CARPEGNA (C. di Falconieri), Guido Orazio Gabrielli di
Nacque a Roma il 6 febbr. 1840 dal conte Luigi e da Amalia Lozano; era di antica e nobile famiglia, discendente ed erede per linea femminile dei Carpegna ricordati da Dante, che ereditò anche il cognome e i titoli dei principi Falconieri. A Carpegna, e in genere nell'Urbinate, essa aveva ancora dimore e proprietà terriere.
Il C. visse e studiò a Roma, distinguendosi fra i giovani aristocratici per i suoi interessi letterari e politici: frequentò il gruppo dei poeti della "scuola romana", che tentavano di reagire all'accademismo imperante con un linguaggio poetico ricco di nuove forme (attinte però sempre ai classici) e di nuovi contenuti spirituali, ed ebbe contatti con il partito liberale clandestino.
Nel marzo del 1865 il C., con altri giovani nobili, per un brindisi al re d'Italia in un locale pubblico, fu condannato all'esilio (un breve esilio perché il perdono papale arrivò dopo solo due anni), ma già da tempo egli era abituato a trascorrere lunghi periodi in terra italiana, dove erano i maggiori interessi patrimoniali della famiglia e dove aveva importanti relazioni sociali e politiche (nel 1868 sposò Maria, figlia del senatore Augusto Gori Pannilini, di Siena, e di Giacinta Orsini, della grande famiglia romana). Il De Cesare lo conobbe in casa di F. Gualterio che, prefetto a Napoli, tentava, sullo scorcio degli anni Sessanta, di arrivare a un accordo con il pontefice con la mediazione dei più illustri cittadini di Roma. All'inizio del 1866 era entrato, con Ignazio Boncompagni, nella direzione del Comitato nazionale romano, di carattere moderato, che aveva bisogno di rafforzare la propria posizione con l'inserimento di esponenti della nobiltà, la sola classe sociale che, nella oscurità della borghesia, poteva fornire garanzie di rappresentanza della popolazione laica sul terreno internazionale.
Dopo la presa di Roma il C. era quindi in ottima posizione per assumere posizioni di rilievo nel nuovo regime: nel settembre 1870 ebbe l'incarico di curare la prima sistemazione dell'amministrazione cittadina (creò a tale scopo una commissione); entrò poi a far parte, il 15 ottobre dello stesso anno, della giunta municipale, nominata dalla luogotenenza. Dopo la fine del regime provvisorio fu consigliere comunale (1871-1875) e assessore all'Istruzione (1872-1875), occupandosi con particolare impegno e capacità organizzativa di questo importante settore della vita romana, che doveva creare e diffondere la scuola laica e liberale contro la resistenza di quella religiosa. Si batté perché essa costituisse uno dei compiti primari del comune (oltre l'aumento numerico delle scuole elementari, ottenne l'istituzione di una scuola femminile professionale e di una scuola femminile superiore), opponendosi a qualunque richiesta di diminuzione di fondi (Discorso ai consiglieri municipali di Roma dell'assessore delegato alla Pubblica Istruzione, Roma 1875).
Il C. fu presente in molte altre iniziative tese al rinnovamento della vita cittadina, ma, in particolare, i suoi interessi, animati dall'esperienza di proprietario terriero (fatta in zone, fra Marche e Romagna, che cominciavano a conoscere forme di moderna trasformazione capitalistica), lo spingevano verso i problemi agrari. Già nel 1869 era entrato, come segretario, in una Società d'incoraggiamento per migliorare l'agricoltura e la pastorizia nell'Agro romano, costituita da proprietari terrieri e grandi fittavoli, trasformatasi in Comizio nel gennaio del 1871. Di questa istituzione egli fu prima segretario, poi presidente, collaborando al Bollettino agrario romano (dal 1876 Rivista agricola romana);diresse anche la scuola podere di Valmontone (vedi per alcune polemiche amministrative, Il Comizio agrario e la scuola podere di Roma, risposta di G. di Carpegna all'opuscolo del prof. A. Marucchi, Roma 1877).
Nominato nell'ottobre 1870 membro di una commissione che aveva il mandato di studiare i provvedimenti tecnici ed economici, legislativi ed amministrativi, per il bonificamento, l'irrigazione e il risanamento dell'Agro romano, si schierò tra coloro che auspicavano, oltre agli indispensabili interventi tecnici e sperimentali, la liquidazione del patrimonio ecclesiastico con contratti in enfiteusi piuttosto che con vendite, ciò che avrebbe permesso la spartizione effettiva del latifondo, la maggiore possibilità di miglioramenti fondiari, lo sviluppo moderno della produzione, ancora incentrata sulla cultura del grano e sulla pastorizia. Questa soluzione non venne mai accettata, come in realtà non venne mai profondamente affrontato, per il convergere di troppi interessi, il problema della trasformazione dell'Agro, anche quando di esso furono investiti governo e Parlamento: con l'eccezione della sparizione dell'asse ecclesiastico, confluito quasi tutto nella grande proprietà borghese, scelte e rapporti di produzione rimasero stabili fino al nuovo secolo. Il C., che aveva fatto parte anche del Consiglio superiore dell'agricoltura, si occupò di innovazioni nei propri possedimenti: fu tra i primi a introdurre la coltivazione della barbabietola da zucchero e fu tra i promotori - poi presidente - di uno zuccherificio, che avrebbe dovuto sorgere a Roma, ma che finì a causa delle difficoltà incontrate per essere installato a Rieti.
