CABRERA INFANTE, Guillermo
Scrittore cubano, nato a Gibara il 22 aprile 1929. All'inizio alterna l'attività di scrittore con quella di giornalista, in particolare di critico cinematografico (raccoglierà più tardi i saggi più notevoli su opere e registi in Un oficio del siglo XX, 1963; e Arcadia todas las noches, 1978). Collabora alla rivista Carteles, dove pubblica con lo pseudonimo Guillermo Caín. Dal 1951 al 1956 presiede la Cineteca di Cuba, da lui stesso fondata. Dal 1959 al 1961 dirige Lunes de Revolución, il supplemento settimanale del quotidiano Revolución. Nominato nel 1962 addetto culturale presso l'Ambasciata cubana a Bruxelles, viene ben presto a trovarsi in conflitto con gli orientamenti marxisti del governo cubano, e nel 1965 abbandona l'incarico diplomatico trasferendosi come esiliato politico a Londra, dove in seguito otterrà la cittadinanza inglese. Vincitore nel 1964 del premio Biblioteca Breve e del premio per il miglior libro straniero pubblicato in Francia nel 1971, C.I. è stato finalista al premio Formentor (1965) e al Rómulo Gallegos (1972).
Tra le sue opere figurano due raccolte di racconti, Así en la paz como en la guerra (1960; trad. it., 1963) e Vista del amanecer en el Trópico (1974). Ma il suo nome è legato fondamentalmente al romanzo Tres tristes tigres (1964; trad. it., 1976), nel quale C.I. ricrea il mondo notturno dell'Avana degli ultimi giorni della dittatura di Batista. La notte della capitale cubana assume pertanto valenze simboliche, sapientemente amplificate dal costante gioco linguistico, che ingloba terminologia del jazz, linguaggio piccolo borghese e gergo afro-cubano. Sulle vicissitudini del personaggio Bustrófedon si orchestra una vera rivoluzione, sia per quanto attiene alle tecniche narrative sia per quanto si riferisce al linguaggio, generando una suggestiva polifonia attinta alla realtà viva dell'Avana che si crea e si disfa in continuazione. Nell'invenzione linguistica di questo romanzo raccontato dalle voci degli stessi protagonisti, C.I. si rivela discepolo eccellente di Joyce, di Carroll e di Twain. Uno sperimentalismo forse più spinto caratterizza il secondo romanzo La Habana para un infante difunto (1980), opera autobiografica, spesso giudicata per maturità di mestiere superiore a Tres tristes tigres. Ispirandosi ai modelli del romanzo di educazione, il narratore rievoca la propria esistenza a partire dall'infanzia in una prospettiva di iniziazione all'erotismo e all'arte.
Oltre a diverse sceneggiature per il cinema (tra cui Banishing, poi realizzata dal regista R. C. Ceresian), C. I. ha scritto saggi e articoli, raccolti poi in O (Orbis Oscillantis) (1975) ed Exorcismos de esti(l)o (1976).
Bibl.: C. Fernández Moreno, América latina en su literatura, Città di Messico 1972.