FAREL, Guillaume
Riformatore, nato a Gap (Delfinato) nel 1489, morto a Neuchâtel il 13 settembre 1565. Discendeva da un'antica famiglia borghese, in grado di assicurare al figlio, inviato agli studî a Parigi, una più che mediocre carriera ecclesiastica. Ma ben presto si manifestarono in lui, maturate sotto l'influsso di Lefèvre d'Étaples, dello studio della Bibbia e delle nuove idee che s'incominciavano a proclamare da ogni parte, le convinzioni religiose che determinarono tutto il corso della sua vita. Dopo un periodo in cui collaborò col vescovo Briçonnet e altri in un tentativo di riforma della chiesa di Meaux, il F. si pronunciò contro il culto della Vergine e dei santi in modo tale, che il vescovo lo costrinse al silenzio. Comincia così la sua vita di predicatore itinerante, che lo conduce, verso la fine del 1523, a Basilea. Accolto da Ecolampadio, nel febbraio 1524 difende tredici tesi sue, e in seguito attacca Erasmo e gli altri avversarî con tale virulenza, che viene espulso. Si reca allora a Montbéliard; scacciato anche di là, si stabilisce a Strasburgo. Ma le nuove idee guadagnano terreno nella Svizzera, buon punto d'appoggio per un'azione in Francia: nel novembre 1526 il F. si stabilisce in Aigle, paese soggetto a Berna, ma di lingua francese. Partecipa così alla riunione di Berna (gennaio 1528), dominata da Zwingli, tenta di sollevare Losanna contro il vescovo, predica a Grandson, Morat, Bienne, Neuchâtel, Tavannes, la Neuveville. Aderendo alla richiesta dei Valdesi, di agire nelle terre del duca di Savoia ed estendere quella specie d'assedio alla Francia, nel luglio 1532 parte con Antonio Saunier e l'Olivétan e con essi partecipa al sinodo di Cianforan (valle d'Angrogna; 12 settembre 1532). Nel ritorno si ferma a Ginevra, dove predica in privato.
Espulso, non rinuncia a conquistare la città, dove invia prima Antonio Froment; poi, protetto da Berna, vi ritorna. E qui, per alcuni anni, esplica la sua attività. Gli antagonisti sono molti e potenti; li vince a uno a uno; trascina con sé il popolo, vince; ottiene anche, per sé e per i fratelli, il diritto di bourgeoisie (1537). È una lotta di varî anni, che F. riesce a trasportare nelle città vicine, come Losanna; ma che gli fa spesso desiderare un forte alleato. E gli si presenta infatti Calvino, che egli riesce a trattenere (v. calvino, VIII, p. 476). Ma non passa molto tempo, che sono entrambi esiliati. Da questo momento, il F. vive nell'ombra di Calvino, al quale s'accosta sempre più anche nella teologia, staccandosi da Zwingli. Convinto soprattutto dell'utilità dell'unione, egli difende Calvino contro gli avversarî: soccorre i riformati perseguitati a Locarno e i Valdesi; partecipa alla redazione del Consensus Tigurinus (1549). Intanto, ritiratosi a Neuchâtel, manda innanzi l'opera dell'organizzazione della chiesa locale, stabilendovi (specie con le ordinanze del 1553 e del 1562) una chiesa di tipo strettamente calvinista; tenta ancora di diffondere la Riforma, specialmente a Metz (1542-1543). Nel 1558 sposò una vedova di Rouen, Marie Torel.
Predicatore efficace, uomo d'azione, non scrisse molto né opere importanti; le più notevoli sono: La summaire et brieve declaration d'aucuns lieux fort necessaires a un chacun chrétien, ecc. (1534; edizione a cura di J. G. Baum, Ginevra 1867); il Traité de la Cène (1555); Du vrai usage de la Croix de Jésus-Christ (1540; ristampa, Parigi e Neuchâtel 1865). Importante la corrispondenza, pubblicata tra le opere di Calvino, e in A. L. Herminjard, Correspondance des reformateurs de langue française, 2ª ed., Ginevra 1878-1897, voll. 9.
Bibl.: J. Pétremand, Les vies manuscrites de F., in Musée neuchâtelois, 1922; Junod, G. F., 2ª ed., Tolosa 1873; P. Imbart de la Tour, Les origines de la Réforme en France, III, Parigi 1914; E. Dopumergue, Jean Calvin, voll. 7, Losanna e Parigi 1899-1927, passim; cfr. anche Soc. de l'Hist. du Protest. franç. Table du Bull. hist. et litt., Parigi 1928; Mulot, W. F., in Theol. Studien u. Kritiken, 1908, pp. 362 segg., 513 segg.; G. Farel, Neuchâtel 1930.