APOLLINAIRE, Guillaume (pseudonimo di Guill. Apoll. de Kostrowitzky)
Nato a Roma l'anno 1880, morto a Parigi il 10 novembre 1918. Polacco d'origine, italiano di nascita, francese d'educazione e di lingua letteraria, questo poeta, ch'esercitò un'azione non trascurabile sulla letteratura e l'arte francese - e non soltanto francese - del primo novecento, appartiene, in definitiva, alla Francia anche per la grave ferita che s'ebbe, combattendo durante la grande guerra, a difesa della sua patria d'elezione.
Spirito complesso e inquieto, insaziabilmente curioso del nuovo e del raro, naturalmente sradicato da ogni tradizione, non alieno dal gusto della mistificazione e della beffa, egli fu l'iniziatore, o almeno il fervido banditore, di alcuni tra i "movimenti" più audaci del tempo, segnatamente del cubismo. Nel suo primo volume di versi Alcools (Parigi 1913), egli si sforzò appunto di adattare alla poesia i procedimenti di violenta stilizzazione cubista tentati in pittura da Picasso, da Braque e da Derain. Tra le altre opere sue citeremo un breve romanzo fantasioso, Le Poète assassiné (Parigi 1916), una raccolta di poesie di guerra, Calligrammes (Parigi 1918), e il dramma "surréaliste" Les mamelles de Tirésias (Parigi 1918). In questi libri, come già in Alcools, nonostante l'abuso degli artifici novissimi e il quasi costante travestimento ironico, Apollinaire riesce spesso a comunicare al lettore qualche viva commozione e a toccare espressioni semplici, immediate e veramente eloquenti. Eloquente e semplice sopra tutte è, forse, la pagina ch'egli scrisse - e pubblicò il 1° dicembre 1915 su la Voce di Firenze - per salutare l'Italia entrata in guerra al fianco della Francia ("... Italie mère de mes pensées... Toi notre mère et notre fille quelque chose comme une soeur..."). Da ricordare anche che tradusse con abilità gli scritti libertini dell'Aretino e del veneziano Giorgio Baffo.
Bibl.: A. Billy, Apollinaire vivant, Parigi 1923.