NOBILI, Guido
NOBILI, Guido. – Nacque a Firenze il 7 dicembre 1850 da Ferdinando, avvocato, e da Elena Pasqui, pittrice.
Di estrazione altoborghese, i famigliari parteciparono attivamente, in stretta collaborazione con Bettino Ricasoli, alla caduta del Granducato leopoldino e all’annessione nel 1859 al Regno d’Italia. Lo zio Niccolò, dapprima deputato e quindi senatore del Regno, fondò la Società Adam Smith, fu direttore tra il 1885 e il 1893 de La Nazione e azionista per molti anni della Società Successori Le Monnier (Baldini, 1994, pp. 88 s.).
Seguendo le orme paterne, si laureò in legge a Pisa, ma esercitò solo saltuariamente l’avvocatura. Sposatosi nel 1877 con Maria Elvira di Gelasio del Calza (dalla quale ebbe sei figli), nel 1891 diede alle stampe a Firenze il pamphlet intitolato De profundis clamavi ad te, Domine. Lettera a sua maestà il re, che gli garantì una discreta fama di «scrittore singolare e spregiudicato» (Pancrazi, pref. a Memorie lontane, 1942, p. 8) e che costituì la più articolata espressione della sua posizione ideologica.
Animato da una vivace vena polemica, il libello può essere considerato una paradigmatica manifestazione della delusione post-unitaria della più agiata borghesia toscana. Particolarmente evidente, anzitutto, l’insofferenza per gli obblighi imposti dall’apparato statale (in primis per i prelievi fiscali, tanto che secondo Nobili gli italiani sono stati degradati dallo statuto di «cittadini» a quello di meri «contribuenti»), cui si accompagna un’accentuata avversione per l’istituzione parlamentare, ritenuta non solo responsabile dell’indebolimento del potere monarchico e della capacità d’azione dell’esecutivo, ma anche luogo privilegiato degli interessi corporativi e dei privilegi individuali perseguiti a discapito della collettività. Arroccato in una risoluta difesa del valore della famiglia e della proprietà privata, rappresentata – sulla base di uno spiccato gusto aneddotico nel quale si intravvedono le capacità del narratore (Borlenghi, 1963, p. 783) – come costantemente minacciata dalle ingiustificate intromissioni dello Stato, Nobili lasciò anche trapelare in queste e nelle future pagine dei suoi scritti ‘pubblici’ la sua diffidenza antisocialista e antiegualitarista, e non risparmiò altresì dai suoi strali la diffusa retorica patriottica (soprattutto in chiave antiromana).
Tra il 1892 e il 1894, in stretta continuità con il primo opuscolo, pubblicò altri interventi polemici: Sul progetto di legge per la conservazione dei monumenti, oggetti d’arte e d’antichità (ibid. 1892; lettera aperta ai deputati, nella quale difese ancora il diritto di proprietà) ed “Era un bisogno vivamente sentito”. Sulla precedenza obbligatoria del matrimonio civile a quello religioso (ibid. 1894; contro il fardello di inutili leggi che attentano alle libertà individuali). Candidatosi senza successo nel 1895 alle elezioni politiche, con l’appoggio del giornale liberal-monarchico La Battaglia (Baldini, 1994, p. 89), condusse una vita sempre più appartata, chiudendosi nella sfera privata e dedicandosi alla passione mai abbandonata della caccia.
Alla pubblicazione di altre prose militanti (Riflessioni sopra un regolamento del Ministero della Pubblica Istruzione; Umilissime considerazioni sul progetto di legge sulla caccia presentato al senato da S.E. il ministro Rava; Letterati o artisti?, tutte Firenze 1905), fece seguito la prima e unica prova narrativa edita in vita, il romanzo Senza bussola!...Vita vissuta (ibid. 1906).
A evidente sfondo autobiografico, l’opera – suddivisa in 37 capitoli – è incentrata sulla vicenda amorosa dell’eccentrico protagonista (e voce narrante) Giovan Francesco da Galatrona, un «conservatore illuminato e anticonformista» (Tellini, 2010, p. 55) che, recatosi a Pisa, stringe amicizia con il conte polacco Wladimiro Saltsoulitski e si innamora della cugina vedova di quest’ultimo, la contessa Wanda Ziska. Non avendo ottenuto il consenso della famiglia della donna per il matrimonio, segue a Varsavia l’innamorata, la quale tuttavia muore di tisi; mentre l’amico Wladimiro, anch’egli tornato in patria, è condannato per l’omicidio dell’amante della defunta moglie. Dichiaratamente regolato dal piacere della libera narrazione e percorso da una brillante vena umoristica, il romanzo è intervallato da «pungenti digressioni di vita politica e sociale, di costume e di morale» (Pancrazi, pref. a Memorie lontane, 1942, p. 9) che in parte recuperano temi e spunti polemici delle prose antecedenti e offrono uno spaccato concreto delle classi agiate.
Tuttavia il frutto più significativo, e successivamente più apprezzato, della produzione narrativa di Nobili fu il lungo racconto autobiografico intitolato Memorie lontane (di datazione incerta, ma verosimilmente giunto alla sua completezza solo dopo il 1909: Fiorelli, 2006, p. 65), dato alla luce alla fine del 1916 nella raccolta postuma Bozzetti. Scritti polemici. Pagine sparse (uscita a Firenze per la Tipografia Domenicana grazie a un’iniziativa della famiglia e con la collaborazione di Guido Falorsi).
