MARÉCHAL, Guigonet
– Figlio di Guillaume, nacque a Chambéry, capitale dello Stato sabaudo, in data ignota, da porre con tutta probabilità poco dopo la metà del XIV secolo.
Il padre del M., nato in un potente lignaggio urbano nobilitato (possedeva una casa-torre e altre imponenti abitazioni nel centro della cittadina savoiarda), ricoprì importanti cariche nell’amministrazione cittadina (appaltatore del vino comitale fra il 1375 e il 1380, sindaco di Chambéry fra il 1379 e il 1380). I primi passi politici del M. seguirono le orme del padre. Fu sindaco della sua città nel 1387-88, rettore nel 1396 di uno degli ospedali urbani, l’hôpital Neuf, consigliere cittadino, controllore dei conti urbani e ambasciatore di Chambéry presso il conte di Savoia nel 1397.
La figura del M., sindaco urbano, segretario comitale e tesoriere principesco, corrisponde, al volgere del Quattrocento, all’affermarsi di un profilo rinnovato degli ufficiali al servizio dei principi di Savoia, sempre più spesso di matrice cittadina e provvisti d’indiscusse competenze giuridiche e finanziarie.
Lo sviluppo di Chambéry quale rilevante centro urbano sulla direttrice stradale alpina fra Lione e Milano via il colle del Moncenisio, è direttamente connesso all’attenzione che vi portarono sin dal XIII secolo i conti di Savoia. Dopo avere acquisito il controllo della villa nel 1232 e averle, contestualmente, concesso ampie franchigie, i Savoia acquistarono definitivamente il castello di Chambéry nel 1295, trasformandolo in breve nella sede dei principali rami dell’amministrazione comitale, dalla Tesoreria alle Corti di giustizia, dalla Cancelleria alla Camera dei conti, contribuendo a rendere Chambéry la vera capitale amministrativa del Principato sabaudo in costruzione. Le conseguenze politiche e sociali furono di grande importanza per la comunità urbana. Non solo Chambéry divenne presto sede di conventi mendicanti (i francescani – nel cui convento il M. fondò una cappella – sin dalla metà del Duecento, i domenicani nel corso del Quattrocento), ma soprattutto le élites urbane locali capirono presto quanto le varie carriere al servizio del principe potessero favorire le strategie di affermazione familiare. Innanzitutto, le più cospicue famiglie cittadine, i cui membri costituivano il Consiglio dei borghesi di Chambéry, accedettero anche allo status nobiliare (al più tardi alla fine del Trecento i Maréchal possedevano blasone e stemma araldici). Al contempo i più potenti lignaggi urbani giocavano su più fronti: mentre le loro attività mercantili e creditizie si andavano sviluppando (come suo padre, il M. fu più volte creditore della dinastia sabauda), il servizio del principe occupava un posto sempre maggiore nelle loro prospettive di carriera.
Dalla professionalità giuridico-finanziaria e dall’amministrazione urbana agli uffici principeschi e alla politica sabauda: proprio questa fu la via percorsa dal M. nei primi decenni del Quattrocento. Forte della sua competenza, il M. raggiunse, molto probabilmente alla fine del XIV secolo, il gruppo ristretto degli ufficiali centrali sabaudi. Da allora, la sua carriera seguì quella del suo sovrano, Amedeo VIII, che, dopo aver raggiunto la maggiore età nel 1397, governò per decenni la Savoia, dapprima come conte e, dal 1416, quando l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo eresse la Savoia in Ducato, in qualità di duca d’Impero. Così, il 26 sett. 1405 il M., allora segretario comitale, che dal 1402 gestiva i conti particolari della manutenzione del castello di Chambéry, ricevette la chiave dell’archivio della Camera dei conti, pur continuando, almeno sino al 1408, a sovrintendere alla contabilità del castello urbano. Nei primi mesi del 1410 il M. divenne segretario archivista di corte prima di essere nominato tesoriere comitale, il 10 nov. 1411. Resse tale ufficio due volte, fino al febbraio 1417 e di nuovo dal luglio 1423 al gennaio 1427. Inoltre, egli ricoprì, almeno nel 1424, un incarico territoriale, quello di castellano di Monthey (nel balivato del Chiablese, ora nel cantone di Vaud, Svizzera); sempre in seno all’amministrazione centrale, il M. svolse ancora, nel corso degli anni Venti del Quattrocento (in alternativa ma anche in contemporanea con il suo ufficio di tesoriere), le funzioni di magister e uditore della Camera dei conti; nel settembre del 1427 acquistò definitivamente l’ufficio di scrivano del Consiglio di giustizia residente a Chambéry pagando ad Amedeo VIII ben 3000 fiorini.
Le tappe della carriera del M. al servizio di Amedeo VIII rinviano ad alcune caratteristiche degli uffici principeschi quattrocenteschi: il forte nesso fra la sua azione politica in quanto rappresentante della Comunità urbana e l’attività di consigliere e di ufficiale principesco (il M. partecipò ad ambasciate, prima a nome della sua città poi a nome del sovrano); l’intreccio, in questo caso limitato, fra incarichi centrali (segretario, tesoriere, uditore) e cariche territoriali (castellano); la crescita dell’attenzione alla conservazione documentaria, qui esemplificata dalla presenza di un duplice archivio, contabile e politico; la tendenza alla specializzazione amministrativa e i suoi limiti evidenti. Il M. poté in questo contesto contare su una duplice professionalità, in qualità di segretario cancelleresco – da qui i suoi incarichi sia di archivista sia di scriba appaltatore – e di specialista di materie finanziarie, il che favorì la sua carriera tanto nella Tesoreria quanto nella Camera dei conti.
Dopo il 1427 la documentazione relativa al M. diventa sempre più scarsa. Non è nota la data esatta di morte del M., il cui testamento fu redatto nel 1436, quand’egli era ormai «canutus» (doveva aver superato i settant’anni). È questa l’ultima notizia sul M., che fu sepolto nella cappella da lui fondata del convento francescano di Chambéry.
Non è noto il nome della moglie; di certo, il M. ebbe almeno cinque figli. Le carriere dei due figli maschi arrivati all’età adulta rispecchiano il doppio mondo del loro padre, al contempo urbano e principesco. Il primogenito, Jean, fu consigliere, tesoriere, uditore ducale e anche sindaco di Chambéry; il cadetto, Pierre, borghese di Chambéry, sposò una nobile La Ravoire, governante delle principesse di Savoia; un suo nipote omonimo, scudiero ducale nel 1472, aggiunse, meno di cinquant’anni dopo la morte del M., un ultimo tassello, più cortigiano, alla già ampia gamma del servizio familiare del principe.
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