GUALTIERI, Guido
Nacque, probabilmente tra la fine degli anni Trenta e l'inizio dei Quaranta del XVI secolo, a San Ginesio nelle Marche, da Francesco, lettore di umanità, e Ippolita Petrelli, di famiglia nobile.
Educato sotto la guida paterna, il G. si avvantaggiò dell'ambiente culturale piuttosto vivace della cittadina, che dopo la lunga dominazione della famiglia da Varano era passata nel 1545 sotto il dominio diretto della Chiesa. Primo dato certo nella sua biografia è la richiesta di aiuto indirizzata nei primi anni Sessanta a Paolo Manuzio, da qualche anno a Roma, affinché si adoperasse per procurargli una sistemazione nell'Urbe (Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 3435, c. 28). Il Manuzio non tardò ad attivarsi, come testimonia un breve scambio epistolare che ebbe con G.P. Maffei: quest'ultimo, dalla cattedra genovese di retorica, ottenuta grazie allo stesso Manuzio, cercava il 22 genn. 1563 un precettore per il facoltoso G.B. Di Negro, il quale "desidererebbe un huomo da 25 anni sino in 40, primieramente di buoni costumi, poi letterato di certe lettere universali, quali sa V.S. desiderarsi ordinariamente per dilettatione et trattenimento de' grandi, et s'egli havesse per sua buona ventura qualche esperienza delle corti, gli sarebbe anche più caro" (Lettere inedite di dotti italiani…, p. 92). Le credenziali richieste dicono qualcosa sulla figura del G., che per mezzo del Manuzio inviò un saggio poetico e avanzò la richiesta di 100 ducati annui. Non si conosce l'esito delle trattative, che probabilmente non ebbero buona sorte se il 9 marzo 1564 il G. tornò a rivolgersi al Manuzio, accludendo le sue osservazioni sulla recente aldina delle Familiares di Cicerone.
Nel luglio del 1565 il G. giunse a Roma, dove rimase però poco più di un anno. Alla fine del 1566 infatti, scomparso il padre, trovò sistemazione a Narni come professore di retorica presso la pubblica scuola. Nello stesso anno aveva sposato Cinzia Di Mattei, dalla quale avrebbe avuto Milziade, destinato a divenire avvocato a Roma, Severino, futuro archivista di Urbano VIII, Eurialo e Valerio.
Il conflitto contro i Turchi, che nelle Marche ebbe immediata eco data l'esposizione adriatica, e la vittoria della Lega santa nel 1571 a Lepanto sollecitarono nel G. l'esordio poetico con la Canzone per la felicissima vittoria de l'armata christiana contro la turchesca (Ancona, A. De Grandi, 1571; con il titolo Canzone sopra la vittoria ottenuta dall'armata de' principi christiani contra la turchesca, Venezia, A. Muschio, 1571), in cui l'autore celebrò l'eroismo di don Giovanni d'Austria e della flotta al suo comando. Intanto proseguiva il rapporto epistolare con il Manuzio. Di una richiesta di libri nel 1573 abbiamo notizia tramite il carteggio fra Paolo Manuzio e il figlio Aldo (Manuzio, 1834, p. 113): il G. sollecitava la spedizione fra l'altro dell'epistolario del Manuzio edito di recente, il commento sempre del Manuzio alle Familiares di Cicerone e il trattato di ortografia di Aldo il Giovane; da parte sua prometteva di inviare suoi componimenti poetici per un'eventuale pubblicazione (forse quelli editi a Venezia, senza indicazioni tipografiche, con il titolo Le tre sorelle. Canzoni… per la felicissima vittoria navale de' christiani contra infideli).
Trasferitosi a Macerata durante il 1575, il G. pubblicò un'Oratio in die Natali Iesu Christi Servatoris (per S. Martellino) indirizzata alla cittadinanza, nella cui prefatoria affermava di avere seguito il magistero manuziano in fatto di lingua latina. L'approdo maceratese non doveva tuttavia essere definitivo: già nel 1580 il G. era a Camerino, dove si unì con un'Oratio, carmina et inscriptiones (per G. Stringari ed Err. A. Gioiosi) al comitato di accoglienza per il passaggio di Alessandro Sforza, legato pontificio inviato a debellare il brigantaggio che infestava le campagne. A Camerino, soprattutto, il G. strinse rapporti con il governatore V. Ringhieri, al quale indirizzò le Orationes duae (ibid., 1580) recitate poco più di un mese dopo per i funerali del vescovo A. Binarino e per la venuta del nuovo capo della diocesi, G. Bovi. Alla penna del G. ricorse infine la Comunità per celebrare l'elezione al soglio vescovile di Aversa del bolognese G. Manzoli, già governatore di Camerino (Ad ill. admodum comitem ac reverendiss. praesulem Georgium Manzolum… panegyricus, ibid., Err. A. Gioiosi, 1582). L'ambiente marchigiano dovette a questo punto sembrare al G. piuttosto ristretto, tanto da indurlo a rivolgersi ad Aldo Manuzio (23 ott. 1584), non tanto per sollecitare l'invio di una partita di libri (del plico dovevano far parte "uno Xenofonte, Strabone, la Polianthea", Pastorello, 1960, p. 539), né per assicurargli la prossima spedizione di una perduta orazione De l'ignoranza, quanto per richiedere un suo interessamento per il posto di pubblico lettore a Venezia.
