MENASCI, Guido
– Nacque a Livorno, il 24 marzo 1867, da Salomone e da Regina Tiring.
Il padre, negoziante, fu per molti anni assessore all’Istruzione del Comune labronico; uomo colto e buon letterato, pubblicò Alcuni versi (Imola 1865), e fu anche fra i primi traduttori di H. Heine in Italia (L’intermezzo, Livorno 1880; Germania: fiaba invernale, Milano 1882; Canti, a cura di S. Menasci, Livorno 1886). Da lui il M. ereditò l’amore per la letteratura.
Dopo aver ottenuto nel 1884 la licenza d’onore presso il liceo G.B. Niccolini della sua città – dove in quegli anni era preside il letterato e critico Giuseppe Chiarini e insegnava materie letterarie l’«Amico pedante» Ottaviano Targioni Tozzetti, autore di una fortunatissima Antologia della poesia italiana, la cui prima edizione vide la luce a Livorno nel 1883 –, il M. si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pisa, laureandosi nel 1888. Nel gruppo dei compagni di studi, tra i quali vi era Angelo Sraffa, in seguito eminente giurista, il M. si fece subito notare per il suo già pronunciato estro e virtuosismo letterario, dato che aveva la bizzarra abitudine di trasporre in versi i sunti delle lezioni.
Nel 1890 il M. ottenne il diploma di procuratore presso la corte d’appello di Lucca, e diede avvio all’attività professionale in campo forense, ch’ebbe tuttavia importanza marginale, dato che dedicò subito, come poeta e critico, molto del suo tempo e le migliori energie alla letteratura. Tale attività fin dagli inizi si concretizzò nella collaborazione con vari giornali letterari, quali la Cronaca minima di Livorno e Lettere e arti, la nota rivista bolognese fondata da Enrico Panzacchi. In seguito il M. prestò la sua opera alla Tribuna, all’Illustrazione italiana e ad alcuni periodici stranieri come Le Siècle, Neue Freie Presse, Neues Wiener Tageblatt, English Illustrated Magazine.
Nel 1889 il M. fu nominato segretario del Circolo filologico – centro di promozione e vita culturale livornese – carica che mantenne fino al 1893 e successivamente dal 1898 al 1899. Fu questa la sede dove il M. tenne numerose e brillanti conferenze letterarie e artistiche, e, proprio nelle sale di questa associazione, l’anno successivo si formò il sodalizio con Giovanni Targioni Tozzetti, figlio di Ottaviano, che portò alla stesura del libretto d’opera della Cavalleria rusticana, per il concittadino compositore P. Mascagni (Roma, teatro Costanzi, 17 maggio 1890).
Targioni Tozzetti ricordava al riguardo: «Menasci ed io in sei brevi sedute compimmo il libretto, il Maestro in poco più di dieci settimane diede vita eterna ai nostri poveri versi!» (cfr. G. Targioni Tozzetti, Da «Cavalleria rusticana» a «Vistilia», in Rivista di Livorno, I [1926], p. 117).
Il libretto seppur realizzato sulla scia del clamoroso successo conseguito nel 1884 dall’atto unico di G. Verga, mise del tutto da parte la tematica sociale – già ridimensionata in rapporto alla novella nella successiva trasposizione in dramma – e diluì sotto forma di un colorismo folklorico quello che Verga aveva concepito, e impresso all’azione teatrale in prosa, come descrizione d’ambiente.
Il successo conseguito dall’opera decretò la fama dei due giovani librettisti. In collaborazione con Targioni Tozzetti il M. scrisse ancora per Mascagni i libretti per I Rantzau (dal romanzo di É. Erckmann e A. Chatrian; Firenze, teatro Pergola, 10 nov. 1892) e per l’atto unico Zanetto (da Le passant di Fr. Coppée; Pesaro, 2 marzo 1896). Nel 1899 l’editore Belforte pubblicò il libretto di Vistilia, ambientato nell’aulica Roma, ricavato da Targioni Tozzetti e dal M. dal romanzo storico di R. De Zerbi; Mascagni però non portò a termine l’opera e parte del materiale concepito per questo lavoro fu utilizzato in seguito per il Nerone. Sempre in collaborazione con Targioni Tozzetti il M. firmò il libretto di Regina Diaz (musicato da U. Giordano; Napoli, teatro Mercadante, 5 marzo 1894), ma l’opera si rivelò un clamoroso insuccesso.
