PIOVENE, Guido
PIOVENE, Guido. – Discendente da due nobili casate venete, nacque a Vicenza il 27 luglio 1907, figlio unico del conte Francesco Piovene di Porto Godi e di Stefania di Valmarana.
L’infanzia vicentina, interrotta da frequenti soggiorni nella villa di una prozia nei pressi della città, fu condizionata sia dall’austerità bigotta dell’amato nonno paterno Guido sia dalla distrazione dei genitori, mondani e spesso assenti, e dalla giovane madre, inquieta, elegante e capricciosa.
I tratti dell’ambiente familiare: relazioni complesse, figure parentali, governanti e servitori; luoghi e oggetti; paesaggio vicentino e veneto, «chimerico» e suadente (un paesaggio-personaggio); fondo cattolico, lasciarono tracce permanenti negli scritti narrativi e non di Piovene, in un sistema quasi ossessivo di temi-chiave (memorie puntuali si trovano anche nella raccolta saggistica Idoli e ragione, Milano 1975, postuma, ma preparata dall’autore).
Dopo gli studi elementari, Piovene frequentò il liceo nel collegio dei barnabiti di Lodi, di forte impronta cattolica; a Milano dal 1923 con la famiglia, seguì gli ultimi due anni liceali al Parini. Nel 1925 si iscrisse alla facoltà di lettere della Regia Università (la futura Statale), dove si laureò nel 1929 in estetica con Giuseppe Antonio Borgese e stabilì una stretta amicizia con Leonardo, figlio di Borgese, e con Eugenio Colorni, allievo di Pietro Martinetti, di famiglia ebraica, vivamente antifascista e allora vicino a Giustizia e Libertà (per la ricostruzione del rapporto, cfr. Gerbi, 1999).
Piovene esordì dal 1926 nel giornalismo letterario, via via intervenendo su fogli e riviste di spicco (cfr. Il lettore controverso, a cura di C. Maccari, 2009; ma anche Opere narrative, a cura di C. Martignoni, 1976, I, Cronologia). Nel quotidiano L’Ambrosiano, cui collaborò fittamente, pubblicò nel 1931 scritti con velenose punte antisemite, che provocarono la rottura con Colorni. Nel 1931 uscirono i sognanti racconti La vedova allegra (Torino), recensiti con vivo consenso da Borgese. Nel 1935 Piovene approdò al Corriere della sera, dopo aver preso, l’anno prima, la tessera del Partito nazionale fascista. Dall’Inghilterra spedì corrispondenze antibritanniche e antidemocratiche; e partì volontario per seguire la guerra civile di Spagna tra le camicie nere. Si era sposato nel 1934 con la scrittrice Marise Ferro (poi moglie di Carlo Bo); ma il matrimonio entrò presto in crisi. Nel 1938, anno dei provvedimenti razziali, recensì nel Corriere con zelante adesione Contra Judaeos, libretto antisemita di Telesio Interlandi (Gerbi, 1999, pp. 291-293 e passim).
Dal 1942 si legò a Flora Volpini e con lei tra 1943 e 1944 nella Roma occupata si avvicinò inattesamente alla Resistenza clandestina e reincontrò Colorni, che, scappato da Ventotene dove era confinato, rimase ucciso in un agguato nel maggio 1944.
Nel 1941 Piovene aveva pubblicato per Bompiani il romanzo Lettere di una novizia (Milano), che gli procurò notevole fama (nel 1960 Alberto Lattuada ne trasse un film).
Ambientato a Vicenza e dintorni, il romanzo, dalla struttura epistolare desueta, inquietò per la «malafede» sentimentale di fondo e per i delitti della «novizia». L’alimento culturale proveniva dalla discettazione gesuitica, dalle dottrine della restrizione mentale e della «dissimulazione onesta», come notò subito Benedetto Croce recensendo l’opera nella Critica, con rinvio al trattatista secentesco Torquato Accetto. L’intrico di «malafede» reticenza e «pietà» è ragionato dall’autore nella Prefazione; e torna nella Gazzetta nera (Milano 1943 ma stesa nel 1939), autodefinita «un libro di inclinazioni cattive», poiché «l’arte non può che raccontare il male».
