GUINEA EQUATORIALE
Demografia e geografia economica. Storia. Letteratura. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Lina Maria Calandra. – Stato dell’Africa occidentale, nella parte più interna del Golfo di Guinea.
La popolazione (1.014.999 ab. al censimento del 2001; 778.061 ab. nel 2014, secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs), che cresce del 2,8% annui, si distribuisce soprattutto nelle aree rurali (60%) e ha un tasso di alfabetizzazione del 95%. La capitale, Malabo, conta 145.000 ab. (stima del 2014). Piagata dalla corruzione, la G. E., ossia il 4° produttore di greggio dell’Africa subsahariana, con 255.000 barili al giorno (2013) che alimentano un PIL pro capite a parità di poteri d’acquisto (PPA) di ben 32.557 $ (2014), ha una popolazione con una speranza di vita alla nascita di soli 53,1 anni (2013), in un contesto sociale generale connotato da povertà e disuguaglianza (144° posto dell’Indice di sviluppo umano). La dipendenza dal settore estrattivo è pressoché totale: petrolio e gas naturale rappresentano il 90% del PIL e la quasi totalità dell’esportazione. Investimenti pubblici hanno riguardato le infrastrutture e l’edilizia.
Storia di Paola Salvatori. – Democrazia multipartitica dal 1991, la G. E. continuò in realtà a sottostare al monopolio politico del Partido democrático de Guinea Ecuatorial (PDGE) e all’autorità del suo leader, Teodoro Obiang Nguema, uno dei più longevi capi di Stato africani, al potere dal 1979. La sua leadership politica, condivisa con una stretta cerchia di parenti e fedelissimi, tutti membri del clan Esangi, continuò a basarsi sulla limitazione delle libertà civili, nonché sulla ricchezza derivante dal monopolio nella gestione degli ingenti proventi dell’industria estrattiva. La repressione delle opposizioni consentì in tutte le consultazioni l’affermazione di Obiang Nguema, rieletto ancora una volta presidente nel 2009, così come quella del suo partito e dei suoi alleati, risultati vincitori nelle legislative del 2008 e del 2013. Nel settembre 2014 la G. E., insieme ad Algeria, Sudafrica, Nigeria ed Etiopia, entrò a far parte di un organismo ristretto costituito dagli Stati aderenti all’Unione africana per guidare la lotta al terrorismo nel continente.
Letteratura di Danilo Manera. – Della grande varietà di lingue parlate in G. E., solo lo spagnolo ha prodotto una letteratura consistente, che spicca oggi come pregevole e fresca componente negro-africana nelle culture ispanofone. Pur esistendo letteratura orale nelle lingue indigene (specie fang, bubi e ndowè), e nonostante l’imposizione superficiale di francese e portoghese o la diffusione locale del pidgin fernandino, le opere rilevanti sono scritte in spagnolo, creolizzato non solo nel lessico. Ciò si deve all’azione dei centri culturali ispano-guineani, ma soprattutto al fatto che la gran maggioranza degli intellettuali vive in esilio in Spagna. Dopo gli ‘anni del silenzio’ dittatoriale seguito all’indipendenza, la rinascita delle lettere equatoguineane parte da tre titoli: il romanzo Ekomo (1985) di María Nsue Angüe (n. 1948), che presenta la visione del mondo di una ragazza fang di zona rurale, tra fatalità e ribellione, attraverso un viaggio iniziatico e mitico; la raccolta poetica Voces de espuma (1987) di Ciriaco Bokessa (n. 1939); e Las tinieblas de tu memoria negra (1987) di Donato Ndongo-Bidyogo (n. 1950), che è anche critico letterario e ha firmato in seguito altri romanzi capitali: Los poderes de la tempestad (1997) ed El metro (2007, trad. it. Il metrò, 2010).
Un ruolo chiave è quello di Justo Bolekia Boleká (n. 1954), linguista bubi, storico e poeta segnato da una sorta di diglossia dell’anima, tesa al recupero dell’infanzia e della sapienza ancestrale anteriore allo scontro tra culture, con un intimismo non di rado onirico, come in Las reposadas imágenes de antaño (2008) o Los callados anhelos de una vida (2012). Di gran qualità la scrittura di due annobonesi: Francisco Zamora Loboch (n. 1948), autore di versi intrisi di memoria ibrida, volta a ricostruire la dolente vicenda di un’intera generazione spiazzata, periferica e anomala (Desde el Viyil y otras crónicas, 2008), e dei romanzi Conspiración en el green (2009) ed El Caimán de Kaduna (2012); e Juan Tomás Ávila Laurel (n. 1966), drammaturgo e poeta che sa descrivere la realtà africana e gli effetti di neocolonialismo e globalizzazione, miscelando l’espressività orale con la tradizione europea, la protesta per l’ingiustizia storica con la tenerezza e l’ironia, ed è anche romanziere di talento in Avión de ricos, ladrón de cerdos (2008) e Arde el monte de noche (2009). Negli ultimi anni le voci si sono moltiplicate, basti pensare a Remei Sipi Mayo (n. 1952), Joaquín Mbomío Bacheng (n. 1956), Maximiliano Nkogo Esono (n. 1972), José Fernando Siale Ndjangany (n. 1961), César A. Mba (n. 1979) o Guillermina Mekuy (n. 1982), prospettando una crescente fioritura, ancora poco diffusa tra il pubblico (anche per i desolanti livelli di istruzione e lettura equatoguineani), ma già riconosciuta dalla critica internazionale.
Bibliografia: J. Bolekia Boleká, Panorama de la literatura en español en Guinea Ecuatorial, «El español en el mundo. Anuario del Instituto Cervantes», 2005, pp. 97-152; «Afro-HispanicReview», 2009, 28, 2, nr. monografico: Theorizing Equatorial Guinea, ed. B. Fra-Molinero, B. Sampedro; De Guinea Ecuatorial a las literaturas hispanoafricanas, a cura di L.-W. Miampika, P.Arroyo, Madrid 2010; Nueva antología de la literatura de Guinea Ecuatorial, a cura di M. N’gom, G. Nistal, Madrid 2012 (in partic. J.R. Trujillo, Historia y crítica de la literatura hispanoafricana, pp. 855-907); «Tintas. Quaderni di letterature iberiche e iberoamericane», 2012, 2, dossier Iberoafrica, pp. 41-138 (parte ispanofona, a cura di D. Manera); «Debats», 2014, 123, nr. monografico: Guinea Ecuatorial, a cura di B. Sampedro.