FOGLIANO (de Foliano), Guidoriccio da
Uomo d'armi e di governo di origine reggiana, nacque nell'ultimo quarto dei secolo XIII. Figlio di Niccolò e fratello di Tommaso, Giberto, Matteo, Giovanni Riccio e Guglielino, il F. abitava con i fratelli, secondo il Liber focorum di Reggio Emilia del 1315 (edito in Tacoli, II, p. 2) nella contrada "De Maltajatis".
Secondo il Litta, che riprende una supposizione di Giambattista Verci (Storia della Marca Divigiana e Veronese, VII, Venezia 1787, p. 76), che si basa a sua volta su Alessandro Canobbio, madre del F. sarebbe stata Caterina di Alberto Della Scala, che avrebbe poi sposato in seconde nozze, Bailardino Nogarola, ma la critica più recente ha negato validità a questa ipotesi e riconfermato in Matteo Visconti il primo marito di Caterina. Bailardino Nogarola, tuttavia, sposò in seconde nozze Contessa di Niccolò da Fogliano, confermando così la realtà di una parentela dei Fogliano con gli Scaligeri (cfr. Sandri e Sancassani).
Fin dalle prime testimonianze a noi note il F. compare essenzialmente nelle note vesti di comandante e militare: nel 1324 insieme con Gerardo Tripoli, Alberto Canossa e Nicolò Manfredi richiedeva infatti al Consiglio del Comune di Reggio di ratificare il soldo a 200 fanti arruolati nel febbraio di quell'anno in aggiunta ai 100 precedentemente assoldati. Nel 1326 fu invece costretto a presentarsi al legato pontificio, Bertrando del Poggetto, in Parma, insieme ad altri potenti reggiani, per ratificare il formale assoggettamento della città emiliana all'autorità pontificia.
Dalla primavera del 1327 il F. fu capitano di guerra a Siena, carica che egli tenne per sei anni e mezzo, sino al 1333, con lo stipendio di 10.000 lire per semestre. La sua azione militare si mostrò particolarmente utile nei conflitti della Repubblica senese con gli Aldobrandeschi e Pisa, per il possesso di Massa Marittima e di altre terre della Maremma. Al riguardo è rimasta famosa, perché immortalata in un affresco di Simone Martini, la conquista, dopo sette mesi di assedio, nel 1328 del castello di Montemassi, difeso da Castruccio Castracani. Alla presa di Montemassi seguì una serie di vittorie che portarono l'esercito del F. a strappare ai signori di Santa Fiora Scansano e Arcidosso, il più popolato centro della Maremma aldobrandesca, vinto, nonostante i rinforzi recatigli da Giovanni di Boemia, dopo un lungo assedio l'8 ag. 1331, scavando una galleria che portò gli assedianti sin dentro le mura della roccaforte. L'anno seguente fu la volta di Massa Marittima, difesa dai Pisani, ai quali la città si era sottomessa per riceverne protezione e sulla quale il F. ebbe la meglio, il 14 dic. 1331, con 2.000 fanti e 400 cavalieri. Nonostante queste vittorie, nel 1333 venne accusato di non aver attaccato con sufficiente energia i nemici e fu destituito dal suo incarico; ma forse la destituzione fu conseguenza delle lotte intestine al gruppo dirigente di Siena, o, come suppone il Bowsky, dell'eccessivo potere da lui raggiunto nella città.
La recente scoperta, al di sotto dell'affresco di Simone Martini con il Guidoriccio nel palazzo pubblico di Siena, di un precedente affresco con una Scena del castello, attribuito a Duccio di Buoninsegna, ha dato avvio ad un riesame iconografico dello stesso Guidoriccio da Fogliano. Inizialmente il Moran, poi il Mallory, lo Zeri, il Briganti ed altri, confrontando gualdrappa, armature, insegne cavalleresche, intonaci, hanno messo in dubbio l'identificazione con Montemassi e l'attribuzione al Martini, proponendo soluzioni che andavano dalla considerazione dell'affresco come opera del tardo Trecento o del primo Quattrocento (per lo Zeri, Guidoriccio due volte sfregiato, in La Stampa, 4 giugno 1981, attribuibile a Martino di Bartolomeo), all'assegnazione dell'intera opera al Settecento. A queste posizioni si è contrapposta una vivace schiera di storici e di storici dell'arte che, sulla base di restauri e di nuove fonti fatte emergere dagli archivi senesi ed edite (particolarmente nel saggio di M. Seidel), mostrava come quell'affresco venne commissionato ed eseguito da Simone Martini subito dopo la vittoria del F. a Montemassi, anche se in seguito subì interventi e manomissioni. Confermano questa tesi l'erudizione senese stessa, che dal Cinquecento in poi ha sempre celebrato l'affresco con le identificazioni tradizionali (Guidoriccio, Montemassi, S. Martini), e le tracce lasciate sulla cornice inferiore dal Mappamondo dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel 1345 (Leone de Castris, pp. 104 s.).