Seguirono sempre per Bompiani, sullo sfondo della guerra, Pietà contro pietà (Milano 1946) e per Garzanti I falsi redentori (Milano 1949: già apparso in rivista tra il 1946 e il 1947 e anteposto erroneamente a Pietà contro pietà in Mazzer, 1999, pp. 55-58 e 63).
I temi proseguivano a oltranza le ossessive trame familiari-coniugali e le vicende delittuose, con il rovello criminale connesso alle tensioni amorose, nel fosco nucleo Eros-Thanatos (David, 1996). Piovene avvertì la crisi, come risulta da testimonianze del tempo (Opere narrative, a cura di C. Martignoni, 1976, II, pp. 5 s., 807 s.). Seguì un silenzio di riflessione, compensato dalla felice e chiarificante applicazione saggistica (il narratore elaborava intanto il romanzo Le Furie, poi pubblicato per Mondadori, Milano 1963).
Tra il 1947 e il 1950 Piovene si trasferì a Parigi, tornandovi poi per frequenti soggiorni; dal 1958 si fissò stabilmente a Milano nella bellissima casa di palazzo Belgioioso. Si era unito dai tardi anni Quaranta a Mimy Pavia, sua compagna sino alla morte; si sposarono nel 1950 a Roma, ottenuti i rispettivi annullamenti. Dall’esercizio saggistico e giornalistico, uscirono acute analisi di vita e costume, dell’Italia (Viaggio in Italia, Milano 1957, ma nato per la RAI e trasmesso fra il 1954 e il 1957: cfr. Martignoni, 2008), degli Stati Uniti (De America, Milano 1953), europee (Madame la France, Milano 1967), uscite in giornale ma raccolte in volumi che sono tra i suoi maggiori.
Al Corriere sino al 1952, dal 1953 passò per più di un trentennio a La Stampa. Il prestigio e l’autorevolezza crescenti di Piovene (che, per le simpatie per la sinistra manifestate nel dopoguerra e negli anni Sessanta, fu ironicamente denominato «il conte rosso») furono insidiati nel 1962-63 da dure polemiche sui suoi trascorsi antisemiti.
Essi emersero dalle accuse di Guido Ludovico Luzzatto, critico d’arte e amico di Colorni, e dal Lungo viaggio attraverso il fascismo di Ruggero Zangrandi (edito nel 1948, ma riedito con ampi incrementi nel 1962). La discussione fu alimentata dal volume di saggi di Piovene, La coda di paglia (Milano 1962), con l’autodifesa inquietante della Prefazione, che affrontò temi individuali e collettivi: il fascismo, il rapporto intellettuali-potere, la «malafede», non negata ma gestita ambiguamente a due livelli: ammessa nel ‘pedaggio’ giornalistico, esclusa dal côté creativo, libero e tormentato dalla «malafede» e dai suoi fantasmi. La polemica culminò nella sconfitta delle Furie al premio Viareggio del 1963.
Steso faticosamente, Le Furie si strutturò a blocchi difformi, con quadri storico-sociali dell’Italia fascista e postbellica e fitte memorie private (oltre a tutti i familiari, anche Colorni), nella cornice di una passeggiata dell’io narrante sui colli intorno a Vicenza. Il romanzo si chiudeva sul trionfo dell’amore-verità per Mimy, che sconfiggeva le «Furie» del passato e della mente. Le stelle fredde (Milano 1970), per fermarci ai testi editi in vita, inscenò ancora un ritorno ai luoghi dell’infanzia: Vicenza e dintorni, la casa collinare di famiglia, in chiave allucinata e negativa.
Nell’opera, un ‘giallo’ allegorico-metafisico con valore testamentario, prevalse il dibattito sulla soglia della morte, tra personaggi-emblemi: l’io narrante, Dostoevskij redivivo, un ‘poliziotto’ filosofo, e la presenza eccezionale del padre. Nei suoi due ultimi romanzi Piovene governò il caos funesto e fantasmatico della «malafede» in forme più controllate e con uno stile che l’esperienza saggistica aveva reso secco, sottile ed elegante, immettendovi gli strumenti raffinati della ragione e del disincanto.
