guisa
Il termine (derivato dal tedesco wisa attraverso il francese guise), raramente usato come sostantivo, nel significato di " modo ", " forma ", ricorre assai spesso in locuzioni con valore avverbiale o di congiunzione.
In Pd V 99, l'espressione trasmulabile son per tutte guise, che D. applica alla sua natura, in contrapposizione con quella immutabile delle stelle, va intesa sulle orme di Benvenuto: " receptibilis omnis influentiae ".
In Pd IV 55 forse sua sentenza è d'altra guisa / che la voce non suona, si assiste al passaggio dal valore di sostantivo a quello avverbiale; l'espressione anzi è usata, dal punto di vista grammaticale, come predicato nominale: " l'opinione è diversa dall'apparenza " (cfr. Cv IV XXI 2, in cui pure la locuzione fa da predicato nominale: è a guisa di semente, cioè " è simile a una semente "). E forse anche in Fiore LXI 7 tutt'a la sua guisa ti mantieni, c'è un residuo di un uso del termine come sostantivo: " comportati secondo il suo volere ", " come si comporta lei ".
Quanto al valore avverbiale, si deve anzitutto distinguere fra un uso della locuzione in senso assoluto, e un uso correlativo con un'altra parte del discorso: ossia, fra i casi in cui la locuzione avverbiale è autonoma, e quelli in cui mette in relazione due termini, due concetti; nel primo caso l'avverbio è di modo, e vale " così "; nel secondo caso è di paragone, e significa " come ".
‛ In questa g. ', ‛ in tal g. ', per dire " in questo modo ", " così ": Vn XII 6 in questa guisa... mi fue risposto; Rime XCIX 9, Rime dubbie XVI. 8 'n tal guisa n'ha già quasi morti, e Fiore CLXXVIII 14; ‛ a cotal g. ', nel senso di " similmente " (Contini): Rime XCV 9 Giovane donna a cotal guisa verde; ‛ in tutte g. ', ‛ in ogni g. ' vale " in ogni modo ", " in tutti i modi ", " comunque ": Fiore XL 6 e CLXXXVII 10, Detto 2 Amor... vuole... / ch'i' 'n ogni guisa parli. Al contrario, ‛ in nessuna g. ', ‛ in nulla g. ' vale " in nessun modo ", " affatto ", " per niente ": Fiore CLVI 9, CCV 11 e CCXXX 2 'n nulla guisa vi capea, " non entrava in nessun modo ".
Si giunge dunque al valore correlativo: ‛ a g. di ', ‛ in g. di ' o anche ‛ per g. di ' nel senso di " similmente a ", " così come ", " non diversamente da ". Le locuzioni di questo genere, molto frequenti, introducono sempre un paragone, generalmente breve ed efficace: gli sciocchi paragonati a bambini (a guisa di pargoli, Cv I IV 3), l'anima ingenua appena nata paragonata a una fanciulla / che piangendo e ridendo pargoleggia (Pg XVI 86); per guisa d'orizzonte (Pd XIV 69) è lectio difficilior e va perciò preferita ad a guisa (cfr. Petrocchi, ad l.); la bocca di Lucifero dirompea co' denti / un peccatore, a guisa di maciulla (If XXXIV 56); e vari altri paragoni, ora sarcastici (XXX 49 Io vidi un, fatto a guisa di lëuto), ora drammatici (XXVIII 122 'l capo tronco tenea per le chiome, / pesol con mano a guisa di lanterna), ora solenni (Pg VI 66 solo sguardando / a guisa di leon quando si posa). Si noti la singolarità del paragone di Cv IV V 9, dove gl'ignoranti e miscredenti non sono chiamati " uomini che vi pascete a guisa di bestiuole ", come ci si aspetterebbe, ma, invertendo i termini, bestiuole che a guisa d'uomo voi pascete.
Altre occorrenze con questo significato: Rime LXXXIII 52, LXXXIV 11, Cv III I 1, II 14, V 14, If XVII 27, Pg IX 64, XIII 102, XV 3 e 123, XVII 32, Pd II 45, IV 130, XII 14, XXIII 95, XXIV 12, XXV 81, Fiore XVII 3.
Frequente è l'uso della locuzione con valore di congiunzione, che regge assai più spesso l'indicativo che il congiuntivo.
Nel primo caso, ‛ in g. che ', ‛ nella g. che ', ‛ a g. che ' è congiunzione relativo-comparativa, ed equivale a " così come ", " nel modo in cui ", " proprio come ". Esempi in Vn II 3, Rime XC 42; in Rime LXXX 19 è eliminato il ‛ che ' correlativo (a quella guisa retta donna face sta per " in quel modo ‛ che ' un'onesta donna fa... "); Cv III VII 7, IX 14; in XIV 9 non solo il testo (adottato anche nella '21 e dalla Simonelli) è di lettura incerta, ma anche manca del verbo: la divina virtù, a guisa [che in] angelo... ne li uomini discende (ossia " la divina virtù discende negli uomini come discende nell'angelo "; e cfr. III VII 5); infine Pg VII 66, Pd XX 97 e Fiore LVI 6, CXCI 10. In qualche caso la congiunzione, sempre con l'indicativo, ha il valore consecutivo di " cosicché ", " tanto che ": Vn VII 5 16 io pover dimoro, / in guisa che di dir mi ven dottanza; XXXIX 4 si raccese lo... lagrimare in guisa che li miei occhi pareano due cose che disiderassero pur di piangere; Rime dubbie I 6; Fiore CCXXIII 13 in tal guisa / che 'l santuaro punto non parea. Il congiuntivo, con valore finale, è solo in Vn XXV 10 grande vergogna sarebbe a colui che... non sapesse denudare le sue parole [dalla vesta dell'allegoria]... in guisa che avessero verace intendimento.