Nonostante questa intensa attività bellica, il F. non abbandonò la politica familiare in Reggio Emilia, e il suo nome compare, insieme a quello dei fratelli, in diverse importanti cariche, anche se è poco probabile che egli vi abbia realmente svolto un ruolo attivo. Nel 1329 con Azzo Manfredi, Giovanni e Giberto da Fogliano era stato nominato da Lodovico il Bavaro vicario imperiale di Reggio Emilia, carica alla quale fu confermato nel 1331 da Giovanni re di Boemia; mentre il castello di Tealdo, da lui tenuto, fu assegnato ai figli del defanto Simone e a Guglielmo da Fogliano.
Al pari di suo fratello Giberto, il F. si era nel frattempo schierato al fianco delle forze imperiali, fornendo appoggio politico e militare a Giovanni di Boemia. Con la vittoria della lega antimperiale di Castelbaldo, sostenuta principalmente dai Della Scala (Mastino e Alberto), il F. fu però obbligato, nel luglio del 1335, a consegnare la città di Reggio a Mastino Della Scala, che la assegnò in feudo a Ludovico Gonzaga. In seguito a tali avvenimenti il F. fu costretto a rifugiarsi presso gli Scaligeri e il 5 genn. 1337 venne nominato podestà di Padova; anche in questi frangenti egli riuscì a ottenere tutti i vantaggi garantiti ai suoi familiari e collaborò con Giberto da Fogliano, con il quale si trovò ad agire nel Veneto come ospite e alleato degli Scaligeri.
Nell'agosto del 1338, nel corso della guerra tra gli Scaligeri e i Veneziani, mentre cercava di conquistare Montagnana, il F. fu catturato insieme con il fratello Giberto da Marsilio da Carrara; prigioniero dei Veneziani venne liberato l'anno seguente. Sempre nel 1339 sottoscrisse un'effimera pace con i Gonzaga, nuovi signori di Reggio Emilia, mentre restavano vive, soprattutto nel fratello Giberto, le aspirazioni a tornare a dominare nella città natale.
Il F. preferì l'azione militare a quella politica e compare come capitano di ventura in diverse situazioni belliche: nel 1342 partecipò con Lamberto degli Abbati ad una congiura contro il duca d'Atene a Firenze; il 27 genn. 1343 si unì invece alla "gran compagnia" di Werner (o Guarnieri) d'Urslingen, formata da una masnada di 3.500 barbute e da un vasto stuolo di gente di malaffare (il Balletti, p. 224, parla al riguardo "di un migliaio di puttane, ragazzi, ciunnadori"). Le devastazioni che essi compirono trasferendosi da Bologna a Modena e a Correggio ebbero fine solo quando Obizzo d'Este, per sbarazzarsi della compagnia, pagò al F. e al suo compagno di ventura ben 10.000 fiorini d'oro. La presenza dei F. è testimoniata, ancora in Padova, sempre per l'anno 1343.
Nel 1351 venne infine richiamato come capitano di guerra del Comune di Siena, dove morì il 16 giugno dell'anno successivo. La città gli tributò grandi onori e, con un funerale che costò alle casse cittadine almeno 500 fiorini d'oro, venne sepolto in San Domenico.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, E. XXXIII (lettere di vari Fogliano, tra i quali il F.); Arch. di Stato di Reggio Emilia, Arch. del Comune, Reggimento, Lettere, 1337-40; Ibid., Riformagioni, 1326; Arch. di Stato di Siena, Archivio Generale, Deliberazioni (1352); Ibid., Biccherna, 176, f. 14v; 228, f. 135v; Reggio Emilia, Bibl. municipale A. Panizzi, ms. Turri D 22 (sec. XVIII): Storia della nobile famiglia dei Fogliani, cc. 209-210; S. Levalossi - P. Della Gazata, Chronicon Regiense, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XVIII, Mediolani 1731, coll. 45, 54; Nomina Potestatum Consulum ... civitatis Paduae, ibid., VIII, coll. 413 s.; Chronicon Parmense, a cura di G. Bonazzi, in Rer. Ital. Script., 2 ed., IX, 9, pp. 101 s.; Guilemi de Cortusiis Chronica de novitatibus Padue et Lombardie, a cura di E. Pagnin, ibid., XII, 5, pp. 73 s., 93, 97; Chronicon Estense, a cura di G. Bertoni - E.P. Vicini, ibid., XV, 