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GUILLAUME de Lorris

di Nicola Zingarelli - Enciclopedia Italiana (1933)
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GUILLAUME de Lorris

Nicola Zingarelli

È conosciuto soltanto come autore del Roman de la Rose. Lorris è una cittadina fra Orléans e Montargis. ll tempo nel quale egli scrisse si argomenta dalla posteriorità al poemetto di Huon de Méry, Tournoiement Antecrit, composto dopo il 1234: e ben si accordano le dichiarazioni dell'autore della seconda parte del Roman de la Rose, Jean de Meung, che dice di aver preso a continuarlo quarant'anni dopo e più. Le due parti differiscono tra loro per idee e sentimenti opposti; ma per l'intenzione del continuatore, per il metro (versi ottosillabi), la lingua, l'andamento dell'azione e i personaggi, formano una sola opera.

La prima s'interrompe al v. 4058, e si può definire una geniale rappresentazione, allegorica e dotta, di quell'amore cortese quale si è venuto elaborando dalla poesia trovatorica nei romanzi di Chrétien de Troyes, nel suddetto Tournoiement, nel trattato De amore di Andrea Cappellano, e in altre composizioni. Vi si descrive un sogno nel quale il poeta è l'attore costante di un dramma di amore, che non adombra un avvenimento suo particolare, ma la storia generica del giovine leggiadro il quale s'innamora nelle circostanze più favorevoli e si comporta nobilmente, mentre la donna amata gli corrisponde teneramente con riservatezza e fra immancabili difficoltà. Il giovine sogna di uscir di casa una mattina di primavera, lavarsi alla fresca acqua di una fiumana, e arrivare al giardino del piacere sul cui muro son dipinte all'intorno immagini odiose, come odio e villania e cupidigia, dalla cui vista si libera col ricoverarsi dentro, per un cancelletto custodito da Oiseuse, cioé l'ozio signorile: agiscono allora come persone Letizia, Beltà, Ricchezza, Liberalità, Franchezza, Cortesia, Giovinezza, e con esse il Dio d'Amore, virtù che coesiste con le altre e funziona in prima linea nella pratica amorosa. Il poeta, secondo quanto promette, avrebbe spiegato alla fine tutta l'allegoria del sogno. Col desiderio amoroso insinuatogli dalla danza e dalla vista di leggiadri animali in amore, arriva alla fonte di Narciso, dove specchiandosi vede tante rose e s'invaghisce di una specialmente, e corre al rosaio. A questo punto il Dio d'Amore si fa dare da Dolce Sguardo l'arco e ferisce il giovine con cinque frecce, Bellezza, Cortesia, Semplicità, Compagnia, Bel Sembiante, e così è cominciata ormai la corrispondenza amorosa, che se ha fondo sensuale, si adorna di ogni gentilezza di costume. Dichiarava il poeta che in questo romanzo egli racchiudeva tutta l'arte di amore; ma invece che un insegnamento, quale risaliva a Ovidio, egli presenta le consuete azioni in allegorie, sostituendo con felice fantasia la psicologia all'insegnamento diretto. Ecco ora un valletto, Bel Acueil, che è la stessa donna, incoraggiarlo a passar la siepe, ma vengono avanti le difficoltà nei personaggi di Dangier, cioè contrasto e resistenza, Honte, Paor, Pitié, e con esse Franchise; Ragione ammonisce il giovine, ma questi non dà ascolto né a lei né ad Amico, mentre interviene Venere ad accendere i sensi, e Gelosia e Maldicenza si mettono in azione. La rosa è la donna, in quanto allieta e vivifica con tutta la sua persona, e il giovine arriva a baciarla. Gelosia la chiude in una torre e mette anche una scaltra vecchia a sorvegliarla da vicino. Così s'interrompe il poema, il cui grande successo è provato da talcuni tentativi di continuazione, prima ancora che venisse Jean de Meung.

Ediz.: Le roman de la Rose par G. de L. et Jean de Meung, a cura di M. Méon, Parigi 1814, voll. 4; ristamp. da Michel, Parigi 1864, voll. 2, e da P. Marteau, Orléans 1878-80, voll. 5. Ediz. critica di E. Langlois (Société des anciens textes), Parigi 1914-24, voll. 5, con introd. e glossario.

Bibl.: E. Langlois, Origines et sources du R. d. l. R., Parigi 1891, e in Petit de Julleville, Histoire de la langue et de la littérature franå., II (1896), p 105; id., Les manuscrits du R. d. l. R., Lilla 1910 (Travaux et Mémoires de l'Université); G. Paris, La littér. franç. au Moyen Age, 3ª ed., Parigi 1905, § 112, e in Romania, XXV (1896), p. 605; F. Novati, Il codice dell'amor profano, in Freschi e minii, 2ª ed., 1925; L. F. Benedetto, Il R. d. l. R. e la letter. ital., Halle 1910 (Beihefte zur Zeitschr. d. roman. Phil., 21), su cui M. Casella, in Bull. d. soc. dant. ital., XVIII (1911), p. 107; N. Zingarelli, L'allegoria del R. d. l. R. (estr. da Studi in onore di F. Torraca), Napoli 1912.

Vedi anche
Roman de la Rose Poema allegorico francese, composto di due parti. La prima, di 4058 versi, è dovuta a Guillaume de Lorris (Lorris 1200 ca. - m. 1240 ca.), che la compose intorno al 1235, e ha carattere cortese e cavalleresco, narrando le varie prove dell’Amante per giungere a conquistare la Rosa, simbolo della donna; ... Geoffrey Chaucer Chaucer ‹čòosë›, Geoffrey. - Poeta inglese (n. prob. a Londra tra il 1340 e il 1345 - m. Londra 1400). Era nel 1357 paggio di Lionel, duca di Clarence, terzogenito di Edoardo III, partecipò (1359) alla spedizione di Edoardo III in Francia, entrato al servizio del re, sposò (1366 circa) una damigella ... arte In senso lato, ogni capacità di agire o di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati.  ● Il concetto di arte come tèchne, complesso ... storia Il complesso delle azioni umane nel corso del tempo, nel senso sia degli eventi politici sia dei costumi e delle istituzioni in cui esse si sono organizzate. Modernamente, anche tutto ciò che le condiziona e ciò che esse coinvolgono (fatti geografici ed ecologici, fatti demografici, presupposti antropologici ...
Altri risultati per GUILLAUME de Lorris
  • Guillaume de Lorris
    Enciclopedia on line
    Poeta francese (n. 1210 circa - m. dopo il 1240), autore (1236) della prima parte del Roman de la Rose (4000 versi circa), rappresentazione allegorica dell'amore cortese, continuata con spirito diverso da Giovanni di Meung (v.).
Vocabolario
de
de 〈dé〉 prep. [lat. de]. – Forma che assume la prep. di quando è seguita dall’articolo, sia che si fonda con questo (del, dello, della, ecc.), sia che si scriva divisa (de ’l, de lo, de la, ecc.) come talvolta nell’uso letter. (è comune,...
de auditu
de auditu locuz. lat. – Espressione corrispondente all’ital. «per sentito dire»: riferire de auditu. Anche, «per avere udito direttamente», nell’espessione giuridica testimone de visu et de auditu (v. de visu).
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