ESTAING (Etain, de Stagno), Guillaume (Guillaume Hugues, Huin, Huyn, Guillelmus Hugonis) d'
Non si conosce con esattezza l'anno della sua nascita, che può comunque essere fissato al 1400 circa. Il luogo da cui l'E. trasse il nome - Etain - si trova in Lorena tra Metz e Verdun. Mancano precise notizie riguardo la famiglia, ma già al tempo del grande scisma doccidente (1378-1417) è documentato a Metz un Guillelmus Hugonis.
Questi ricevette nel 1378 da Clemente VII un canonicato e undici anni dopo le rendite dell'arcidiaconato di Marsal; nel 1408 risulta presente all'università di Parigi come "archidiaconus Mettensis" e morì dieci anni più tardi.
Qualche tempo dopo troviamo ricordato nelle fonti l'E.: tra il 1424 e il 1431 egli cercò di ottenere canonicati a Metz e a Verdun in concorrenza con altri candidati (nel 1381, a Metz, il cardinale Aigrefeuille, legato di Clemente VII, aveva ridotto nella riforma del capitolo il numero dei canonicati da sessanta a quaranta). Dal 1429 è documentato per l'E. il titolo di "doctor legum", ottenuto probabilmente all'università di Lovanio. Fu questo il periodo in cui a Metz e a Verdun il capitolo si trovava in conflitto con i vescovi Corrado Bayer di Boppard a Metz, i cardinali Louis de Bar e Louis de Haracourt a Verdun. L'E. fu coinvolto sia nella disputa tra vescovo e capitolo, sia, dal 1433, come arcidiacono di Metz, in quella molto più incisiva tra il papa e il concilio.
Il 23 luglio 1431 era stato aperto a Basilea il concilio, convocato da Martino V sette anni dopo quello di Pavia-Siena del 1423-24, secondo quanto previsto nel decreto Frequens del concilio di Costanza. Al momento in cui si inaugurava il concilio a Basilea Martino V era morto (febbr. 1431) e il suo successore Eugenio IV era già stato eletto. Questi confermò in un primo momento il cardinal legato G. Cesarini come presidente del concilio, ma sciolse alla fine del 1431 l'assemblea che non aveva goduto di una grande affluenza. Il Cesarini rimase tuttavia a Basilea, mentre il concilio conosceva una maggiore partecipazione e un maggior numero di cardinali - tra i quali Domenico Capranica, Branda da Castiglione, Antonio Correr - e importanti principi come Sigismondo di Lussemburgo, Carlo VII di Francia e Filippo Maria Visconti, duca di Milano, si schierarono dalla sua parte. Poiché Eugenio IV non volle annullare lo scioglimento, a metà del 1433, il concilio minacciò di mettere in discussione la sua elezione e di iniziare un processo contro di lui. L'arrivo dell'imperatore Sigismondo a Basilea nell'ottobre del 1433 impedì un ulteriore peggioramento della situazione: il concilio rinunciò a contestare la validità dell'elezione mentre il papa riconobbe il concilio. L'atto di riconoscimento fu annunciato al concilio, nella sedicesima riunione generale del 5 febbr. 1434.
L'E. partecipò alla fase finale di questo primo contrasto. Il 17 apr. 1433 fu incorporato nel concilio come membro della deputacio fidei, una delle quattro deputazioni in cui era diviso il concilio. Poco più tardi cominciarono le discussioni sull'elezione del papa e sul processo contro di lui: la deputazione dell'E. si espresse in entrambe le questioni per un atteggiamento duro contro Eugenio IV; l'E. fu nominato con Nicolò da Cusa, il grande teorico dell'idea conciliare, a far parte di una commissione speciale che esaminò, dopo l'arrivo di Sigismondo, le bolle papali per il concilio e ne individuò le manchevolezze. Dopo altre discussioni si svolse, il 26 ottobre, un confronto nella deputacio fidei tra l'imperatore e il cardinale castigliano Cervantes, un oppositore di Eugenio IV, sull'elezione pontificia, confronto riportato da Juan de Segovia, membro della stessa deputazione dell'E., nella sua cronaca conciliare. Ma tre giorni più tardi la stessa deputazione propose per una mediazione i cardinali Cesarini e Albergati (che era da settembre a Basilea), entrambi favorevoli al compromesso: fu scelta quindi la strada dell'accordo.
