RAMAZZOTTI, Guido
RAMAZZOTTI, Guido. – Nacque a Roma il 7 dicembre 1917, da Ausano e Anita Magnani. Fu erede di quinta generazione di una famiglia di imprenditori attivi nel settore liquoristico.
Il capostipite della famiglia, Ausano (Saronno 1791 - Milano 1866), erborista e farmacista di origini bolognesi, aveva messo a punto nel 1815 la ricetta di un amaro tonico a base di oltre trenta spezie ed erbe officinali, che iniziò a produrre in un laboratorio in porta Volta a Milano e a commercializzare con il nome di Amaro Felsina Ramazzotti. Nel 1848 Ausano Ramazzotti aprì un bar in via Canonica, nei pressi del teatro alla Scala, per ampliare la diffusione del suo prodotto, che iniziò a incontrare i favori dei consumatori anche per essere il primo ‘aperitivo’ italiano a non avere il vino come base.
Nel 1866, alla morte del fondatore, la guida dell’azienda fu presa dal figlio Giuseppe, che la mantenne fino al 1871. Il 6 novembre 1872 i figli di Giuseppe – Enrico, Carlo, Ausano e Antonio – costituirono la società in nome collettivo Fratelli Ramazzotti. La nuova azienda, seppure dotata di attrezzature ancora modeste e vincolata dalle ridotte dimensioni di un mercato ancora essenzialmente limitato al capoluogo lombardo e a poche altre città dell’Italia settentrionale, nel corso degli anni Settanta dell’Ottocento conobbe un processo di sviluppo che la portò a espandersi prima sul mercato italiano e, in seguito, su quelli europei e d’oltreoceano, in particolare in paesi come gli Stati Uniti e l’Argentina, verso i quali si era indirizzata in maniera prevalente l’emigrazione italiana. Nel 1874, al momento della realizzazione di una nuova distilleria, sempre in via Canonica, l’azienda contava già oltre cento dipendenti. La generazione successiva della famiglia venne rappresentata dai figli di Enrico, Luigi e Ausano, che a partire dai primi anni del Novecento affiancarono il padre e gli zii nella conduzione della società, occupandosi in particolare del potenziamento della rete distributiva, e nel 1914 ne assunsero la guida.
G. R. entrò in azienda giovanissimo, nel 1934, alcuni anni dopo la scomparsa del padre (1931) e dello zio Enrico (1930), rinunciando agli studi per intraprendere un lungo e severo tirocinio sotto la guida di Filippo Blanc, direttore generale della società. Nominato amministratore delegato nel 1938, puntò fin da subito sul rafforzamento dell’immagine dell’azienda e del suo prodotto attraverso un cospicuo aumento degli investimenti pubblicitari e, in particolare, l’avvio di collaborazioni con i maggiori esponenti del cartellonismo pubblicitario dell’epoca. Dopo le tavole d’ispirazione futurista (un uomo tratteggiato con poche linee curve che beve un amaro) di Federico Seneca, utilizzate nel 1935 per lanciare lo slogan «Un Ramazzotti fa sempre bene», creato dallo stesso G. R., nel 1936 seguì il Bigman, realizzato da Achille Luciano Mauzan – un uomo «ben nutrito», chiaro indice di positività e benessere, che si toglieva il cappello davanti all’insegna Ramazzotti – e nel 1947 la Struzza, firmata da Gino Boccasile, la rappresentazione di una bottiglia di Amaro Ramazzotti abbracciata da una leggiadra ragazza che viaggiava sulla groppa di uno struzzo, un’immagine senz’altro d’ispirazione fantastica ma che coglieva lo spirito di rinascita del dopoguerra.
Dal punto di vista delle strategie di mercato, G. R. puntò ad aumentare il volume delle esportazioni, riuscendo, a dispetto della stagnazione economica e del crollo del commercio internazionale, ad ampliare le quote di mercato in Europa e soprattutto negli Stati Uniti, dove negli anni del proibizionismo l’Amaro Ramazzotti era stato fra i pochissimi alcolici ammessi alla vendita per le sue proprietà ‘medicinali’. Sul mercato italiano, invece, venne avviata una politica di estensione e di differenziazione della gamma di prodotto, che alla fine del decennio arrivò a includere diverse decine di articoli.