Autonomamente il M. seguitò a redigere libretti anche per altri compositori stranieri, come Redenzione (Erlösung; trad. tedesca di R. Specht, Strasburgo 1895) per August Scharrer (Strasburgo 1895) e Gloria per Ignaz Brüll (Amburgo 1896). Fu in quel periodo che il M. strinse amicizia con R. Strauss, K. Goldmark e J. Massenet, del quale curò la versione italiana del Werther insieme con Targioni Tozzetti.
Durante il soggiorno in Germania egli concepì una fra le sue opere critiche più accreditate, il Goethe (Firenze 1899), considerata a lungo rimarchevole nell’ambito dei tanti studi biografici dedicati al grande poeta tedesco. Sempre come critico e infaticabile traduttore il M. – che ebbe sempre una particolare attitudine allo studio delle letterature straniere – si dedicò allo studio di altri scrittori tedeschi e, in particolare, a figure della storia letteraria e civile francese, come attestano il suo Manuale storico della letteratura francese (Livorno 1898) e i Nuovi saggi di letteratura francese (ibid. 1908). Scriveva elegantemente in francese e altrettanto brillantemente sosteneva conversazioni nella stessa lingua, così da essere spesso invitato e applaudito a Parigi come oratore (Le type de l’ange dans la peinture italienne. Conférence faite à la Sorbonne, Livorno 1902).
Dal 1898 il M. fu collaboratore assiduo della Nuova Antologia dove pubblicò alcuni componimenti poetici e vari saggi critici sulla letteratura tedesca e francese. Fu autore di numerose raccolte di poesia e prosa, in italiano e francese (fra cui: Note liriche, Milano 1891; Les paroles amoureuses, ibid. 1891; Il libro dei ricordi, Livorno 1894; L’autunno, ibid. 1901; Au pays de jadis, ibid. 1907).
La sua poetica era caratterizzata dai toni delicati e dalla dolcezza delle immagini proposte nella fluidità del ritmo, ma il M. era al contempo pienamente consapevole dei propri limiti, avendo più volte esplicitamente riconosciuto i suoi debiti compositivi verso i poeti prediletti della prima giovinezza, in particolare G. D’Annunzio e G. Marradi.
Una infermità alla gamba che afflisse il M. per tutta la vita, alla quale si aggiungeva una salute cagionevole, condizionò con tratti malinconici tutti i suoi versi e prose, come appare fin dalle sue prime poesie giovanili. Se il M. ebbe una grande passione, fu certamente quella del mare, il litorale labronico e le sue marine nella suggestiva bellezza del tempo, divennero motivo dominante di molte sue raccolte di versi.
Letterato versatile il M. fu un discreto novelliere e pubblicò anche libri per ragazzi (Tra i pirati del Rif, Palermo 1902; Annata di gloria, ibid. 1902). Come ulteriore testimonianza dei suoi molteplici interessi e campi di studio vanno inoltre ricordati i numerosi studi dedicati alla storia dell’arte e alla sua divulgazione (tra i tanti volumi, si rammentino almeno: Gli angeli nell’arte, Firenze 1902; La pittura europea nel secolo XIX, Milano 1903; L’arte italiana, Palermo 1904).
Ottenuta l’abilitazione all’insegnamento della lingua e letteratura francese, il M. iniziò a insegnare nel 1900: negli istituti tecnici di Girgenti (oggi Agrigento) e di Teramo, per poi passare nel 1902 a quello di Livorno e dall’ottobre dello stesso anno alla prestigiosa R. Accademia navale, dove concluse la carriera d’insegnante, prima come incaricato, poi come professore ordinario.
Il M. morì a Livorno il 26 dic. 1925.
Oltre alle opere già citate si ricordano le raccolte poetiche Fantasia di Natale (Roma 1895); Mare nostrum (Livorno 1901); Poesia marinaresca (Palermo 1910).
Fonti e Bibl.: G. Lesca, Riflessioni, impressioni, fantasie (1885-91), Pontedera 1892, pp. 169-186; T. Rovito, Letterati e giornalisti italiani contemporanei…, Napoli 1922, pp. 260 s.; G. M. (1867-1925), in Riv. di Livorno, I (1926), pp. 65-178; M. D’Amelio, G. M., in Liburni Civitas, X (1937), pp. 78-87; G. Orioli, Per il centenario di G. M., in Nuova Antologia, aprile 1967, pp. 520 s.; Uomini di Livorno, Livorno 1969, p. 111; Storia della letteratura italiana, VIII, Tra l’Otto e il Novecento, a cura di E. Malato, Roma 1999, p. 942; G. Biagi, Chi è? Annuario biografico italiano, Roma 1908, p. 172; C. Schmidl, Diz. universale dei musicisti, II, p. 81; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, V, p. 18.
G. Corradi