Ma l'elezione al soglio pontificio del cardinale Felice Peretti (Sisto V) cambiò radicalmente le aspirazioni del G., che in un pontefice marchigiano vide finalmente la possibilità di coronare le proprie ambizioni. Nel 1585 ottenne infatti la nomina a segretario delle lettere latine.
Il G. mise al servizio del pontefice la sua elegante prosa in una prima Oratio ad s.d.n. Xystum V nel 1585 e di una seconda nel 1590 De Xysti V pont. max. pontificatu (Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 7833, cc. 5r-38r). Dall'ufficio romano nacquero altresì le Ephemerides (Vat. lat., 12142, cc. 273-333: aprile 1585 - giugno 1588), un fitto diario in cui sono registrati gli avvenimenti del pontificato sistino: documento ben noto agli storici dell'arte, le note del G. attestano, dopo una lunga e topica descrizione della decadenza dello Stato pontificio prima dell'elezione del Peretti, l'incessante attività urbanistica del papa, la zelante attività in favore dell'ordine pubblico e della moralizzazione dei costumi, confermando gli interessi circoscritti del G., del tutto alieno da una prospettiva politica o da una valutazione più complessiva dell'operato papale. Strettamente connessa all'attività diaristica (incentivata da una pensione papale di 100 scudi annui), al punto da essere stata valutata come una semplice rielaborazione, è la perduta biografia di Sisto V, cui il G. lavorò a partire dal 1593 e della quale alla fine del secolo XIX sembrò prossima la pubblicazione da un esemplare con correzioni autografe conservato almeno fino al 1876 presso la biblioteca privata della famiglia Altieri e oggi introvabile. Va infine menzionata la relazione del Syxti Quinti pont. max. ad Centum Cellas iter (Biblioteca apost. Vaticana, Urb. lat., 813, cc. 481r-489r), in cui il G. riferisce dell'ispezione pontificia della flotta approntata per fronteggiare le incursioni barbaresche (1588).
L'opera del G. raggiunge tuttavia maggiore consapevolezza quando supera la prospettiva strettamente encomiastica. Nelle Relationi della venuta degli ambasciatori giapponesi a Roma sino alla partita di Lisbona (due edizioni nel 1586: Roma, F. Zanetti, con dedica al segretario di Stato D. Azzolini; Venezia, Giolito; Milano, P. Ponzio, 1587; un'edizione moderna Schio 1895), l'incontro con la giovane ambasceria nipponica offre al G. il destro per ripercorrere la storia delle relazioni intrattenute dai pontefici romani, tramite l'Ordine gesuitico, con l'Estremo Oriente e soprattutto di superare un punto di vista esclusivamente occidentale anche se non esente da una certa idealizzazione.
Dopo la morte di Sisto V, il G. fece ritorno nelle Marche: nel 1592 era a San Ginesio, dove riprese l'insegnamento di umanità. L'anno successivo si trasferì ad Ancona e quindi, su invito del cardinale A.M. Gallo, al seminario di Osimo. Forse è da attribuire a quest'estremo periodo della sua vita il volgarizzamento (che il Benigni vuole conservato presso la Biblioteca agostiniana di San Ginesio) del III libro dell'Eneide.
Non si ha certa notizia della data e del luogo di morte del Gualtieri.
Fonti e Bibl.: Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 3433, cc. 17r-18v; 3435, cc. 28, 30r-31v (alcune lettere del G.); P. Manuzio, Epistolarum libri VIII, tribus nuper additis. Eiusdem quae praefationes appellantur, Venetiis 1569, pp. 420-422; Id., Lettere copiate sugli autografi esistenti nella Biblioteca Ambrosiana, Parigi 1834, pp. 113, 286; Lettere inedite di dotti italiani del secolo XVI tratte dagli autografi della Biblioteca Ambrosiana, Milano 1867, pp. 87 s., 92 s.; E. Pastorello, L'epistolario manuziano. Inventario cronologico-analitico 1483-1597, Firenze 1957, passim; Id., Inedita Manutiana. 1502-1597. Appendice all'Inventario, Firenze 1960, pp. 209-211, 539 (due lettere del G.); T. Benigni, De Guido Gualterio, eiusque familia, Romae 1772; Id., San Ginesio illustrata con antiche lapidi ed aneddoti documenti, II, Fermo 1795, pp. 1-302; F. Vecchietti - T. Moro, Biblioteca picena o sia Notizie istoriche delle opere e degli scrittori piceni, IV, Osimo 1795, pp. 161-165; V. Massimo, Notizie istoriche della villa Massimo alle terme Diocleziane, Roma 1835, pp. 26, 98 s.; L. von Ranke, Die römischen Päpste in den letzten vier Jahrhunderten, III, Lipsia 1885, pp. 73, 75; L. von Pastor, Storia dei papi, X, Roma 1955, ad indicem; F. Allevi, G. G. "litterarum apostolicarum abreviator" e storico di Sisto V, in Le diocesi delle Marche in età sistina, Fano 1988, pp. 55-140.