Lo scoppio del secondo conflitto mondiale pose l’azienda di fronte a problemi drammatici. Le difficoltà – in una prima fase avvertite soprattutto nel reperimento di alcune materie prime – si acuirono in particolare dopo la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti (11 dicembre 1941). Privata dei suoi principali mercati esteri, la Ramazzotti fu poi costretta a interrompere provvisoriamente l’attività nella primavera del 1942, in seguito alla sospensione delle assegnazioni di alcol e di zucchero, e definitivamente nell’agosto del 1943, in seguito al bombardamento dello stabilimento di via Canonica.
Nonostante gli ingenti costi materiali, la ripresa postbellica si rivelò piuttosto rapida. G. R., che dal 1942 aveva assunto anche la carica di presidente della società, diresse la ricostruzione dello stabilimento distrutto e la ripresa della distribuzione commerciale sul mercato interno e su quelli internazionali. Nel corso degli anni Cinquanta, oltre alle tradizionali esportazioni che ormai toccavano oltre venticinque Paesi, venne avviata la produzione su licenza dell’Amaro Ramazzotti negli Stati Uniti e in Brasile. Nel 1959 la gestione delle attività internazionali fu concentrata e razionalizzata con la creazione di una divisione autonoma dal resto dell’organizzazione aziendale.
Nel giro di pochi anni lo sviluppo del mercato lo portò a dover risolvere il problema di strutture produttive non più in grado di fronteggiare una domanda che a metà anni Cinquanta tocca i tre milioni di bottiglie di amaro all’anno. Nel 1956 venne completata la realizzazione di un nuovo complesso industriale in piazza Stuparich, a Milano, che impiegava oltre trecento dipendenti e che andò a sostituire la storica distilleria di via Canonica. Dal punto di vista delle distribuzione G. R. puntò alla costituzione di una catena di punti vendita in Italia e all’estero e al potenziamento della rete dei rappresentanti commerciali, anche con iniziative quali il premio Uomo d’oro Ramazzotti, che attribuiva al miglior venditore dell’anno un premio in monete d’oro pari al suo peso.
Nel 1969 venne inaugurato in Svizzera il primo stabilimento all’estero, al quale nel 1970 in Germania fece seguito la costituzione della Ramazzotti G.m.b.H., l’avvio della distribuzione dell’Amaro Ramazzotti in Jugoslavia e la costruzione di un ulteriore complesso industriale a Lainate (Milano), su un’area di oltre 100.000 metri quadrati. Sempre nel 1970 il successo imprenditoriale di G. R. venne definitivamente confermato dal conferimento dell’onorificenza di cavaliere del lavoro.
I primi anni Settanta rappresentarono un periodo di rallentamento della crescita aziendale in seguito all’aumento della concorrenza di amari italiani come l’Averna e il Montenegro e stranieri come lo Jägermeister. La risposta di G. R., affiancato in questi anni alla guida dell’azienda dalla figlia Anna Cristina – avuta dalla prima moglie Maud Jolanda Taverna –, si articolò da un parte sul taglio dei costi attraverso l’aumento del grado di meccanizzazione della produzione e dall’altro sull’acquisizione di licenze di distribuzione per il mercato italiano di prodotti quali il whisky Black and White e la birra Adel Scott.
All’inizio degli anni Ottanta l’azienda superava i 50 miliardi di lire di fatturato, mentre dallo stabilimento di Lainate uscivano ogni anno sei milioni di bottiglie di amaro. G. R., che nel 1976 si era trasferito a Lugano (Svizzera) insieme alla seconda moglie Livia Maria Patritti, nel 1985 decise tuttavia di cedere l’azienda alla multinazionale francese Pernod-Ricard.
Morì a Lugano (Svizzera), il 25 marzo 2005.
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico della Camera di commercio industria, artigianato e agricoltura. Sulla storia della famiglia Ramazzotti si veda la pubblicazione giubilare Centocinquant’anni nel mondo. Dalla prima locomotiva al Telstar: 1815-1965. 150° anniversario Ramazzotti, a cura di L. Marinatto, Verona 1965.