Guizzardo da Bologna
Maestro di grammatica, insegnò a Bologna tra il 1289 e il 1319 e forse (come volle il Novati) anche a Firenze dopo il 1320; mancano più particolareggiate notizie sulla sua vita e sulla sua attività d'insegnante. Si conosce di lui un ampio commento all'Ecerinis di Albertino Mussato, composto a quanto sembra tra il 1315 e il 1317; tuttora inedite sono le sue lezioni sulla Poetria nova di Goffredo di Vinsauf (Recollectae super Poetria magistri Gaufridi, nel codice Vaticano Ottoboniano lat. 3291).
Il commento all'Ecerinis è preceduto da un accessus che, " ut moris est commentantibus ", chiarisce " sex solita ", cioè " causa efficiens, finalis, formalis, materialis, cui parti philosophiae supponatur, et quis sit libri titulus ". Già i primi studiosi del commento guizzardiano, sullo scorcio dell'Ottocento, notarono la somiglianza fra le parole sopra citate e il § 18 dell'epistola dantesca a Cangrande (Sex igitur sunt quae in principio cuiusque doctrinalis operis inquirenda sunt, videlicet subiectum, agens, forma, finis, libri titulus, et genus philosophiae); tuttavia solo nel quadro delle discussioni più recenti sull'autenticità dell'epistola si è cercato di trarre dal presunto riscontro dei due testi delle conclusioni di ordine più generale.
Il Mancini, ritenendo su altri fondamenti che i §§ 13 (in parte)-90 di Ep XIII fossero spuri e tardi, giudicava che i contatti con il testo di G. potessero spiegarsi con la dipendenza da una fonte comune o con la conoscenza del commento all'Ecerinis da parte dell'ignoto autore dell'interpolazione (ma questo problema aveva, nel discorso del Mancini, un'importanza affatto marginale). La questione è stata ripresa da F. Mazzoni, cui è parso che i luoghi di G. mostrassero di discendere da Ep XIII, sicché la data del commento sarebbe terminus ante quem per la composizione del testo dantesco e recherebbe sicuro conforto, per la sua precocità, alla tesi della sua autenticità integrale. Un successivo intervento del Nardi ha tuttavia ridimensionato il valore che avrebbe il riscontro, mostrando come le coincidenze riguardino diffusissime formule caratteristiche degli accessus ad auctores medievali; perciò non vi è fondata ragione di considerarle indizio di un rapporto diretto fra G. e Dante.
Bibl. - B. Colfi, Di un antichissimo commento all'" Ecerinide " di A. Mussato, in " Rass. Emiliana " II (1889) 425 ss.; F. Novati, Indagini e postille dantesche, s. 1, Bologna 1899, 113; A. Mussato, Ecerinide, a c. di L. Padrin, ibid. 1900; G. Livi, D. e Bologna, ibid. 1921, 71-72, 109; A. Mancini, Nuovi dubbi ed ipotesi sulla epistola a Cangrande, in " Rendic. Classe Scienze Morali e Storiche della R. Accad. d'Italia " s. 7, IV (1942-1943) 227-242; F. Mazzoni, L'epistola a Cangrande, in " Rendic. Accad. Naz. Lincei " s. 8, X (1955) 157-198; B. Nardi, Saggi e note di critica dantesca, Milano-Napoli 1966, 268-305.