Nella Premessa a Idoli e ragione (cit.) Piovene si definì infine un «conservatore illuminato», grazie a lucidità, pessimismo e criticità. Lo scetticismo era acuito dalla malattia neurologica (sclerosi laterale amiotrofica) che lo colpì dal 1969, ma non poté non pesarvi anche la scottante vicenda politico-morale del 1962-63. Nel 1974, con Indro Montanelli, Enzo Bettiza e altri, fondò Il Giornale nuovo.
Colpito da embolia polmonare, morì a Londra il 12 novembre 1974 e fu sepolto nel Famedio di Vicenza.
Opere. Le opere narrative sopra citate ed edite in vita sono raccolte nei Meridiani: G. Piovene, Opere narrative, I-II, a cura di C. Martignoni, con Prefazione di E. Bettiza, Milano 1976. S’aggiungano I saggi, I-II, a cura di L. Simonelli, Milano 1986. Romanzi e racconti postumi: Verità e menzogna, Milano 1975; Inverno di un uomo felice (racconti), Milano 1977; Romanzo americano, Milano 1979; Il ragazzo di buona famiglia, nota al testo di P. Mazzucchelli, prefazione di E. Bettiza, Milano 1998 (il romanzo giovanile inedito: cfr. L. Baldacci, Piovene, in Id., Novecento passato remoto, Milano 2000, pp. 313-320); Inferno e paradiso. Racconti (1929-1931), a cura di M. Giachino, Treviso 1999. Per le pagine critiche letterarie: Il lettore controverso. Scritti di letteratura, a cura di G. Maccari, Torino 2009, ma cfr. anche Biglietti del mattino, a cura di S. Gerbi, prefazione di E. Bettiza, Torino 2010.
Fonti e Bibl.: A Vicenza, nella Civica Biblioteca Bertoliana, è conservato l’archivio dello scrittore da me consultato con Mimy Piovene nella casa di Belgioioso (v. Piovene, 1976, Note ai testi di C. Martignoni). Il quaderno autografo delle Stelle fredde fu donato da Piovene a Maria Corti per il Fondo manoscritti dell’Università di Pavia.
Oltre alle voci raccolte in G. Piovene, Opere narrative, II, Milano 1976, pp. 831-850, cfr. S. Mazzer, G. P.: una biografia letteraria, Pesaro 1999 (che riprende G. Piovene, Opere narrative, cit., con aggiornamenti). Tra le voci storiche cit. sopra: G.A. Borgese, La vedova allegra, in Corriere della sera, 1° novembre 1931; B. Croce, G. P. - Lettere di una novizia, in La Critica, XI (1942), 1, pp. 49 s. Da vedere anche l’evocazione di Mimy Piovene, I giorni della vita, Novara 1987 (in collaborazione con L. Simonelli), e l’album fotografico con antologia di testi G. P. o della «vicentinità», a cura di C. Martignoni - R. Saccani - V. Scheiwiller, Milano 1993. Decisiva la ricostruzione storica e l’analisi di S. Gerbi, Tempi di malafede. Una storia italiana tra fascismo e dopoguerra. G. P. ed Eugenio Colorni, Torino 1999.
Numerosi gli Atti di convegni postumi: G. P., a cura di S. Rosso Mazzinghi, Vicenza 1980; G. P. tra idoli e ragione, a cura di S. Strazzabosco, Venezia 1996 (di cui si cita M. David, P. tra psicologia, psicanalisi e psicocritica); G. P. Tra realtà e visione, a cura di M. Rizzante, Trento 2002; G. P. nel centenario della nascita, Atti del convegno… 2007, a cura di F. Bandini, Vicenza 2009. Su Viaggio in Italia: C. Martignoni, I cinquant’anni del Viaggio in Italia di G. P., in La Modernità letteraria, 2008, 1, pp. 175-187. Ma cfr. anche Ead., Per un profilo di P. narratore. Il sistema dell’ambiguità, in G. P. Tra realtà e visione, cit., pp. 73-88.