guizzo
Deverbale, " movimento convulso "; in tutti gli usi del sostantivo permane una traccia del g. del pesce, che è il significato originario.
In Rime CIII 43 esto perverso [Amore] ... disteso a riverso / mi tiene in terra d'ogni guizzo stanco, " così da non poter fare nessun movimento " (Contini). In Pg XXV 25 al g. di una persona corrisponde, nello specchio, il ‛ guizzare ' dell'immagine. In Pd XX 143 vale " vibrazione ", detto di una corda: come a buon cantor buon citarista / fa seguitar lo guizzo de la corda (" fa accordare lo suono della corda ch'elli tocca, e come la tocca così guizza ", Buti); s'intende che il g. è non tanto il vibrare in sé stesso della corda, quanto piuttosto il suono che ne deriva.
L'occorrenza forse più interessante è in If XXVII 17 Ma poscia ch'ebber colto lor vïaggio [le parole] / su per la punta, dandole quel guizzo / che dato avea la lingua in lor passaggio...: ossia, quando le parole ebbero finalmente trovato la loro strada lungo la fiamma fin sulla sua cima, " dandole quel guizzo, cioè che al modo d'una lingua, quando parla, si menava la punta della fiamma " (Anonimo).