Con quell'ampiezza di interessi tipici dell'antica nobiltà romana (aperta a varie conoscenze, difficilmente profonda in qualcuna), il C. fece parte dal 1892 del consiglio della Società romana per gli studi zoologici, che aveva il programma di promuovere lo studio teorico e pratico delle specie animali, specialmente di quelle viventi nel circondario della provincia di Roma, e collaborò al suo Bollettino.
Politicamente il C. militò fra gli uomini della Destra (nel 1870 era stato tra i fondatori a Roma del circolo Cavour) e ad essa restò fedele anche dopo la sua caduta, divenendo membro dell'Associazione costituzionale romana: caso non frequente negli ambienti degli autoctoni, dove s'indulgeva ad accettare il trasformismo depretisiano, e che può in parte spiegare il suo impallidimento, quasi la sparizione, dalla scena politica e amministrativa locale, se non da quella finanziaria ed economica. Dal 1874 al 1882 fu deputato di Urbino (nel 1876 segretario della Camera), ma prese raramente la parola e su problemi del suo collegio (il discorso più importante riguarda, nel 1877, la nuova legge forestale: era contro l'abolizione dei vincoli, pur nella difesa della proprietà privata). Ricominciava intanto ad avvicinarsi ad ambienti cattolici, verso cui lo spingevano tradizioni di famiglia e legami di parentela (gli Orsini erano assistenti al soglio pontificio).
Nel dicembre del 1905 il C. fu nominato senatore, e come tale accettò di firmare il "programma conservatore riformista" lanciato dalla Rassegna nazionale per opporsi in un quadro di iniziative di tipo paternalistico al sovversivismo rivoluzionario e al rigido conservatorismo; in difesa della proprietà, della famiglia, della patria; contro la lotta di classe (per l'arbitraggio nei conflitti del lavoro e per l'espansione dell'emigrazione) e il colonialismo; in sostegno della economia agraria nei confronti dello sviluppo industriale.
Il C. morì a Carpegna il 27 ott. 1919. Era cancelliere della Consulta araldica.
Aveva continuato a coltivare interessi letterari, facendo traduzioni da Giovenale (Lesatire, Roma 1911), di Ladislao Kulczycki (in collaborazione con Alinda Bonacci Brunamonti: Carme di Cesare Polewka, ibid. 1888), e pubblicando versi, raccolti in Prime poesie (Firenze 1869), Poesie (ibid. 1882) e, definitivamente, in Poesie varie (ibid. 1911). In essi c'è l'impronta della "scuola romana", con le sue tradizioni stilistiche e classiche e i suoi abbandoni alla fantasia e al sentimento (l'avversione del C. alle forme e ai contenuti della nuova letteratura è espressa nell'introduzione alle Poesie varie: "il reale è brutto"). Più originali alcuni tentativi di tradurre in linguaggio poetico le conoscenze botaniche e zoologiche: Le crittogame, L'alga, Farfalle della sera.
Fonti e Bibl.: Le carte del C. sono disperse in vari archivi: alcune indicazioni in Bartoccini, La "Roma dei Romani", citato oltre; Attiparlamentari, Camera, Discussioni, 17 e 21 apr. 1877; Sommario degli atti del Consiglio comunale di Roma…, a cura di E. Arbib, Roma 1895, pp. 294 s.; Arch. di Stato di Roma, Gliarch. delle giunte provvisorie… e della luogot. gener. del re per Roma…, Inv., a cura di C. Lodolini Tupputi, II, Roma 1972, ad Indicem;R.De Cesare, Roma e lo Stato del papa, Roma 1975, pp. 545 s.; U. Pesci, I primi anni di Roma capitale, 2 ediz., a cura di G. Monsagrati, Roma 1971, pp. 144, 168, 346, 598 s.; D. Gnoli, Ipoeti della scuola romana, Bari 1913, pp. 61-64; O. Majolo Molinari, La stampa period. romana dell'Ottocento, Roma1963, ad Indicem;M.T. Tamassia Galassi Paluzzi, Scuola elem., scuola secondaria e polit. scolastica in Roma capitale, in Arch. della Soc.romana di storia patria, XC (1968), p.302; F. Bartoccini, La "Roma dei Romani", Roma 1971, ad Ind.;O. Confessore, Conservatorismo polit. e riformismo relig., Bologna 1971, ad Indicem;M. Scardozzi, La bonifica dell'Agro romano nei dibattiti e nelle leggi dell'ultimo trentennio dell'Ottocento, in Rass. stor. del Risorg., LXIII(1976), pp. 181 s., 184, 188; T. Sarti, Il Parlam. subalpino e nazion., s. v.Di Carpegna.