Oltre a partecipare a questo contrasto l'E. prese parte anche all'opera riformatrice del concilio, in particolare all'elaborazione del decreto sulla convocazione di successivi concili (fine di aprile), di quello sull'elezione (metà di giugno) e dell'altro sui sinodi provinciali e diocesani (fine di novembre); sempre nello stesso mese fu presente anche all'inizio della discussione con gli hussiti. Nel 1433 egli ottenne inoltre la carica di iudex concilii.
Il concilio istituì un'organizzazione di uffici sul modello della Curia papale. Alla metà del 1432 fu stabilito l'ordinamento delle corti di giustizia: due collegi di giudici, un tribunale per le materie di fede, un altro per tutte le rimanenti questioni; l'E. faceva parte della seconda di queste corti che aveva competenze analoghe alla rota papale e fu per questo chiamata brevemente rota. Al momento dell'arrivo dell'E. a Basilea, tale corte era composta da tre giudici, i quali successivamente divennero quattro. Essi venivano eletti da un comitato speciale delle deputazioni; fu comunque rispettato il desiderio delle naciones, che costituivano il principio organizzativo già del concilio di Costanza: il numero di tre o quattro giudici corrispondeva infatti al numero delle nazioni rappresentate a Basilea (prima la gallicana, la tedesca e l'italiana, alle quali si aggiunse infine anche la spagnola). D'altra parte lo stesso incremento dei processi portò, proprio nel momento in cui l'E. fu incorporato, all'aumento del numero dei giudici. L'E., che non era titolare di una diocesi e che nella "sociologia" del concilio rappresentava il clero di formazione universitaria ed intellettuale, ricoprì questa carica almeno fino al 1440, con un'interruzione e varie assenze ancora da precisare. La durata del suo incarico fu perciò eccezionalmente lunga (la normativa della metà del 1432 prevedeva una rotazione nella titolarità degli uffici ogni tre mesi, consentendo comunque un prolungamento): secondo la testimonianza del protocollo del concilio l'E. fu "expertissimus in iudicando". Finora non sono stati trovati i manuali della rota dei suoi notai - generalmente ogni giudice ne aveva quattro alle sue dipendenze - relativi a questo periodo. I manuali della rota di altri giudici, che sono quelli più antichi, citano l'E. solo come supplente. Ma ci è giunta per esempio una sua sentenza contro Nicolò da Cusa, suo collega prima nella deputazione poi nel Collegio dei cardinali, del 27 febbr. 1439.
Non solo l'attività giudiziaria, la lunga titolarità della carica e l'appartenenza all'influente nacio gallicana, ma anche le numerose missioni al di fuori di Basilea fecero diventare l'E. uno dei più importanti padri conciliari. Nel giugno del 1435 egli fece parte dell'ambasceria, che si recò ad Arras per incarico del concilio, sotto la guida del cardinale Ugo di Lusignano, per svolgere una mediazione nella guerra dei Cent'anni; nel corso dei negoziati, il 6 settembre, tenne un discorso davanti al duca di Borgogna, Filippo il Buono. A cavallo tra il 1436 e il 1437 egli si recò per incarico del concilio da Carlo VII di Francia, al momento del secondo contrasto tra il papa e il concilio che doveva portare alla rottura.
Il motivo era la decisione, presa dalla maggioranza conciliare alla fine del 1436, di convocare un concilio di unione, non - come aveva proposto Eugenio IV - in Italia, ma a Basilea stessa o - nel caso che i Greci lo desiderassero - ad Avignone o in una città della Savoia. Ma il legato del papa, Giovanni Berardi, riuscì, con l'inganno, a far apporre il sigillo anche al decreto della minoranza del concilio; tale decisione fu convalidata da Eugenio IV nel maggio del 1437. Entrambe le parti (papa-concilio) prepararono le ambascerie per il viaggio a Costantinopoli. In estate l'E. si recò ad Avignone per predisporre la legazione del concilio. Ma i Greci si misero d'accordo con la legazione del papa. Eugenio IV trasferì, nel settembre del 1437, il concilio da Basilea a Ferrara e fissò, alla morte di Sigismondo (fine 1437) che fino ad allora aveva svolto un'azione mediatrice, l'8 genn. 1438 come giorno della seduta di inaugurazione. I padri del concilio rimasti a Basilea, tra cui l'E., risposero a questo provvedimento sedici giorni più tardi con la sospensione del papa. Questa evoluzione del conflitto sollecitò il clero francese a riunirsi a Bourges alla metà dell'anno. All'apertura dell'assemblea, il 15 giugno, erano presenti tra gli altri Thomas de Courcelles e l'E.; il giorno seguente entrambi illustrarono la posizione del concilio; gli stessi riferirono sulle conclusioni della riunione il 24 luglio a Basilea.
