoppio della prima guerra mondiale, il Circolo artistico di Trieste fu chiuso a causa della posizione irredentistica; e il G. che vi aveva svolto un preminente ruolo organizzativo negli anni precedenti, lasciò per sicurezza Trieste e trascorse un certo tempo ad Ancarano, godendo comunque di ampia libertà, e quindi a Radkersburg sino al termine del conflitto. Tornato a Trieste ormai italiana, il G. nel corso degli anni Venti soggiornò in Carso e al mare lungo le coste istriane e dalmate, riportandone dei dipinti tra i più belli della sua produzione.
In specie i paesaggi carsici rappresentano un momento molto alto della sua pittura, che invece andava perdendo vigore e interesse da parte del pubblico. Spicca il dipinto Nostro Carso (Trieste, Cassa di risparmio: presentato nel 1931), in cui una contadina avanza a piedi nudi tra bianche rocce abbaglianti nell'aria tersa e chiara dell'estate carsica, estrema dichiarazione da parte dell'artista del paesaggio come luogo di serena contemplazione al riparo dai tormenti e dalle passioni.
Nel 1927 grazie a un accordo con la compagnia di navigazione Lloyd triestino, che lo impegnava a dipingere alcuni quadri per decorare i saloni di una nave, poté recarsi gratuitamente in Giappone, meta lungamente agognata e immaginata come spiritualmente affine. Lungo il viaggio eseguì delle vedute dei porti d'attracco: Aden, Colombo, Singapore, ma, inaspettatamente, giunto a Kobe, non discese la scaletta e attese a bordo che la nave salpasse nuovamente per l'Europa.
Dopo alcuni anni vissuti in riservatezza, il G. morì a Trieste il 13 marzo 1933.
Fonti e Bibl.: S. Sibilia, Pittori e scultori di Trieste, Milano 1922, pp. 129-134; A. Berlam, G. G. e la sua mostra postuma, in La Panarie, X (1934), 59, pp. 290-295; A.M. Comanducci, I pittori italiani dell'Ottocento, Milano 1934, pp. 311 s.; C. Wostry, Storia del Circolo artistico di Trieste, Udine 1934, ad indicem; L. Froglia, Il pittore triestino G. G., Trieste 1971 (con bibl.); C. Pasqua, in La pittura in Italia: L'Ottocento, II, Milano 1991, p. 861; F. Marri, Sul filo del mare: Venezia, laguna, marine, in Punti di vista. Il paesaggio dalle collezioni del Revoltella alla cultura contemporanea (catal.), a cura di M. Masau Dan, Trieste 1994, pp. 33 s., 79 s.; F. Castellani, in La Galleria nazionale d'arte antica di Trieste: dipinti e disegni, a cura di F. Magani, Milano 2001, pp. 116 s. (con bibl.); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XV, p. 43.