Letterato e poeta (Pesaro 1563 - Fano 1608). Fu per cinque anni al seguito del card. Federico Borromeo; passò poi al servizio di Alfonso II di Ferrara, infine di Cesare duca di Modena. La sua fama è dovuta a una fortunatissima commedia pastorale, Filli di Sciro (1607), che è quanto di meglio sia stato scritto nel genere dopo il Pastor fido del Guarini. Un episodio di essa, rappresentante un ardito caso psicologico (la ninfa Celia, rapita da un centauro, è salvata da due giovani: innamoratasi di entrambi a un tempo e non sapendo quale preferire, tenta di uccidersi), suscitò ai suoi tempi vivaci discussioni; il B. scrisse allora i Discorsi in difesa del doppio amore della sua Celia (post., 1612).