Guinea-Bissau
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Geografia umana ed economica
di Albertina Migliaccio
Stato dell'Africa occidentale. Nel 2005 le stime demografiche hanno attribuito al Paese una popolazione di 1.586.000 abitanti. La capitale Bissau è l'unico centro urbano di un certo rilievo. L'incremento naturale si mantiene piuttosto elevato, nonostante nei primi anni del nuovo secolo la natalità abbia fatto segnare una lieve diminuzione; è invece rimasto sostanzialmente inalterato il tasso di mortalità, anche per la diffusione nel Paese dell'AIDS (nel 2001 oltre il 10% della popolazione era infettata dal virus, che, nello stesso anno, ha causato il decesso di circa 1200 persone). Le statistiche demografiche e sociali sottolineano la persistenza di una situazione di gravissima arretratezza, e il Paese occupa uno degli ultimi posti della graduatoria relativa agli indici di sviluppo umano(173° posto della graduatoria ISU del 2006). La precarietà della situazione sociosanitaria e le devastazioni subite dalle modeste infrastrutture durante la guerra civile del 1998 hanno certamente favorito il diffondersi dell'epidemia di colera che ha colpito la G.-B. nel corso del 2005, mietendo numerose vittime (in ottobre, dopo quattro mesi di epidemia, si contavano non meno di 300 morti e oltre 19.000 contagiati).
Anche l'economia ha pesantemente risentito delle conseguenze della guerra civile: nel 1998 il PIL ha subito una diminuzione del 28%, solo parzialmente recuperata negli anni successivi. Nel 2000, ad aggravare la precaria situazione economica, è intervenuta la caduta dei prezzi internazionali degli anacardi, principale voce nelle esportazioni del Paese. Il già basso reddito pro capite si è ulteriormente contratto e, in presenza di una forte disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza (si stima che il 10% della popolazione ne detenga poco meno della metà), si calcola che la stragrande maggioranza degli abitanti viva al di sotto del livello di sussistenza. Le prospezioni geologiche per la ricerca di petrolio e fosfati sin qui condotte non hanno dato i risultati sperati.
Storia
di Paola Salvatori
Il fragile equilibrio istituzionale che il Paese aveva raggiunto dopo la destituzione di J.B. Vieira (presidente della Repubblica dal 1980 al 1999) e dopo la fine della guerra civile che l'aveva preceduta, fu nuovamente compromesso nei primi anni Duemila dal riesplodere della conflittualità sociale e dal riaccendersi dei contrasti tra governo e militari, sullo sfondo di un'irrisolta crisi economica che rendeva particolarmente drammatiche le condizioni di vita della popolazione, una delle più povere del pianeta.
Le elezioni legislative indette nel novembre 1999 dal presidente ad interim M.B. Sanhá, del Partido africano da Indepêndencia da Guiné e Cabo Verde (PAIGC), sancirono la vittoria del progressita Partido para a Renovação Social (PRS), che conquistò 38 seggi, contro i 28 del partito Resistência da Guiné-Bissau - Movimento Bah-Fatah (RGB-MB) e i 24 del PAIGC, fino a quel momento partito di maggioranza. Il nuovo presidente K. Ialá, leader del PRS, eletto nel 2000, pose tra le priorità del suo mandato la riconciliazione nazionale e la ripresa economica, catalizzando le aspettative di ampi settori dell'opinione pubblica interna e internazionale, che auspicavano da tempo l'avvio di un reale processo di democratizzazione e modernizzazione dello Stato. La nuova amministrazione tornò tuttavia a scontrarsi ben presto con le contraddizioni di fondo del Paese, che rendevano oltremodo difficile conciliare le esigenze del bilancio, sottoposto a drastici tagli di spesa (così come raccomandava il Fondo monetario internazionale, FMI, da cui dipendevano gli aiuti finanziari), con gli effettivi bisogni di tutta una popolazione e con le richieste di miglioramenti salariali avanzate dai lavoratori dell'amministrazione pubblica e dalle forze armate, il cui crescente malcontento continuò così a rappresentare un potente e difficilmente controllabile fattore di instabilità istituzionale. Sebbene Ialá riuscisse a stroncare in novembre un nuovo tentativo di colpo di Stato da parte del generale A. Mane (peraltro già autore della destituzione di Vieira), negli anni successivi la situazione tornò a essere caratterizzata tanto da una forte instabilità quanto da un generalizzato ricorso alla violenza.
Il prolungato blocco del pagamento degli stipendi, ma soprattutto la politica sempre più personalistica e autoritaria del presidente, che procedette tra il 2001 e il 2003 a numerosi rimpasti di governo e cercò di ricondurre sotto il proprio potere i mezzi di informazione e la magistratura, portarono nuovamente il Paese sull'orlo della guerra civile. A peggiorare la situazione contribuì anche l'interruzione dei finanziamenti da parte delle organizzazioni internazionali (2001), che accusavano Ialá di uso illecito dei fondi stanziati per i programmi di sviluppo. Nel settembre 2003 un incruento colpo di Stato da parte dei militari, guidati dal capo delle forze armate generale V. Correia Seabra, accolto con favore dalla popolazione, destituì infine il presidente e nominò al suo posto P. Rosas, che venne affiancato da un governo composto da militari ed esponenti della società civile. Ottenuti nuovi crediti da parte del FMI e della Banca mondiale, Rosas tentò di avviare una politica di riconciliazione nazionale e di consolidamento della sicurezza pubblica e, nel marzo 2004, indisse nuove elezioni legislative; queste segnarono il ritorno al potere del PAIGC, cui andò la maggioranza dei consensi (45 seggi, contro i 35 del PRS). L'irrisolto problema dei pagamenti arretrati all'esercito continuò a costituire nei mesi seguenti un grave motivo di contrasto, e nell'ottobre 2004 si verificò un tentativo di ammutinamento, durante il quale rimase ucciso Correia Seabra, accusato dai militari rivoltosi di essersi appropriato dei fondi destinati ai loro stipendi. La fluidità della situazione venne confermata dai risultati delle elezioni presidenziali del giugno-luglio 2005, nelle quali, a sorpresa, risultò eletto al secondo turno Vieira, tornato dall'esilio in Portogallo e appoggiato da una parte del PAIGC.