3, p. 116 (1343); Cronaca Senese attribuita ad Agnolo di Tura Del Grasso, detta la Cronaca maggiore, a cura di A. Lisini - F. Iacometti, ibid., XV, 6, pp. 511, 524, 564; Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, a cura di N. Rodolico, ibid., XXX, I, p. 201; Historia Miscella Bononiensis, a cura di A. Sorbelli, ibid., XVIII, 1, p. 516; G. Tommasi, Dell'historia di Siena, Venezia 1625-26, II, pp. 235-238, 248 s., 256, 258 s., 319; N. Tacoli, Memorie storiche della città di Reggio di Lombardia, I, Reggio Emilia 1742, pp. 332, 467, 474, 533, 576; II, Parma 1748, pp. 117, 119, 121, 129; III, Carpi 1769, pp. 49 s., 156 s., 562, 621, 623, 685, 709; G. Tiraboschi, Dizionario topografico-storico degli Stati Estensi, I, Modena 1824, pp. 302 s.; A. Crispi, Elogio degli uomini illustri della città di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1874, pp. 103 s.; C. Cipolla, Documenti per la storia delle relazioni diplomatiche fra Verona e Mantova nel secolo XIV, in Miscell. di storia veneta, s. 2, XII, 1, Venezia 1907, pp. 455, 490; L. Giommi, Come Reggio venne in potestà di Bertrando del Poggetto (1306-1326), in Atti e mem. delle R. Deputaz. di storia patria per le prov. modenesi e parmensi, s. 5, XIII (1920), pp. 115, 148; N. Grimaldi, Di alcuni feudatati reggiani nel secolo XIV, in Studi di storia, di letteratura e d'arte in onore di Naborre Campanini, Reggio Emilia 1921, p. 164; A. Balletti, Storia di Reggio nell'Emilia, Reggio Emilia 1925 (rist. anast. Roma 1980), pp. 80, 224; X. Wieruszowski, Art and the Commune, in Speculum, XIX (1944), p. 21; O. Rombaldi, Aspetti della vita economica del Comune di Reggio dal 1306 al 1327, in Reggio ai tempi di Dante, Modena 1966, p. 192; G. Sandri, Scritti, a cura di G. Sancassani, Verona 1969, p. 317; G. Sancassani, Notizie genealogiche sugli Scaligeri di Verona…, in Verona e il suo territorio, III, Verona 1975, pp. 731 s.; G. Moran, Appunti: Novità su Simone?, in Paragone, XXVII (1977), 333, pp. 81-88; I. Moretti, Simone Martini e Montemassi, in Prospettiva, 1980, n. 28, pp. 66-72; W.M. Bowsky, Un Comune italiano nel Medioevo. Siena sotto il regime dei Nove, 1287-1355, a cura di M. Luzzati, Bologna 1986, pp. 90, 206, 238, 391 s., 396, 426; M. Falorini, Senesi da ricordare, Siena 1982, pp. 92 s.; M. Mallory - G. Moran, Guido Riccio da Fogliano: a challenge to the famous fresco long ascribed to Simone Martini and the discovery of new one in the Palazzo Pubblico in Siena, in Studies in iconography, VII-VIII (1981-82), pp. 1-13; M. Seidel, Castrum pingatur in palatio. Ricerche storiche e iconografiche sui castelli dipinti nel palazzo pubblico di Siena, in Prospettiva, 1982, n. 28, pp. 17-41; L.G. Boccia, Nota sul costume guerresco di Guido Riccio, ibid., pp. 66-69; C. Frugoni, Una lontana città. Sentimenti e immagini nel Medioevo, Torino 1983, pp. 97 s., 116 n., 153; J. Polzer, Simone Martini's Guidoriccio da Fogliano: a new appraisal in the light of a recent tecnical examination, in Jahrbuch der Berliner Museen, XXV (1983), pp. 103-141; G. Ragionieri, Simone o non Simone, Firenze 1985; L. Fusai, La storia di Siena dalle origini al 1559, Siena 1987, pp. 201-203; P. Torriti, La parete del "Guidoriccio", in Simone Martini. Atti del Convegno (Siena 1985), a cura di L. Bellosi, Firenze 1988, pp. 87-95; Gli Scaligeri a cura di G.M. Varanini, Verona 1988, pp. 121, 172; P. Leone De Castris, Simone Martini. Catalogo completo, Firenze 1989, pp. 104-108; M. Mazzaperlini, Repertorio bibliografico dei reggiani illustri in tutti i tempi, in Reggio Emilia. Vicende e protagonisti, II, Bologna 1970, p. 398; V. Cagliaritano, Mamma Siena. Dizionario biografico-aneddotico dei Senesi, II, Siena 1971, p. 473; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s. v.Fogliani, tavv. I-II.