Rievocando, con lo sguardo ironicamente distante dell’uomo maturo, le esperienze vissute da fanciullo all’età di nove anni, Nobili coniugò la ricostruzione delle vicende familiari e del turbolento contesto storico-politico (anzitutto la caduta di Leopoldo II) con la narrazione dell’innamoramento per la fanciulla greca Filli, mescolando al divertimento per l’agile fluire del racconto e a una sempre controllata e levigata comicità, l’«elegia della memoria d’infanzia» (Pampaloni, 1975, p. XIV) e un sotterraneo senso di delusione storica.
Memorie lontane fu ripubblicato da Pietro Pancrazi dapprima parzialmente (con il titolo Idillio) nelle antologie I Toscani dell’Ottocento e Racconti e novelle dell’Ottocento (rispett. Firenze 1924 e 1939) e quindi integralmente per Le Monnier, nel 1942, con una prefazione nella quale ne pose in rilievo l’importanza nel contesto della narrativa toscana tra fine e principio di secolo. Da segnalare tra le successive ristampe quella del 1975, apparsa nella collana «Centopagine» diretta da Italo Calvino per Einaudi, con un’importante introduzione di Geno Pampaloni. Sul testo di Nobili, inoltre, si basò Alessandro Blasetti per la realizzazione di un episodio del film Altri tempi (1952), cui seguì, con più libero adattamento, lo sceneggiato televisivo di Mauro Pezzati intitolato appunto Memorie lontane (Fiorelli, 2006).
Morì a Firenze, dopo lunga malattia, il 24 febbraio 1916.
Opere. La raccolta postuma di Bozzetti. Scritti polemici. Pagine sparse, nella sezione dei Bozzetti comprende, oltre a Memorie lontane, altri racconti accomunati dallo sfondo venatorio, dalla tematica autobiografica e da una predominante componente umoristica (La prima padella; Un incidente di caccia; Lenti acroamatiche; Gallo montano); a essi seguono, dopo i già pubblicati Scritti polemici, le fino allora inedite Pagine sparse, fra le quali ci limitiamo a menzionare: Necessità immutabili (sugli effetti perniciosi per l’equilibrio sociale della «mancanza di religione voluta dallo Stato»); Monaci e frati (contro i ‘giacobini’ responsabili di gettare le fondamenta dell’‘anarchia’); Sionismo (nel quale, tra l’altro, si condannano le speculazioni finanziarie in Borsa); Riflessioni (apologia delle ragazze madri); Donne…! (dove si dà luogo a una sorta di catalogo, intriso di divertite punte misogine, delle tipologie muliebri: Donna gelosa, Donna vittima, Donna brontolona, Donna bigotta, Donna romantica, Donna dispettosa). Chiude il volume l’Eco della stampa (trascrizione delle recensioni e di articoli sui suoi scritti). Per Memorie lontane, oltre alle edizioni già menzionate, si segnalano quelle per cura di A. Bellini (Firenze 1966), M. Vannucci (ibid. 1974), L. Toscani (ibid. 1983); nonché, da ultimo, con una nota di B. Benvenuto (Palermo 2003) e con pref. di G.M. Manetti e nota introd. di L. Brogioni (Firenze 2009). Per gli altri testi: Lenti acroamatiche e altri racconti, a cura di T. Iermano (Atripalda 2008).
Fonti e Bibl.: Alcune lettere autografe e inedite di Nobili sono conservate a Firenze nella Biblioteca Marucelliana e nella Biblioteca Ricciar-diana (Fiorelli, 2006, p. 67 n.). Necr., in La Nazione, 25 febbraio 1916. Si veda inoltre: Yorick, in La Domenica fiorentina, 27 settembre 1891 [rec. a De profundis clamavi ad te Domine]; G. Rabizzani, Unpamphlétaire italiano, in Il Marzocco, 14 gennaio 1917; P. Pancrazi, I Toscani dell’Ottocento, Firenze 1924, pp. 391-423; S. Benco, in Piccolo della Sera, 22 dicembre 1938; P. Pancrazi, Racconti e novelle dell’Ottocento, Firenze 1939, pp. 650-682; E. Fusco, Scrittori e idee. Diz. critico della letteratura italiana, Torino 1956, p. 416; L. Russo, I narratori (1850-1957), 3ª ed., Milano-Messina 1958, p. 143; Narratori dell’Ottocento e del primo Novecento, a cura di A. Borlenghi, III, Milano-Napoli 1963, pp. 781-901; Diz. encicl. della letteratura italiana, diretto da G. Petronio, Roma-Bari 1967, p. 150; Diz. generale degli autori contemporanei, II, Firenze 1974, pp. 912 s.; G. De Rienzo, Filli che innamora, in La Stampa, 26 settembre 1975; Narratori toscani dell’Ottocento, a cura di G. De Rienzo, Torino 1976, pp. 521-591; D. Baldini, G. N.: ritratto di un borghese deluso nella Firenze di fine Ottocento, in Il Cristallo, XXXVI (1994), 3, pp. 87-94; Toscani dell’Ottocento, a cura di E. Ghidetti, Firenze 1995, pp. 537 s.; A. Giuliani, G. N.: le sorprese di un minore, in La Repubblica, 24 aprile 2003; F. Fiorelli, ‘Memorie lontane’ dal libro allo schermo, in Lingua Nostra, LXVII (2006), 3-4, pp. 65-83; G. Tellini, Letteratura a Firenze dall’Unità alla Grande Guerra, Roma 2010, pp. 54-58; F. Fiorelli, Dal lessico delle novelle di Guido Nobili (I), in Lingua Nostra, LXXII (2011), 1-2, pp. 40-46; 3-4, pp. 98-106.