Successivamente, l'E. divenne membro di una commissione nella quale egli e l'abate di Dundrennan (Scozia), Thomas Livingston, furono scelti come relatores nel processo contro il papa; entrambi, seppure riluttanti, svolsero questo compito. Il 25 giugno 1439 Eugenio IV fu deposto e il 5 novembre fu eletto il duca Amedeo VIII di Savoia, che prese il nome di Felice V. Dal momento che a Basilea era rimasto solo un cardinale - il savoiardo L. Aleman - l'E. propose di istituire un collegio di tre persone che avrebbero dovuto scegliere altri elettori; di questo collegio l'E. stesso faceva parte. In questa situazione divenne di particolare importanza l'atteggiamento dei principi e, specialmente dopo la morte di Sigismondo, quello dei suoi successori Alberto II e Federico III e dei principi elettori. Dal 1439 l'E. partecipò a numerose ambascerie del concilio nell'Impero - per esempio a Magonza, Francoforte, Norimberga, Aquisgrana e Treviri - per portare dalla parte del concilio di Basilea e di Felice V l'imperatore e i principi elettori che nel marzo 1438 avevano dichiarato la loro neutralità. Nel corso delle trattative, svoltesi a Francoforte, dopo l'elezione di Federico III nel febbraio del 1440, l'E. tenne un discorso. Dopo queste missioni egli fu nominato cardinale da Felice V il 6 apr. 1444, ottenendo il titolo di S. Marcello. Ma l'azione diplomatica svolta dall'E. nell'Impero risultò alla fine inutile: Federico III si schierò a favore del papa romano, mentre il pontefice di Basilea e il suo concilio rimanevano isolati, tanto che alla fine potevano contare solo sul sostegno dei domini di Felice V.
Dopo la conclusione dello scisma (1447-49), avvenuta grazie alla mediazione di Carlo VII, Niccolò V assunse nel Collegio cardinalizio tre cardinali del suo avversario; tra questi era l'E. il quale alla fine del 1450 si trasferì alla Curia di Roma (ora con il titolo di S. Sabina). L'anno seguente il papa conferì all'E. il vescovato di Sitten-Sion, nel 1453 quello di Fréjus; in seguito egli aggiunse a queste entrate una pensione annuale di 500 fiorini da Sitten ed altre prebende, a Metz, Verdun, Colonia e altrove. Nel 1452-53 l'E. fu camerlengo del Collegio cardinalizio e partecipò ancora all'elezione di Callisto III nell'aprile del 1455.
Morì a Roma il 28 ott. 1455 e fu sepolto nella sua chiesa titolare, "vir et naturali sensu et acquisito memorabilis", come lo definisce Enea Silvio Piccolomini, suo contemporaneo e collega a Basilea.
Fonti e Bibl.: Tre manuali della rota del concilio di Basilea per gli anni 1433-39 sono conservati nella Universitätsbibliothek di Basilea (CV 27-29); il discorso dell'E. tenuto ad Arras nel 1435 si trova nella British Library di Londra (Additional 11542, ff. 86-87). Gli appunti del notaio del concilio, Michel Gautier, per gli anni 1437-38-39 riguardanti il processo contro Eugenio IV, sono conservati nella Bibl. nat. di Parigi (Fonds lat. 1511), altri documenti nella Bibl. publ. et univers. di Ginevra (Ms. lat. 27). Cfr. inoltre: E. Martène-U. Durand, Veterum scriptorum ... amplissima collectio, VIII, Lutetiae Parisiorum 1733, coll. 946 s., 864, 997; J. D. Mansi, Sacr. concil. nova et amplissima collectio, XXIX, Venetiis 1788, coll. 197, 435 s.; XXXI, ibid. 1798, coll. 35 ss., 194, 215; XXXV, Parisiis 1903, col. 79; Les Chroniques de Metz, a cura di F. Huguenin, Metz 1838. pp. 185 s.; Monumenta conciliorum generalium seculi decimi quinti. 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